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PITTORI: Solimena Francesco

Madonna in trono con i santi Agostino e Monica

Madonna in trono con i santi Agostino e Monica

 

 

SOLIMENA FRANCESCO

1690

Napoli, chiesa di santa Maria Egiziaca

 

Madonna in trono con i santi Agostino e Monica

 

 

 

Solimena ha composto una scena grandiosa ed aulica dove si muovono numerosi personaggi sia in primo piano che in secondo piano. La composizione, che misura cm 350x240, è esaltata dalla presenza di elementi architettonici che focalizzano l'attenzione sui personaggi. Verso la fine del Seicento Solimena si sta ormai orientando verso una struttura compositiva di maestosa compostezza, assecondata da gesti e tratti fisionomici affinati, cui dà corpo un tessuto pittorico di forti contrasti luministici. Le sue composizioni sono attente alle opere che Mattia Preti ancora spediva da Malta a Napoli, da qui il soprannome affibbiato a Solimena di «Cavaliere calabrese nobilitato». Questo processo emerge già a partire dagli altari affrontati con la Madonna con i santi Agostino e Monica (1690) e la Madonna con i santi Angelo e Chiara di Montefalco (1696) entrambi nella chiesa napoletana di S. Maria Egiziaca a Forcella o Santa Maria Egiziaca all'Olmo.

Al centro della scena c'è la Vergine che siede su un maestoso trono e tiene fra le braccia un Gesù bambino ormai giovinetto. Sopra il capo la protegge una specie di ombrello, simbolo, sin dall'antichità, del cielo.

Ai piedi del trono, a sinistra e a destra rispettivamente troviamo sant'Agostino e santa Monica: il primo guarda lo spettatore mentre con la destra tiene in mano uno stile e con la sinistra regge un grande libro aperto. Monica è tutta intenta ad adorare umilmente la presenza del divino in Gesù e accoglie con fervore il sacro cingolo della fedeltà. Ai piedi del trono un angioletto indica Agostino, che sotto il piviale mostra la tunica degli eremitani agostiniani. Ai piedi dell'angioletto è stato disteso il bastone pastorale.

Monica è vestita con gli abiti delle monache agostiniane. Un nugolo di angioletti avvolgono i personaggi principali ed anche quelli secondari che appaiono dietro le figure su accennate: si tratta di un vescovo a sinistra e di un religioso a destra. L'opera fu dipinta da Solimena nel 1690.

 

 

Francesco Solimena

Noto come l'Abate Ciccio, Francesco Solimena nacque a Canale di Serino nel 1657 e morì a Napoli nel 1747. Pittore e architetto, viene considerato uno degli artisti che meglio incarnarono la cultura tardo-barocca in Italia. Si formò presso la bottega del padre Angelo, a Nocera de' Pagani, l'attuale Nocera Inferiore, città di origine della madre, Marta Resigniano. Nella sua crescita artistica i suoi primi modelli di riferimento furono le opere di Francesco Guarini e successivamente, trasferitosi a Napoli e resosi autonomo nello stile, cominciò a guardare con interesse alla pittura scenografica e fantasiosa di Luca Giordano ed a quella tenebrista di Mattia Preti. Le opere tra il 1670 e il 1680 tra cui si ricordano "Il Paradiso" nella cattedrale di Nocera e la "Visione di San Cirillo d'Alessandria" nella chiesa di San Domenico a Solofra furono eseguite in collaborazione col padre. Le opere eseguite successivamente al 1680, manifestano sempre più il distacco dalla pittura naturalista e la progressiva adesione al gusto barocco, con l'introduzione a Napoli, all'inizio del Settecento, di un periodo di maggiore interesse artistico: il rococò, quale esaurimento del Barocco. Lavorò per le maggiori corti europee, pur senza muoversi quasi mai da Napoli. Morì nella sua villa di Barra (quartiere di Napoli) nel 1747 ed i suoi resti furono riposti nella chiesa di San Domenico. Fra i suoi allievi troviamo Paolo Gamba, Ferdinando Sanfelice e Domenico Antonio Vaccaro, Romualdo Formoso e Michele Foschini. Francesco Solimena ha esercitato una notevole influenza non solo sui pittori delle generazioni più giovani di Napoli, ma anche di tutta l'Europa centrale.