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PITTORI: Luigi Agricola

La Madonna della Cintura con Agostino e Monica

La Madonna della Cintura con Agostino e Monica

 

 

AGRICOLA LUIGI

1780-1790

Roma, da Agapito Franzetti al Corso 

 

La Madonna della Cintura con Agostino e Monica

 

 

 

La stampa presenta un tema caro alla iconografia agostiniana, dove viene raffigurato l'episodio in cui la Madonna e il bambino Gesù donano la cintura a Monica ed Agostino.

La titolazione stessa della stampa riporta B.MA V. M. DELLA CINTURA CON S. AGOSTINO E S. MONICA. L'opera fu eseguita a Roma presso Agapito Franzetti al Corso su disegno di Luigi Agricola. L'incisore fu Giovanni Petrini.

Sia Monica che Agostino sono vestiti come monaci. Il santo nella mano destra regge un cuore fiammante, mentre con il braccio regge un bastone.

Il suo viso esprime un aspetto da vegliardo con una lunga barba che scende dal viso. La testa porta un'aureola. Ai suoi piedi è disteso un eretico abbattuto sopra i libri delle eresie.

L'episodio riprende le parole di Isaia Et erit Iustitia cingolum lomborum eius et Fides cingolum renum eius, che formano il riferimento teologico del culto della cintura, soprattutto in ambito agostiniano. Il culto mariano ha origini piuttosto antiche: già sant'Ambrogio nel IV sec. promosse un grande sviluppo della marianologia soprattutto in relazione alla Verginità della Madonna. L'eredità teologica mariana ambrosiana fu raccolta da Agostino e dai movimenti religiosi che a lui si ispirarono nei secoli successivi. Il culto mariano costituì un elemento unificante e di resistenza per occidentali e bizantini durante le fasi di espansione araba.

Sarà nel corso del VII secolo che i Franchi assumeranno su di sé questa missione riportandola ad esperienze puramente occidentali, grazie all'aiuto dei missionari delle isole britanniche e dell'Irlanda. Nei secoli precedenti era stato l'accordo tra Longobardi e Roma e diffonderne il culto in ogni città. Dal V secolo la Chiesa di Costantinopoli influì notevolmente sul culto mariano in Lombardia, soprattutto attraverso i monaci che hanno lasciato numerose testimonianze. All'epoca di san Carlo, dal 1560 al 1584, furono promosse nelle diverse parrocchie le istituzioni delle Confraternite del SS. Sacramento in collegamento a quelle già esistenti di ispirazione mariana.

Fra queste era particolarmente attiva la Confraternita della Madonna della Cintura o Confraternitas Cinturatorum. Proprio per l'influsso degli agostiniani, largamente presenti nel XVI secolo a Milano, tale confraternita prese il nome di Arciconfraternita dei Cinturati di S. Agostino e santa Monica sotto l'invocazione di Nostra Signora della Consolazione, ricordando così nella denominazione il fondatore del culto e sua madre. La prima grande festa in onore della Madonna della Cintura si tenne la prima domenica d'Avvento del 1575 in Roma con la partecipazione del papa, di cardinali e di una numerosa popolazione. Per secoli si continuò a celebrare questa festa la prima domenica di Avvento.

Papa Clemente X, con il breve Ex iniucto nobis del 27 marzo 1675, fissò la festa il giorno successivo a quello di S. Agostino. Nel 1700 è nota l'esistenza di confraternite della Madonna della Cintura in tutta Italia, in altre nazioni, nonché a Tagaste.

 

 

Agrìcola Luigi

Questo pittore nacque a Roma verso il 1750 circa e fu il padre di Filippo. Ricevette i primi insegnamenti artistici dal padre Gioacchino, per passare poi, sotto la guida di Christian Unterberger. Frequentando gli artisti del movimento neoclassico, conobbe e si legò con una forte amicizia a Antonio Canova. Molto attivo nel campo della grafica, realizzò molteplici disegni da tradurre in stampa per opere di documentazione storico-artistica. Agricola è famoso anche come incisore di gemme. Tra le sue opere possiamo ricordare l'Orazio Coclite e un Giustiniano che decreta le Pandette; Santa Elisabetta, regina del Portogallo, riconcilia il marito col figlio (Roma, Sant'Antonio dei Portoghesi). Il suo stile e le sue opere piacquero a Stendhal che parla dei suoi quadri nelle Promenades dans Rome. Suoi allievi furono il figlio Filippo, Giovanni Costa e Crescenzio Roti. Morì a Roma nel 1821.