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PITTORI: Amanuense di Tolosa

Morte di Agostino a Ippona nel 430 d.C.

Morte di Agostino

 

 

AMANUENSE DI TOLOSA

1362

Biblioteca di Tolosa Ms 91, f. 121

 

Morte di Agostino

 

 

 

 

Il manoscritto Ms. 91 conservato alla Biblioteca di Tolosa è un messale OSA, cioè un messale in uso ai monaci dell'ordine agostiniano e risale quasi certamente al 1362. L'immagine dipinta dall'amanuense è distinta in tre scene: la fascia superiore illustra Agostino sacerdote all'altare del Signore, la striscia centrale rappresenta la morte di Agostino fra monaci e monache.

La scena finale in basso raffigura Agostino che dà la sua regola a monaci e monache. Quest'ultima scena è frequente in questo periodo della storia dell'ordine, che era nato nel 1256, e che amava ricordare le origini agostiniane dell'Ordine che voleva riallacciarsi direttamente ad Agostino come proprio fondatore.

La scena centrale ricorda la morte di Agostino nel 430. Il santo è disteso su un piano ed è attorniato a destra da monaci con la cocolla nera e a sinistra dalle monache dal manto bianco. Agostino indossa i paramento vescovili sopra la cocolla nera a ricordare che fu fondatore dell'Ordine agostiniano. La scena è particolarmente solenne ed evoca un pathos composto ma profondo.

Agostino muore il 28 agosto 430 mentre i Vandali di Genserico stanno assediando Ippona

 

31. 1. Quel sant'uomo, nella lunga vita che Dio gli aveva concesso per l'utilità e il bene della santa chiesa (infatti visse 76 anni, e circa 40 anni da prete e vescovo), parlando con noi familiarmente era solito dire che, ricevuto il battesimo, neppure i cristiani e i sacerdoti più apprezzati debbono separarsi dal corpo senza degna e adatta penitenza.

31. 2. In tal modo egli si comportò nella sua ultima malattia: fece trascrivere i salmi davidici che trattano della penitenza - sono molto pochi - e fece affiggere i fogli contro la parete, così che stando a letto durante la sua infermità li poteva vedere e leggere, e piangeva ininterrottamente a calde lacrime.

31. 3. Perché nessuno disturbasse il suo raccoglimento, circa dieci giorni prima di morire, disse a noi, che lo assistevamo, di non far entrare nessuno, se non soltanto nelle ore in cui i medici entravano a visitarlo o gli si portava da mangiare. La sua disposizione fu osservata, ed egli in tutto quel tempo stette in preghiera.

31. 4. Fino alla sua ultima malattia predicò in chiesa la parola di Dio ininterrottamente, con zelo e con forza, con lucidità e intelligenza.

31. 5. Conservando intatte tutte le membra del corpo, sani la vista e l'udito, mentre noi eravamo presenti osservavamo e pregavamo, egli - come fu scritto - si addormentò coi suoi padri, in prospera vecchiaia (1 Re, 2, 10). Per accompagnare la deposizione del suo corpo, fu offerto a Dio il sacrificio in nostra presenza, e poi fu sepolto.

31. 6. Non fece testamento, perché povero di Dio non aveva motivo di farlo. Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici. Quel che la chiesa aveva di suppellettili e ornamenti, affidò al prete che alle sue dipendenze curava l'amministrazione della casa annessa alla chiesa.

31. 7. Né durante la vita né al momento di morire trattò i suoi parenti, sia quelli dediti alla vita monastica sia quelli di fuori, nel modo consueto nel mondo. Quando viveva, dava a costoro, se era necessario, quel che usava dare agli altri, non perché avessero ricchezze ma perché non fossero poveri e non lo fossero troppo.

31. 8. Lasciò alla chiesa clero abbondante e monasteri di uomini e donne praticanti la continenza con i loro superiori; inoltre, biblioteche contenenti libri e prediche sia suoi sia di altri santi, dai quali si può conoscere quanta sia stata, per dono di Dio, la sua grandezza nella chiesa e nei quali i fedeli lo trovano sempre vivo. In tal senso un poeta pagano, disponendo che i suoi gli facessero la tomba in luogo pubblico ed elevato, dettò questa epigrafe: Vuoi sapere, o viandante, che il poeta vive dopo la morte? Ecco, io dico ciò che tu leggi: la tua voce è la mia.

POSSIDIO, Gesta Augustini 31, 1 - 8

 

Morì nella pace del Signore alla presenza dei suoi monaci che pregavano, in età di 77 anni, dopo quarant'anni di episcopato. Morì senza far testamento perchè nella sua povertà evangelica nulla aveva di cui potesse disporre.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea