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PITTORI: Josè de Ribera detto lo Spagnoletto

Sant'Agostino monaco di Josè de Ribera detto lo Spagnoletto

Sant'Agostino monaco agostiniano e vescovo

 

 

JOSE' DE RIBERA detto lo SPAGNOLETTO

1650 circa

Salamanca, Iglesia agostiniana de la Purisima

 

Sant'Agostino monaco agostiniano

 

 

 

 

Oltre alla bellezza del quadro, sottolineata dai contrasti d'ombra e di luce, i segni della grandezza spirituale di Agostino giungono qui a forzare i limiti dell'inesprimibile: le mani e lo sguardo sono quelli dell'uomo ascetico, inseparabile dall'esegeta ispirato dal libro sacro. Il celebre quadro di Ribera ci offre una rappresentazione simbolica di Agostino, vestito di nero (saio dei monaci eremitani), con le mani che reggono un libro e la mitra dell'episcopato. Il segreto di Agostino non sta altrove: quest'uomo di pensiero e d'azione era prima di tutto un mistico. Il suo incontrarsi con gli uomini è inscindibile dal suo incontrarsi con Dio. L'opera è molto simile ad analoga che si conserva a Monterrey, nella chiesa del convento dei riformati agostiniani. Jusepe de Ribera nacque a Jativa nel 1591 e morì a Napoli nel 1652.

Artista ponte tra la pittura spagnola e la scuola napoletana, è uno dei pittori più interessanti e originali interpreti della pittura di Caravaggio. Gran parte della sua attività si svolge in Italia anche se la committenza è fondamentalmente spagnola. Ribera giunge a un modello figurativo ulteriormente potenziato e spinto verso un violento espressionismo da un forte pathos religioso e da un marcato interesse verso i lineamenti insoliti e la caratterizzazione psicologica dei personaggi. L'arrivo di Velasquez a Napoli nel 1630 suggerisce a Ribera un chiaro-scuro violento e una maggiore attenzione al colore.

 

Agostino dopo il suo ritorno in Africa condusse una vita appartata prima a Tagaste nella sua città natale e poi anche a Cartagine. In questo periodo, assieme ad amici, fonda delle piccole comunità, che sono le prime esperienze di quelle che diventeranno negli anni seguenti dei veri e propri monasteri. L'iconografia agostiniana ha sempre privilegiato, specialmente alle origini della fondazione dell'ordine agostiniano nel XIII secolo la figura dell'Agostino monaco, riconoscendo nel santo l'autentico fondatore dell'ordine stesso. In queste rappresentazioni il santo appare con la tradizionale veste nera dei monaci agostiniani.

 

Ricevuta la grazia, insieme con altri concittadini e amici che ugualmente servivano a Dio, volle tornare in Africa, alla sua casa e ai suoi campi. Tornato, vi rimase circa tre anni; e dopo aver ceduto quei beni, insieme con quelli che gli erano vicini viveva per Dio, con digiuni preghiere buone opere, meditando notte e giorno la legge del Signore. 3. 2. E tutto ciò che Dio faceva comprendere a lui che meditava e pregava, egli faceva conoscere a presenti e assenti con discorsi e libri.

POSSIDIO, Vita beati Augustini 3, 1.

 

 

Josep de Ribera

Conosciuto anche come José de Ribera detto lo Spagnoletto per la sua bassa statura  è stato uno dei massimi pittori spagnoli, protagonista della pittura europea del XVII secolo. Nato a Xàtiva, vicino Valencia, nel 1591, inizia l'apprendistato con Francisco Ribalta, che nella città valenziana aveva una frequentata "bottega". Ben presto il de Ribera sente l'urgenza di andare in Italia, da sempre patria della grande pittura e di muoversi sulle orme di Caravaggio. Inizia così nel 1611 il suo viaggio da Cremona a Milano e a Parma sino a giungere a Roma, dove l'artista entra in contatto con la pittura di Reni e di Lodovico Carracci.

Ma per trovare le tracce più consistenti del Caravaggio decide di andare a Napoli. Fu così che nell’estate del 1616 che lo Spagnoletto sbarca all'ombra del Vesuvio. Si trasferisce subito in casa dell’anziano pittore dei quartieri spagnoli Giovan Bernardo Azzolino. Dopo appena tre mesi de Ribera sposa la figlia sedicenne di quest'ultimo. Il suo viaggio è finito: in pochi anni lo Spagnoletto acquista una fama europea. L'uso della tragicità del Caravaggio è un suo punto di forza. Inizia anche un'intensa produzione che non lo mantiene lontano dalla sua Spagna, dove invia parecchi capolavori. Ma Napoli lo attrae. Accesa in quel periodo la rivalità tra lui e l'altro grande protagonista del seicento napoletano, l'atellano Massimo Stanzione. Immensa è la sua produzione e da essa si capisce cosa abbia rappresentato e cosa rappresenti lo Spagnoletto per la storia della pittura. Jusepe de Ribera muore a Napoli nel 1652 e viene sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Parto nel quartiere Mergellina.