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La Provincia agostiniana di Sardegna

Agostino consegna la sua regola: tela conservata a Cagliari

Agostino consegna la Regola ai suoi monaci.

 

 

LA PROVINCIA AGOSTINIANA DI SARDEGNA DAGLI INIZI A TUTTO IL XVI SECOLO

di Lino Neccia

da Analecta Augustiniana, LXII (1999), pp. 359-389

 

 

 

 

VERSO LA FONDAZIONE DELLA PROVINCIA

Fr. Juan Exarch non si mosse né agì da solo, con lui collaborarono altri due religiosi: Fr. Antonio de Padilla e Fr. Juan Aninion, entrambi figli del convento di S. Giovanni a Carbonara. Importante soprattutto il primo per il ruolo avuto in seguito: in sintesi, fu uno dei più impegnati nella fondazione, nello sviluppo e nel progresso della provincia, ricoprendo più volte le cariche di priore, di presidente del capitolo provinciale e di priore provinciale. Tante responsabilità gli venivano affidate per il valore della sua persona, per la sua statura di religioso fortemente motivato, per essere stato maestro in Napoli del futuro generale dell'Ordine e cardinale Girolamo Seripando. In diverse occasioni quest'ultimo manifestò attestazioni di stima nei confronti di Fr. Antonio de Padilla, raccomandandosi spesso a lui perché le cose nella provincia procedessero al meglio. Si vede l'ammirazione del discepolo, e di tanto discepolo, per il maestro in parole come le seguenti, scritte nel settembre del 1543 al priore provinciale: "Sed et senem integerrimum Antonium Padilla, dignum certe cui Deus praeteritos referret annos ad Religionis totius commoditatem, nunc tibi commende? Magna certe iniuria te afficerem cum ipse praesentem habeas senis egregiam virtutem et nostram in eum summam benevolentiam etiam habeas exploratam" [1].

Quando le cose non vanno bene e c'è bisogno di ricorrere ad uomini di sicura fiducia, è sempre a lui che il Padre Generale si rivolge: "Fratri Antonio de Padilla. Displicet nobis et quidem plurimum quod ista provincia, cuius tu prima fundamenta iecisti, ruinam minetur eaque illa de ipsa audiamus quae, si nullum in ea observantiae nomen esset, non audiremus. Fac pro ea serranda quod potes, ne pereant tui labores" [2]. Per quanto concerne la figura di P. Juan Aninion, che il Jordàn colloca tra i fondatori della provincia [3], non si hanno altre notizie oltre quella che lo vuole primo priore di Cagliari. Il P. Generale Anselmo da Montefalco, nel momento in cui incorporò all'Ordine il convento sardo, nominò superiore del medesimo proprio il nostro religioso: "auctoritate apostolica nobis concessa accipimus illum locum (id est, conventum calaritanum, nda) et acceptamus incorporari et incorporatum esse ordini nostro et aggregamus illum provintiae Cathaloniae et Aragoniae ordinis nostri (...) et insuper constituimus locum et vices gerentem prioris fratrem Johannem Avignon de Valentia" [4]

Le notizie terminano qui, ma c'e da supporre che questo religioso in prima linea, con tutto da fare, la costruzione del convento e la fondazione della prima comunità sarda da iniziare e proseguire, abbia concluso in Cagliari la sua missione di uomo e di religioso. Le necessarie autorizzazioni a questa nuova circoscrizione dell'Ordine vennero concesse dal P. Generale Graziano Ventura da Foligno a Napoli il 4 maggio del 1499 ed un primo nucleo di religiosi partì per Valenza, dove fondò la seconda casa della provincia, che divenne però la prima per importanza. Agli inizi di aprile dell'anno 1500 i frati presero possesso di un convento e di una chiesa extra muros, lasciati dalle monache agostiniane, che nel frattempo si erano trasferite in città. Chiesa e convento vennero restaurati, adattati e dedicati alla Vergine del Soccorso e, se Cagliari rimase riferimento ideale, questa casa divenne l'effettivo centro propulsore della provincia, la sede del provinciale, la vera e propria casa madre.

È necessario pertanto aver chiaro che la storia della provincia di Sardegna è in primo luogo e almeno fino al 1572, storia di una provincia spagnola: la "provincia di Valenza", che nella Sardegna altro non vide se non un riferimento spirituale e una realtà geografica aggiunta, peraltro scarsamente considerata. Se non fosse stato per l'attivismo del P. Exarch, che si adoperò molto per consolidare la presenza dell'Ordine nell'isola, forse non ci sarebbero stati i progressi che poi ci furono.

Troppo spesso l'isola venne vista e considerata in modo negativo, le notizie sono decisamente poche, ma quelle poche che si hanno non lasciano dubbi. Al di là del continuo richiamo a quella terra che ospitò e protesse il corpo di S. Agostino, altri più emblematici provvedimenti ci rendono edotti di quale fosse l'effettiva considerazione della provincia, e direi dell'Ordine, nei confronti della Sardegna. Riporto qui di seguito alcune testimonianze ad hoc. In primo luogo risulta chiaramente che l'isola veniva trascurata, tanto che il P. Generale Girolamo Seripando nel 1543 esorta il provinciale, P. Juan de Vergara, a visitare i conventi presenti in quel territorio: "Monentes eum (priorem provincialem, nda) ut insularum monasteria, Sardiniam praesertim, neglegere nolit sed vel per se vel per alium probum quempiam virum visitet et corrigat nec patiatur locum in quo olim sanctissimi nostri Parentis reliquiae quieverunt" [5]. Questa non fu l'unica occasione in cui il P. Generale si vide costretto a simili richiami, ma certamente meno onorevole appare l'atteggiamento, la mentalità secondo cui l'isola veniva considerata, più o meno, terra di confino e luogo di punizione. A questo proposito le testimonianze sono anche più numerose; fornisco pertanto qualche esempio al solo scopo di rendere meglio l'idea. Nel febbraio del 1548 alcuni frati del convento di S. Maria del Soccorso di Valenza avevano aperto delle lettere del Priore Generale e ne avevano reso pubblico il contenuto: si trattava evidentemente di lettere riservate e comunque il comportamento di quei frati fece irrigidire il P. Seripando, tanto che si vide costretto ad adottare il seguente provvedimento: "De Succursanis (fratres conventus valentini beatae Virginis de Succursu, nda), qui nostras litteras ausi sunt reserare et quae in eis erant patefacere, sic statuimus: feras nostro nomine in eos sententiam, ut in insulam Sardiniae discedant, ibi relegati, per neminem nobis inconsultis [pag. 368] revocandi" [6].

La severità del P. Generale per un atto del genere, si risolve in una punizione che la dice lunga sull'idea e la considerazione che si avevano della Sardegna. Altro esempio, a riprova di tale mentalità: "Fratres Alfonsum de Carvajal et Ioannem de Ghevara (Guevara, nda), provinciae Hispaniae, qui Romam ad nos absque ullo venerant testimonio, misimus ad vicarium provincialem Sardiniae, fratrem Augustinum Sarenti, ut eos in insula illa retineret, donec de eorum vita et moribus a ven. provinciali dictae provinciae efficeremur certiores" [7]. È sufficiente, a quanto sembra, un provvedimento di tipo cautelativo volto a comprendere meglio le responsabilità di qualcuno, perché la Sardegna riveli tutta la sua utilità a riguardo. Ancora: "De fratribus Petro Cabrera et Martino Doria, quos in insulam Sardiniae ob excessum illum relegavimus ..." [8].

Questi sono soltanto alcuni esempi, sufficienti tuttavia a far chiarezza su di un atteggiamento che certo non fu positivo, nel senso che contribuì a gettare un'ombra di discredito nei confronti della Sardegna, non diverso da quello che usarono poi i Savoia ed altri. Con ciò voglio dire soltanto che tali comportamenti, a chi abbia un minimo di senso storico, non possono che apparire deleteri: la Sardegna attuale risente ancora di pregiudizi di quel genere. Ma torniamo alla storia. Fr. Juan Exarch e i suoi confratelli vennero coadiuvati nell'opera di fondazione da altri religiosi provenienti dalle provincie già riformate di Castiglia e di Portogallo, autorizzati dal Priore Generale Graziano Ventura da Foligno. Man mano che i conventi esistenti venivano riformati e quelli fondati ex novo si andavano organizzando, venivano assoggettati alla Congregazione di S. Giovanni a Carbonara, dando così vita ad una sorta di congregazione di osservanza affiliata ad essa, con Fr. Exarch vicario generale. Quando sembrò giunto il momento opportuno, il P. Generale Egidio da Viterbo eresse ufficialmente la nuova provincia, con atto così sintetizzato nei registri: "14 iul. 1512. Sardiniam de per se provincia facimus cuius caput sit conventus Succursus de Valentia, et membra septem conventus, etc. cum privilegiis aliarum provinciarum" [9].

 

 

 

Note

 

(1) - Hieronymi SERIPANDO, OSA, Registrum Generalatus III: 1542-1544, Romae 1985, p. 223.

(2) - Hieronymi SERIPANDO, OSA, Registrum Generalatus IV: 1544-1546, Romae 1986, p. 230.

(3) - J. JORDAN, cit., p. 16.

(4) - Analecta Aug., 1 (1905-06), p. 206.

(5) - Hieronymi SERIPANDO, OSA, Registrum Generalatus II: 1540-1542, Romae 1983, p. 221.

(6) - Hieronymi SERIPANDO, OSA, Registrum Generalatus IV, cit., p. 273.

(7) - Hieronymi SERIPANDO, OSA, Registrum Generalatus IV, cit., 2 genn. 1550.

(8) - Hieronymi SERIPANDO, OSA, Registrum Generalatus IV, cit., p. 196.

(9) - AGA (Archivio Generale Agostiniano), Ff. 1, f. 5v.