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PITTORI: STommaso Salini

La Vergine con il Bambino e i santi Agostino e Monica

La Vergine con il Bambino e i santi Agostino e Monica

 

 

SALINI TOMMASO

1600-1615

Monte San Martino, chiesa di sant'Agostino

 

La Vergine con il Bambino e i santi Agostino e Monica

 

 

 

La tavola di Tommaso Salini ci presenta una scena iconografica di sapore agostiniano. La vergine, con nel grembo il Bambino, è assisa su un trono di nuvole e sta offrendo ad Agostino uno catenella. Sulla spalla destra la Vergine ha una stella raggiante che ricorda quella di san Nicola da Tolentino. La figura a destra sembra comunque essere quella di Agostino, anche se vestito con la tonaca nera dei monaci che a lui fanno riferimento.

Il santo ha un volto di persona anziana, con una folta barba riccioluta che gli copre il mento. In testa gli fa corona un'aureola e la mano destra indica la catenella che la Vergine sta per offrirgli. Contrapposta si erge la figura di Monica in abiti monacali neri con in mano un mazzo di fiori e un cuore in bella vista sul petto. Il suo viso è evidenziato più nettamente dal velo che le avvolge il capo. L'aspetto del volto è giovanile, ben più di quello di Agostino. Il suo sguardo è rivolto alla scena che si sta svolgendo e che vede protagonista Agostino.

Sullo sfondo le nubi lasciano libero spazio all'orizzonte terrestre, dove appare una imponente costruzione che potrebbe essere la stessa chiesa di sant'Agostino a Monte San Martino.

 

Sul portale d'ingresso alla chiesa di sant'Agostino si legge la data 1729, che tuttavia non corrisponde all'anno di fondazione bensì all'epoca in cui vennero eseguiti importanti lavori di ristrutturazione del complesso agostiniano. La data corrisponde, dopo un periodo di abbandono, all'anno in cui la chiesa venne affidata agli Agostiniani Scalzi. Una bolla di papa Innocenzo X nel 1652 ne aveva decretato la soppressione e solo nel 1707 chiesa e convento ritornarono attivi quando vennero consegnati agli Agostiniani Scalzi. I lavori di ristrutturazione furono ultimati nel 1735. Nel pavimento del coro si trova la tomba del benefattore, Giovan Battista Manilio Urbani, che permise con i suoi lasciti la ristrutturazione della chiesa. L'impianto architettonico della chiesa risale alla prima metà del Settecento, così come la sistemazione del portale d'ingresso e la costruzione di alcuni ambienti monastici. L'interno della chiesa conserva diverse cappelle: la prima sul lato destro conserva una tela con la Madonna, il Bambino e san Francesco attribuita a Giuseppe Ghezzi (1634-1721), un membro di una importante famiglia di artisti di Comunanza. Nel secondo altare di destra la decorazione evidenzia girali di vite con grappoli d'uva, aggrappati alle colonne. Negli stalli centrali del Coro nell'abside è stato riprodotto lo stemma araldico della famiglia Urbani, con il leone rampante sormontato dal pavone (1581). Il complesso venne espropriato nel 1861 e la sua proprietà trasferita al comune. Alle origini, nel 1468, il complesso con la chiesa erano già nella disponibilità dell'Ordine eremitano di sant'Agostino.

 

 

Tommaso Salini

Pittore romano, nacque  verso il 1575 e fu allievo di Giovanni Baglione. Dipinse principalmente Nature Morte con frutta e fiori, attività di cui resta testimonianza in un gruppo di dipinti a lui attribuiti, di carattere caravaggesco. Fu attivo nel periodo barocco, principalmente a Roma e venne influenzato specialmente dallo spirito e dallo stile di Caravaggio, cui assomigliava anche per il carattere molto turbolento. Anche nei rari quadri di figura si mostra vicino al maestro Giovanni Baglione e a Caravaggio soprattutto per l'uso della luce e il gusto per il particolare realistico: Si veda a tal proposito il S. Nicola da Tolentino (a Roma nella chiesa di S. Agostino) o l'Estasi di san Francesco (a Roma alla Accademia di san Luca). Il suo stile ebbe una grande influenza sulla pittura della natura morta. Fu maestro di Mario de' Fiori. Morì a Roma nel 1625.