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PITTORI: Camillo Procaccini

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

CAMILLO PROCACCINI

1551-1629

Inverigo, Oratorio S. Andrea al Navello

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Una lapide, murata nella facciata dell'Oratorio, spiega la genesi e la storia di questa bella cappella gentilizia. Una traduzione dal latino recita: "A Dio Ottimo Massimo, all'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e ai Dodici Apostoli. Andrea Ciocca, patrizio milanese, curò l'erezione di questo oratorio dedicato a S. Andrea e la fondazione del beneficio sacerdotale dotandolo di beni della cascina Duno, con l'onere di una Messa quotidiana, riservando per sé e per i posteri il diritto di patronato, com'é attestato da pubblici istrumenti depositati presso la Curia Arcivescovile di Milano. Desiderando tramandare alla posterità un ricordo delle disposizioni suddette, ordinò che fosse murata questa lapide nell'anno 1607."

Alcune informazioni sulla origine di questo Oratorio si possono ricavare dallo strumento notarile di fondazione della cappellania annessa, rogato il 13 settembre 1599. Il notaio Giovanni Tomaso Buzzi (Butius) della Curia Arcivescovile di Milano vi attesta che Giovanni Andrea Ciocca, figlio di Giovanni Battista, abitante in via Pasquirolo a Milano, "spinto dalla pietà e devozione verso l'apostolo Andrea", aveva eretto "qualche tempo prima, in loco appellato: luogo del Lavello", un oratorio dedicato al suo Santo Patrono. In quell'anno, cioè nel 1599, "lo eresse in cappellania, dotandolo di congrui redditi e riservandosi il diritto di patronato per avere una Messa in suffragio dell'anima sua, dei suoi predecessori e successori, e per facilitare l'adempimento del precetto festivo ai molti abitanti della Cascina Lavello e della campagna vicina, che, per la lontananza dalla chiesa parrocchiale e la poca praticabilità della strada specialmente nella stagione invernale, assai sovente non possono partecipare alla santa Messa."

Il nobile Ciocca ed i suoi successori s'impegnavano a versare al cappellano la somma annua di lire imperiali 200, e a questa somma Andrea Ciocca aggiunge altre 200 lire imperiali annue, con testamento del 7 ottobre 1598.

Vari affreschi ricoprono l'intera superficie interna del piccolo oratorio, che si trova nell'area ex Victoy. La costruzione iniziò nel 1606 e la consacrazione avvenne l'anno seguente. Dentro la chiesetta si ammira una vera e propria biblia pauperum dipinta sulle pareti, sulla volta a botte, sulla controfacciata, esempio prezioso di quell'horror vacui, la paura degli spazi vuoti, che percorse il barocco. Questi affreschi sono stati attribuiti al Morazzone, al Procaccini, ai Fiammenghini, i fratelli Giovanni Battista e Giovanni Mauro Della Rovere.

Nel presbiterio sono affrescati i quattro Dottori della Chiesa latina: S. Gregorio Magno, S. Ambrogio, S. Gerolamo e S. Agostino. Quest'ultimo è raffigurato da vescovo in un atteggiamento estatico con lo sguardo del viso rivolto verso l'alto nel desiderio di conoscere il mistero di Dio. Con la mano destra tiene fermo un libro chiuso, mentre con la sinistra fa un ampio gesto a contrassegnare il suo stupore e il suo desiderio di conoscenza. Una barba grigia appuntita avvolge il suo viso maturo e una mitra avvolge il suo capo. La figura del santo, con la debole torsione del busto, mostra un efficace dinamismo che rende assai viva l'immagine di Agostino.

L'attribuzione della paternità degli affreschi non è concorde. Alcuni pensano a Camillo Procaccini (1551-1629), artista d'ispirazione eclettica non privo di pregi disegnativi, compositivi e coloristici, che lasciò pitture notevoli nelle chiese di S. Angelo e S. Marco in Milano. Amico di Pellegrino Pellegrini (1527-1596) che con ogni probabilità lavorò all'erezione del Santuario di S. Maria alla Noce, il nostro Procaccini accompagnò il celebre architetto nei suoi frequenti viaggi attraverso l'archidiocesi ambrosiana; non è quindi improbabile che Camillo abbia incontrato Andrea Ciocca, il quale gli commissionò l'esecuzione degli affreschi. Altri vedono in queste pitture le caratteristiche del Morazzone (1571-1626), ma sembra difficile riscontrare in queste pitture il carattere e la tecnica di questo artista.