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PITTORI: Juarez José

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

JUAREZ JOSE'

1650-1660

Città del Messico, Museo Soumaya

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

L'opera di Juarez esprime molto bene la sua attitudine naturale alla pennellata e alla sua raffinata comprensione estetica che si esprime in uno stile tra il manierismo e la lezione chiaro scurista.

Ispirandosi innanzitutto alla intraprendenza artistica di Zurbarán e ai modelli della scuola fiamminga, José Juárez come in molto altri casi, ha qui realizzato una tela religiosa di materia evangelica e agiografica. E' senz'altro una immagine eseguita per soddisfare lo spirito devozionale dei committenti, in sintonia con la corrente spirituale in voga nel Seicento.

Questo sant'Agostino è un lavoro che José Juárez ha realizzato verso la metà del XVII secolo. la tela è oggi conservata presso il Museo Soumaya a Città del Messico. L'opera ha come Agostino che rivolge lo sguardo verso la Vergine il Cristo, che gli appaiono sopra una nuvola luminosa. Entrambi gli inviano qualcosa: la Vergine il latte e Cristo il sangue del costato.

L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616.

Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

Il santo è raffigurato a mezzo busto, davanti a un tavolo dove ha deposto la mitra episcopale. Una mano è posta sul cuore poco sopra una grande croce che gli pende sul petto. Indossa la tunica nera dei monaci agostiniani ed ha un volto ancora molto giovanile con i capelli neri e la barba brizzolata. il suo volto è raggiante e contrasta con il fondo scuro del quadro.

 

 

José Juárez

Noto anche come Xuárez, questo pittore spagnolo creolo dell'età barocca nasce nel 1617. Ha vissuto nella Nuova Spagna, esponente di una famiglia di artisti tra cui il padre Luis Juárez e i nipoti Nicolás e Juan Rodríguez Juárez. José si formò nella bottega del padre e successivamente in quella di Sebastián López de Arteaga, dove apprende lo stile manierista italiano. Le notizie relative alla sua vita sono scarse. Il suo stile piuttosto tenebroso, era influenzato da Zurbarán, che non aveva conosciuto di persona, ma attraverso il lavoro di Lopez de Arteaga. le sue opere hanno prevalentemente un soggetto religioso.

Tutte le sue opere conosciute e documentate furono realizzate in un ventennio a partire dal 1641, anno in cui dichiarò di aver realizzato l'arco trionfale che doveva essere collocato in una delle porte della Cattedrale per celebrare l'Arcivescovo Feliciano Vega.

Ha dipinto diversi episodi della vita di san Francesco di Assisi quali il transito di San Francesco, San Francesco che riceve le stigmate, san Francesco a cui appare un angelo, la Vergine e il Bambino con San Francesco e un Miracolo del santo.

Fu anche un ritrattista e si conservano suoi dipinti del conte di Baños, due della sua figlia morta,di Don Pedro de Leyva, María de Alencastro, il duca di Ferdinando e la Madonna di Costantinopoli, Juarez è morto molto povero nel 1670.