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PITTORI: Guglielmetti Giacomo

Agostino e il bambino sulla spiaggia

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

GUGLIELMETTI GIACOMO

1719

Prosto di Piuro, chiesa dell'Assunta, cappella di S. Agostino

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Nel 1716 i fabbricieri della chiesa dell'Assunta a Prosto di Piuro  decisero "di far fare li quadri per le nizze anche superiori della capella di Sancto Agostino sì per il decoro di quella, come per evitare il rompimento de' stucchi con le scale per poner e riponer li quadri per l'addobbamento (che) occorre di spesso farsi."

In un primo tempo era stato contattato il pittore Giuseppe Segneri attivo qualche decennio dopo anche nella decorazione della vicina chiesa di san Martino di Aurogo, ma poi si decise di affidare l'incarico a Giacomo Guglielmetti nativo di Mendrisio, ma sposato a Chiavenna dove si era trasferito dopo il matrimonio. In questa cittadina ha lasciato diverse sue opere nella chiesa di Pianazzola e nel santuario della Madonna di Loreto.

In quest'ultima antica chiesa si conservano sedici sue tele, appese alle pareti perimetrali del santuario, risalenti agli anni 1715-1716, raffiguranti varie scene della vita della Madonna, che sono stati oggetto di restauro nel 2008. Sua è anche la grande tela dell’Annunciazione, che copre la parete esterna della cappella originaria e fa da sfondo all’altare maggiore in marmo, eseguito nel 1796 da Gabriele Longhi di Viggiù. Fu invece Antonio Del Barba, oste a Chiavenna, a commissionargli sul finire del Seicento la pala di una cappella della chiesa di Pianazzola.

Guglielmetti per il lavoro eseguito a Prosto ricevette nel 1719 25 filippi. Vi aveva realizzato tre tele, di cui ne restano solo due. La tela di sinistra raffigura il santo sulla riva di un mare assieme a un angelo-bambino mentre la trinità osserva dall'alto di una nuvola. La scena si svolge con lo sfondo di un porto dove si nota un faro e alcuni ruderi di monumenti antichi.

Il riquadro contrapposto raffigura il santo (o forse san Tommaso da Villanova) che fa l'elemosina ai poveri. Il riquadro al centro è oggi vuoto, ma conteneva in origine una tela che raffigurava la morte di Agostino, come testimoniano gli atti della visita pastorale del 1902 quando il dipinto era ancora al suo posto.

La leggenda di Agostino che incontra un bambino in riva al mare è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.

 

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.