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PITTORI: Diziani Gaspare

La Madonna e Gesù Bambino con i santi Chiara, Domenico, Andrea, Agostino e Daniele

La Madonna e Gesù Bambino con i santi Chiara, Domenico, Andrea,

Agostino e Daniele

 

 

DIZIANI GASPARE

1750-1754

Novaledo, chiesa di sant'Agostino

 

La Madonna e Gesù Bambino con i santi Chiara, Domenico, Andrea, Agostino e Daniele

 

 

 

Nell'ambito delle composizioni pittoriche di Diziano degli inizi del sesto decennio è certamente da collocare anche la pala dell'altar maggiore della chiesa parrocchiale di sant'Agostino di Novaledo. L'opera è stata identificata come una sua opera sicura dopo una ricognizione nelle chiese dell'alta Valsugana dell'estate del 1979. La struttura della tela rappresenta in alto la Vergine del Rosario con il Bambino tra Santa Chiara e San Domenico. Al livello sottostante troviamo, da sinistra, i santi Andrea, Agostino e Daniele. La composizione molto piena di personaggi ai lati e vuota al centro ricorda molte sue analoghe raffigurazioni di storia sacra e in particolare la piccola pala della chiesa dei santi Gervasio e Protasio di Belluno, dove san Gervasio ripete nella iconografia e nella posa il san Daniele della pala trentina. Tinte come di pastello sono accostate in accordi delicati di rosa, gialli e cilestrini pallidi nella figura della Vergine, di grigi e marrone vellutati in quella di santa Chiara, di bianchi e neri trasparenti nell'altra figura di san Domenico.

Analoga dolcezza di cromia contrassegna le figure presentate nella fascia inferiore, anche se in un concerto di toni più robusto e vivace, che ha bellissimi episodi nel rosso e azzurro delle vesti di san Daniele, nel rosso del manto di sant'Andrea, nel bianco della cotta, nel verde chiaro e nel rosa del piviale di sant'Agostino. In ossequio alla tradizionale precettistica iconografica settecentesca di tradizione ancora tardo-cinquecentesca, le figure si incastrano in un palinsesto di pose e di gesti che si rifanno ai canoni della più devota estasi pietistica. La macchinosità dell'insieme, dove ogni figura è impegnata in una mimica di gesti di manierata declamazione, è tuttavia riscattata in parte dalla ariosa vivacità del segno che rende frizzanti le immagini. Anche lo stesso piccolo angelo in basso con il pastorale in oro e argento che riga a mezzo la composizione è un elemento, con altri attributi, costante in quasi tutte le pale d'altare di Gaspare Diziani. Questa impostazione riprende la composizione della tela di Ricci, suo maestro, in San Giorgio Maggiore a Venezia, prototipo di una formula di gran successo ammirata nella precettistica iconografica da tanta pittura devozionale del Settecento europeo.

Dipinto con la tecnica a olio su tela, il quadro misura 219 cm in altezza e 117 in larghezza. Agostino vi è raffigurato nelle sue vesti episcopali seduto su una cattedra con nella mano destra un grande libro appoggiato sulle ginocchia. La mano sinistra apre il palmo assecondando la direzione dello sguardo del santo che è rivolto verso l'apparizione della Vergine con il Bambino. Il volto del santo ci rivela un Agostino anziano, con una foltissima barba bianca. Davanti a lui un angelo alato gli regge un lungo bastone pastorale ed alza con la mano sinistra un cuore rosso fiammante, tipico simbolo del santo, che raffigura il suo immenso amore per Dio. La verde mitra dall'aspetto elegante è deposta ai suoi piedi umilmente.

 

 

Gaspare Diziani

Gaspare Diziani o De Cian nacque a Belluno nel 1689 figlio di Giuseppe e di Giustina Lina. Ebbe come primo maestro il pittore locale Antonio Lazzarini, un mediocre pittore bellunese. Si trasferì poi a Venezia nella bottega di Gregorio Lazzarini e successivamente in quella di Sebastiano Ricci (1709-1711).

Sorretto da una notevole facilità esecutiva, nel secondo decennio del Settecento iniziò una prolifica attività dipingendo opere a carattere sacro, decorazioni in residenze private e scenografie teatrali. Nel 1717 accompagnò a Monaco di Baviera e Dresda lo scenografo Alessandro Mauro, con cui collaborò presso vari teatri. Nel 1720 tornò a Venezia, dove rimase fino al 1726, quando, su invito del cardinale Pietro Ottoboni, si trasferì a Roma per lavorare in S. Lorenzo in Damaso.

Nel 1727 realizzò l'Estasi di san Francesco in S. Rocco a Belluno, che è considerato il suo primo dipinto firmato e datato. Tra il 1750 e il 1751 lo troviamo a Bergamo, dove affrescò il soffitto di S. Bartolomeo. Fra il 1755 e il 1758 decorò alcune stanze di Ca' Rezzonico a Venezia, dove nel 1760 eseguì alcune tele per la chiesa del Carmine e per la scuola di S. Giovanni Evangelista. La frequenza delle commissioni testimoniano come dal 1740 Diziani fosse considerato uno tra i principali interpreti della pittura di figura veneziana. In particolare era apprezzato per il suo linguaggio semplice quanto raffinato e contraddistinto da un vibrante cromatismo. Nel 1755 fu tra i fondatori dell'Accademia veneziana di pittura, diventandone presidente nel periodo 1760-1762. Morì improvvisamente a Venezia nel 1767. Anche i figli Antonio e Giuseppe divennero pittori paesaggisti, di cui si ricordano gli affreschi della villa Barbini a Casella d'Asolo.

La sua intensa produzione è attestata anche in Friuli, dove si conserva un consistente nucleo di dipinti. Ne troviamo nel duomo di San Vito al Tagliamento (Madonna del Carmine con i santi Giuseppe e Nicolò e l'Immacolata tra i santi Francesco da Paola e Sebastiano del 1750 circa); nella parrocchiale di Prodolone (la Visitazione del 1750 circa); nella parrocchiale di Colloredo di Monte Albano (Annunciazione); nella chiesa di S. Pietro ai Volti di Cividale del Friuli (la Vergine adorata da quattro frati cappuccini); nel duomo di Tolmezzo (Madonna con il Bambino, santi e le anime del Purgatorio)  e nella parrocchiale di Codroipo (San Giuseppe che appare ai santi Giovanni Evangelista, Pietro e Giovanni Battista).