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PITTORI: Francesco di Vannuccio

Sant'Agostino vescovo e San Nicola da Tolentino

S. Agostino vescovo e san Nicola

 

 

FRANCESCO DI VANNUCCIO

1356-1391

Roma, Collezione di Palazzo Barberini

 

Sant'Agostino e San Nicola da Tolentino

 

 

 

L'opera, un dittico dipinto con la tecnica della tempera su tavola, è attribuita al pittore senese trecentesco Francesco di Vannuccio, attivo fra il 1356 e il 1389 e presente a Siena prima del 1391.

Il dittico misura 33,5 x 13 cm e 32,5 x 15 cm ed è collocato nella Collezione di Palazzo Barberini a Roma. L'opera proviene da Dono Dusmet del 1949. La stessa opera in precedenza era stata attribuita alla Scuola toscana secolo XV.

Agostino è raffigurato nell'anta di sinistra vestito da vescovo, con la mitra in testa e un'aureola che gli avvolge il capo. Con la mano sinistra regge un libro aperto già scritto, mentre con la destra impugna una penna nell'atto di voler scrivere. Il viso del santo ha lineamenti di una persona ormai anziana, con una folta barba che gli copre il mento. A destra scopriamo invece la figura di san Nicola da Tolentino, il primo santo dell'Ordine agostiniano vissuto nel Trecento.

Fra Nicola ha un mano un ramoscello e con la sinistra regge un libro chiuso. Indossa l'abito nero dei monaci agostiniani e in testa porta la nera cocolla dei monaci.

La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola a Tolentino, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant'Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino.

Fece la sua professione religiosa (voti solenni) a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant'Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305.

Celebri sin dal Medioevo sono i cosiddetti "panini miracolosi" di san Nicola, che servirono anche per la raccolta di farina da parte dei fedeli che si recavano al santuario e che dettero nome anche alla compagnia cerretana degli "affarinati", citata anche dal vescovo urbinate Teseo Pini nel suo Speculum Cerretanorum. Viene ricordato il 10 settembre.

La sua tomba, a Tolentino, è conservata con venerazione dai fedeli.

 

 

Francesco di Vannuccio

Questo pittore senese è documentato dal 1356 al 1389. Il percorso artistico del pittore segue quello di Paolo di Giovanni e di Andrea di Vanni d'Andrea con notevoli influssi dello stile di Simone Martini e di Lippo Memmi. La vena di Francesco si ispira al periodo avignonese di Simone Martini di cui recupera temi e mmagini con una accentuare resa psicologica dei personaggi, colti nei loro rapporti più affettuosi e coinvolgenti.

L'unica opera firmata e datata dell'artista ("Francischus de Vannuccio de Senis pinxit hoc opus MCCCLXXX") è uno stendardo processionale dipinto a doppia faccia ora conservato a Berlino, raffigurante la Madonna con il Bambino, san Francesco, santa Caterina e un monaco orante da un lato e Cristo in croce con la Vergine, san Giovanni, un vescovo e un monaco genuflessi dall'altro.

Accanto a questo dipinto si è raccolto un nucleo di dipinti di notevole livello, in cui il maestro rivela le sue capacità di grande miniaturista e uno stile fortemente legato alla tradizione martiniana di primo Trecento.