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UN LEGGENDARIO DEI PRIMI SANTI AGOSTINIANI (1326-1342)

Sant'Agostino: miniatura da un codice fiorentino

 

Sant'Agostino: miniatura da un codice fiorentino

 

 

DE FRATRE HENRICO (ET FRATRE GUIDONE)

 

 

 

(Fol. 49v) Neque silendum puto quod Christus deus pro suo servo fratre Henrico ostendit. Ipse enim conven(c)tualiter in loco Sancti Salvatoris manens Pisis in monasterio Sancti Stefani quandam in deo sibi carissimam habebat, cuius pes putridus consultum erat a medicis ut a(b)scinderetur, ne residuum corpus inficeretur. Que infirma plurimum lamentando multos sanctos pro sanitate recuperanda invocavit et non obtinuit. Sed dei nutu suum devotum fratrem Henricum in auxilium vocavit. Ad cuius invocationem subito frater Henricus apparuit; pedem a(b)scindendum tangens signoque crucis si (fol. 50r) gnans evanuit. Et statim monialis pedem putridum ab omni infirmitate inlesum invenit. Que pre gaudio moniales vocans, ut miraculum viderent, clamaba(n)t. Sed moniales credentes, ut ex dolore clamaret, compatientes pigre veniebant. Sed miraculum audientes et sanitatem pedis videntes, deum in suo servo Henrico laudabant, eum pro sancto habentes; et vere sic erat. Eodem namque tempore in dicto loco Sancti Salvatoris fuit quidam frater Guido laicus.

Qui cum priore quodam Sancti Johannis G(h)atani [1] Romam vadens, invenerunt fluvium magne profunditatis absque ponte, quem transire non poterant. Quod cernens vir dei frater Guido, priorem predictum in brac(c)hiis accipiens, signo crucis fulcitus super aquam siccis pedibus ultra fluvium ambulavit; et sic de eo, ut de Petro et Mauro legitur [2], evenit.

 

 

 

 

Sebbene l'eremo nel quale vissero, secondo la precedente narrazione, fra Enrico e fra Guido, sia chiamato semplicemente "locus Sancti Salvatoris", il contesto non lascia dubbi che essi fossero conventuali dell'eremo di S. Salvatore di Cascina, una casa degli Eremiti Toscani nelle vicinanze di Pisa. In documenti del XIII secolo l'eremo appare anche sotto i seguenti nomi: "heremitorium S. Salvatoris de Caccina"; "heremitorium Sancti Salvatoris de Cavina, alias Cassina"; "heremitorium Sancti Salvatoris de Cavina supra Vicum" o semplicemente "heremitorium S. Salvatoris supra Vicum".

La lettura "heremitorium S. Salvatoris de Cascina" rappresenta senza dubbio la forma corretta. Il nome dell'eremo é derivato dalla città di Cascina, situata nella valle dell'Arno, circa sette miglia e mezzo a est di Pisa sulla strada per Pontedera. In un primo tempo l'eremo prese parte al movimento unionista tra gli Eremiti Toscani, che, nel 1244, condusse poi all'unione di tutte le case eremitiche di Toscana sotto la Regola di S. Agostino. Da un documento, datato 22 marzo 1223, apprendiamo che un certo fra Agostino acquistò un pezzo di terreno presso le mura nuove di Lucca ("prope muros novos Lucane civitatis") per i Frati Eremiti di Vallebuona, Cella, Spelonca, S. Maria di Lupo Cavo e S. Salvatore di Caccina (sic.), "et pro universitate heremitarum predictorum locorum et omnium aliorum heremitarum, quos predicti heremite ad suum consortium vel hospitalitatem aut usum recipere et admittere voluerint" [3].

Il documento mostra che, per il loro mantenimento, i cinque eremi in parte facevano affidamento sulle entrate derivanti da alcune proprietà possedute in comune. Rivela anche l'intenzione dei fondatori di ampliare la loro piccola unione accettando altri eremi come membri. Che ebbero successo, lo dimostra il fatto che solo cinque anni dopo, cioè nel 1228, l'unione comprendeva tredici eremi [4]. Un documento del 1 novembre 1243, un tempo nell’Archivio di S. Agostino a Lucca e citato da Barsotti [5], espressamente menziona "congregatio et conventus tredicim heremitoriorum seu cellarum".

Persino dopo la più ampia unione del 1244 le entrate comuni annuali continuarono ad andare in parti uguali esclusivamente alle tredici case eremitiche della precedente unione. Due documenti dell'anno 1247, relativi rispettivamente agli eremi di S. Bartolomeo de' Monti di Vorno e di S. Maria di Brancoli, menzionano ancora espressamente i tredici eremi e le tredicesime parti delle entrate dovute ad ogni casa [6]. L"heremitorium" o "heremus S. Salvatoris supra Vicum" appare anche nei registri degli esattori delle decime papali della diocesi di Pisa negli anni 1275-1276, 1276-1277 e 1296-1297 [7]. Sembra che l'eremo fosse al culmine del suo sviluppo nell'anno 1250, quando ospitò il capitolo generale della congregazione dei Frati Eremiti Toscani di S. Agostino. Il superiore della casa a quel tempo era "F. Hilarius, Prior S. Salvatoris de Cavina (sic), alias de Cassina (sic)" [8]. Dopo la Grande Unione del 1256 Cascina fu presto eclissata dalla nuova fondazione dell'Ordine in Pisa. L'heremitorium S. Salvatoris de Cavina (sic) supra Vicum fu uno dei sette eremi appartenenti all'Ordine Toscano della provincia di Pisa che, nel 1290, il Priore Generale Clemente da Osimo ordinò che fosse venduto, con la condizione che i proventi della vendita fossero usati per l'ulteriore sviluppo delle nuove fondazioni dell'ordine a Pisa [9]. Sembra però che l'eremo non si fosse potuto vendere in maniera soddisfacente, poiché esisteva ancora nel sec XVII come una grangia del convento di Pisa. La sua storia, priva di avvenimenti importanti, la si può comporre grazie ai documenti raccolti da S. Lopez [10].

 

 

Note

 

(1) - Questa é la chiesa di San Giovanni al Gatano (ecclesia S. Johannis Gaitanorum). Vedi GIUSTI e GUIDI, o. c., 3534 e Index a p. 399.

(2) - Matth. 14,29; Greg. Magnus, Dialoghi 2.7 (ed. U. Moricca, Roma 1924, p. 89ss.); Odo abb. Glannafoliensis, Vita S. Mauri abbatis 2 (AS, Jan. 2.323).

(3) - Il documento (originale) é oggi nell’Arcchivio arcivescovile di Lucca e porta la sigla ++LL.64. E' anche citato da M. BARSOTTI, La coronatione della miraculosissima imagine di Maria Vergine detta del Sasso nella Chiesa di S. Agostino di Lucca (Lucca 1693) p. 136.

(4) - Secondo Barsotti, La coronatione, o. c., p. 125, i tredici eremi erano i seguenti: "S. Giorgio della Spelonca; S. Iacomo della Cella; S. Maria Maddalena di Valle Buona nella Versilia; S. Maria di Monte Forte; S. Maria Maddalena di Iunceto; SS. Giorgio e Galgano di Valle Buona nella Garfagnana; S. Francesco di Chifenti; S. Maria di Brancoli; S. Maria di Compito; S. Bartolomeo di Vorno; S. Michele di Buti; S. Salvatore di Caccina (sic); S. Maria di Lupo Cavo" (sono anche elencati nell'Inventario dell’Archivio di Stato di Lucca, 4 voll., Lucca 1872-1888, 1.6ss; e da ROTH, Augustiniana 2.113ss). Quando più tardi questi eremi furono completamente abbandonati dagli Agostiniani o divennero dipendenze del grande monastero di S. Agostino di Lucca, i loro documenti furono trasferiti nell’archivio di quella casa. L’Archivio di S. Agostino soffrì gravi perdite durante le due soppressioni del 1806 e del 1864. Per un breve resoconto della storia di questi archivi, vedi il sopra menzionato Inventario 1.7; 3.389; 4.145. Considerata la loro attuale condizione, l'excursus di Barsotti sulla storia dei tredici eremi (pp. 126-136) é particolarmente prezioso poiché é basato su documenti degli archivi di S. Agostino prima delle perdite avvenute.

(5) - M. BARSOTTI, La cononatione, o. c., p. 136.

(6) - Arch. di Stato di Lucca, pergamene di S. Agostino: 24 ottobre e 1 novembre 1247.

(7) - GUIDI, o. c., 3505, 3608; GIUSTI e GUIDI, o. c., 3459.

(8) - Riguardo a questo capitolo generale e ai relativi documenti vedi nota 8.

(9) - Il documento fu pubblicato da S. LOPEZ, AA 8.292-295; vedi anche nota 8.

(10) - AA, 8.296.