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Pietro da Monterubbiano: VITA DI Nicola da Tolentino

Raffigurazione di san Nicola da Tolentino

Raffigurazione di san Nicola da Tolentino

 

 

VITA DI  NICOLA DA TOLENTINO

di Pietro da Monterubbiano O.S.A.

 

 

 

La prima Vita di S. Nicola da Tolentino fu scritta dal suo confratello agostiniano Pietro da Monterubbiano. Presumibilmente fu conclusa nel 1326: ne sono stati rinvenuti undici codici (tutti del secolo XV) e ne sono note le tre edizioni più antiche pubblicate tra 1479 e 1761. Il testo che viene proposto è quello dell'edizione vulgata degli Acta Sanctorum (Venezia, 1761). Questa edizione dei Bollandisti è tratta dalla più antica edizione dell'umanista Bonino Mombrizio (Milano, 1479), corretta parzialmente utilizzando due codici a quel tempo conservati a Siena e a Utrecht e un'altra edizione antica, curata da Lorenzo Suhr (Colonia, 1574).

Il testo degli Acta ha fornito la prima ampia divulgazione della biografia di S. Nicola. Tuttavia l'edizione non soddisfa la critica moderna e non garantisce una interpretazione sicura dei fatti narrati.

 

 

 

Capitolo I

Natività del santo predetta da un angelo e ottenuta con preghiere a san Nicola di Mira. Pia infanzia. Apparizione di Cristo nella santissima Eucarestia. Assunzione di Nicola al canonicato. Sua adesione all'Ordine agostiniano.

 

Capitolo II

Iniziato il sacerdozio strappa le anime dalle fiamme del purgatorio. Tentato da un cugino, persiste nello stato prescelto. È inviato a Tolentino.

 

Capitolo III

Dove si narra la straordinaria astinenza del santo; l'ascesi a cui sottopose il proprio corpo e le sue miracolose guarigioni; le tentazioni superate e il combattimento sostenuto con i demoni.

 

Capitolo IV

Carità e prodigi

Il capitolo quarto della Vita di Nicola è dedicato al prodigio dell'astro che stabilisce un rapporto tra la vita di Nicola in terra e quella in cielo. Dopo la sua morte la stella che aveva cominciato ad accompagnarlo da vivo attesta lo splendore del suo spirito; splende sulla tomba a Tolentino ed illumina i primi miracoli di guarigione. Di essi comincia quindi il racconto. La sua carità verso il prossimo; l'apparizione dell'astro prodigioso; le guarigione operate in modo miracoloso.

 

Capitolo V

La morte di un Santo

Nel quinto capitolo della Vita di Nicola, Pietro da Monterubbiano inizia la narrazione sistematica dei miracoli: sono miracoli di guarigione, ma anche miracoli di assistenza ai poveri. Negli ultimi mesi della sua vita Nicola prova infine le consolazioni che Dio offre ai suoi santi: una musica celeste gli profetizza la qualità della vita in Paradiso. Se nei miracoli si sente spesso il sapore del linguaggio evangelico e neotestamentario, nella parte finale Pietro ricorre ancora al Vecchio Testamento per dire la fisionomia e il significato della vita di Niccolò. Ancora una volta il lettore verifica di come sia essenziale comprendere la ragione di questo riferimento vetero testamentario, per cogliere la poetica spirituale di Pietro. Nicola vince vari tipi di mali e di malattie; compie la miracolosa moltiplicazione dei pani; ascolta una melodia celeste sei mesi prima della morte. Un'ultima infermità precede la sua santa morte.

 

Capitolo VI

I prodigiosi miracoli

Tutto il sesto capitolo della Vita di san Nicola è dedicato ai prodigiosi miracoli che avvengono alla tomba di san Nicola. Essi sono volti alla promozione del suo culto e narrati come brevi storie a lietissimo fine. Il tema letterario principale consiste nel confronto tra i medici della terra e il medico singolare del cielo, a cui attraverso Nicola ci si rivolge. Pietro evoca così, con proprietà di linguaggio, diversi tipi di malattie agli occhi, registra il fallimento delle cure umane e il successo dell'intervento spirituale. Tuttavia quello che Pietro ci spinge ad osservare attraverso la successione delle figure che animano il suo tema non è il conflitto tra due saperi, quanto piuttosto il fatto che, attraverso il santo di cui sta narrando la vicenda, gli uomini possono desiderare molto di più di quanto si possa credere. Accanto al motivo della potenza taumaturgica del santo, noi incontriamo così, in questo brano della vita, quella della potenza del desiderio dei fedeli: l'interezza del bene è desiderabile da coloro che si affidano al santo, il quale non appare solo come colui che realizza i desideri, ma anche come colui di fronte al quale si può desiderare il massimo. Il santo è dunque un luogo di generazione del desiderio, vero oppositore al male, che è al contrario morte del desiderio. Per questa ragione in certi punti Nicola può apparire duro: in un caso, per esempio, uno storpio non ha il coraggio di desiderare l'interezza della guarigione, ma chiede di potersi muovere con un bastone: questo ha creduto di poter desiderare e questo gli è concesso dal maestro del desiderio: se avesse desiderato tutto avrebbe ottenuto tutto.

Un secondo macroscopico elemento è da registrare: i miracoli narrati in questo capitolo sono miracoli post mortem; sono i miracoli della memoria quindi. L'agiografo Pietro mostra di giungere ora alla massima coscienza del suo ruolo: il suo racconto è ormai una delle mediazioni necessarie tra il santo e il suo sepolcro; attraverso il suo racconto gli uomini riconoscono quale debba essere il loro rapporto con i propri desideri. Nicola vive ormai nella memoria e la memoria deve essere costruita: nella memoria del loro santo, chi è fedele può aspirare alla perfetta realizzazione del bene per il proprio spirito e anche per il proprio corpo. Il lettore resterà colpito dalla concretezza del racconto: l'evocazione del gran numero di notai che servono per registrare l'abbondanza dei miracoli compiuti; la curiosità un po' scettica dei cittadini di Firenze, posta a rappresentare la grande città in cui la fede può diventare più fredda; il dolore di una madre che preferirebbe il figlio morto piuttosto che cieco; l'uomo distrutto nelle membra dal proprio male e che non può mai staccarsi da una specie di carretto, imbrattato dal suo stesso sporco; il cieco che si ostina sulla via del pellegrinaggio a Tolentino e che abbandonato dai compagni di viaggio trascorre la notte sotto gli ulivi, dove è visitato dalla luce del santo; il suonare a festa delle campane ogni volta che un miracolo si compie. Tutte queste immagini evocano la quotidianità in cui Pietro ha vissuto.

Per questo nel sesto capitolo più rari sono i richiami a fonti letterarie (anche alla Bibbia), nonostante in più punti si possa notare la solita attenzione stilistica di Pietro. Su questi aspetti, tuttavia, si potrà dire con sicurezza solo una volta compiuta la ricostruzione critica del testo, ancora in più punti incerto. La cecità è guarita e guarite sono altre malattie agli occhi. I disabili si alzano.

 

Capitolo VII

Le membra distorte e contratte si distendono.

I sordi e i muti sono risanati. Nel nome di Nicola sono compiute alcune resurrezioni.

 

Capitolo VIII

Alcuni condannati a morte sono mirabilmente liberati dall'impiccagione. Nicola offre aiuto alla gente di mare.