Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > cento: Giaquinto Corrado

PITTORI: Giaquinto Corrado

Sant'Agostino

Sant'Agostino vescovo

 

 

GIAQUINTO CORRADO

1720-1760

Roma, Galleria Sangiorgi

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Il dipinto di Giaquinto è attualmente conservato a Roma nella Galleria Sangiorgi. La tela raffigura Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa. Il santo, dall'aspetto vegliardo, si pone la mano sinistra sul petto mentre lo sguardo estaticamente si volge verso l'alto alla ricerca di Dio. Un angelo a destra lo accompagna ed apre un foglio, forse per leggervi qualcosa. Agostino è vestito da vescovo: in testa porta la mitra e con la mano destra tiene appoggiato un sottile ed elegante bastone pastorale. Il viso, molto espressivo, presenta una foltissima barba, che scende fin sul petto, secondo una consuetudine iconografica molto diffusa.

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

 

Corrado Giaquinto

Corrado Domenico Nicolò Antonio Giaquinto nacque a Molfetta nel 1703 e morì a Napoli, nel 1766. Egli lasciò Molfetta per Napoli appena adolescente, nel 1721; ma ritornò nella sua città natale solo un anno dopo nel 1723 per ritornare nuovamente a Napoli nell'ottobre 1724. In questa città si ritiene che sia diventato allievo di Nicola Maria Ross, un pittore seguace di Francesco Solimena. Nel marzo 1727 è a Roma, ormai pittore indipendente, tanto da aprire una propria bottega presso ponte Sisto. La sua prima opera documentata è il Cristo in croce con la Madonna, san Giovanni Evangelista e Maria Maddalena, per la cattedrale della città portoghese di Mafra, commissionata nel 1730 dal re del Portogallo Giovanni V tramite il rettore della chiesa romana dell'Ara Coeli. Nel giugno 1733, invitato dall'architetto Filippo Juvarra, va a Torino. Tornato a Roma nel 1738, esegue l'anno successivo, per la parrocchiale di Rocca di Papa, l'Assunzione della Vergine, commessagli dal nipote del papa Alessandro VIII, Pietro Ottoboni.

Negli anni romani, l'arte di Giaquinto ebbe una virata dal rococò in direzione del nascente neoclassico, anche per l'esempio dell'arte di Carlo Maratta. Nel 1762, afflitto da problemi di salute, Giaquinto rientrò a Napoli alla corte del figlio di Carlo III di Spagna, Ferdinando IV di Borbone. Ultima sua importante commissione fu un ciclo di tele per la distrutta chiesa di San Luigi di Palazzo, che era stata da poco restaurata dall'amico Luigi Vanvitelli.