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CICLo AGOSTINIANo di kartarius a Parigi

Sigisberto vede un angelo che gli porta il cuore di Agostino, nella Tavola di Jan van Scorel nella chiesa di Santo Stefano a Gerusalemme

Sigisberto vede un angelo che gli porta il cuore di Agostino

 

 

JAN VAN SCOREL

1520

Chiesa di Santo Stefano a Gerusalemme

 

Sigisberto vede un angelo che gli porta il cuore di Agostino

 

 

 

La pala si conclude con la scena più sorprendente, che si incontra una sola altra volta, nel ciclo di Rabastens. Il vescovo Sigisberto rapito in estasi, vede un angelo che gli mostra il cuore di Agostino. Sigisberto, in abiti vescovili e con la mitra in testa è seduto a destra nel coro di una chiesa gotica, ha la testa appoggiata a una mano e gli occhi chiusi. Un angelo, poco dietro, in piedi davanti all'altare tiene nelle due mani un reliquiario in vetro al cui interno si intravede un cuore. Una scritta porta: Sanctus, sanctus, sanctus Dominus Deus Sabaoth. L'autore, poco esperto, ha confuso Sigisberto con Agostino.

 

L'episodio si ispira a un testo leggendario, riferito anche da Giordano di Sassonia, che fu riportato nel manoscritto di Liegi 191 del XV secolo originario di Sainte-Croux di Liegi. Una miniatura vi mostra Agostino che porta il suo cuore in braccio: Legitur in historia Sancti Sigisberti Londoniensis archiepiscopi quod ipse beatum Augustinum in maxima devotione habens, sedule exorabat Deum ut aliquam portiunculam de reliquiis sanctissimi praesuli et egregii doctoris Augustini accipere mereretur. Cumque hora prima Sigisbertus in sua capella pia ad Deum fudisset precamina, vidit in extasi angelum domini mirabili claritate fulgentem, ad altare procedentem receptaculum mirae pulchritudinis in manibus gestantem ... E l'angelo gli disse: Ego sum angelus, qui beato Augustino viventi in custodia fui deputatus. Cum autem ex hoc seculo migrasset, praecipiente Altissimo, sustuli et sic incorruptum servavi cor eius ... Cor in crystallo movere coepit, et os cordis quasi ad laudandum Deum aperire, quasi diceret: "O sancta Trinitas, quam libenter te dictando, scribendo, praedicando laudarem, si in corpore meo viverem !"

 

Lo stesso testo si trova nei manoscritti di Parigi lat. 3632 del secolo XV, di Treviri 1174 del secolo XV e 1374 del secolo XVI.

Giordano di Sassonia (1300-1380), riferendosi allo stesso episodio, scrive:

"si dice che alla morte di sant'Agostino il suo cuore fu estratto dal petto o da un angelo, o da pii amici del vescovo. Nei rivolgimenti dei tempi questo cuore disparve. Sigisberto, vescovo di Lione, nel 960, caldo ammiratore di Agostino, miracolosamente ritrovò questo cuore. Sigisberto aveva sovente chiesto a Dio la grazia d'accordargli qualche reliquia del santo vescovo di Ippona, in premio del particolare culto alla memoria di lui.

Nelle sue orazioni esprimeva spesso questo suo desiderio, o piuttosto, questo desiderio era diventato la sua solita preghiera. In questa preghiera un giorno lo sorprese il sonno: ed ecco che un angelo gli apparve un attimo, con in mano un piccol vaso di cristallo di mirabil fattura, cerchiato d'oro e d'oro finissimo ne era il piede. La scatola che lo conteneva risplendeva di perle. Tu dormi o Sigisberto, gli disse l'angelo, e svegliati. "Chi siete ? " risponde il vescovo di Lione. "Io sono l'angelo custode del grande Agostino, custode ora del cuore suo; Dio l'ha voluto, perchè questo cuore non perisse, questo cuore che arse di tanto amore verso di lui e che tanto sublimemente discorse della santissima Trinità. Levati e prendi il dono prezioso che Dio m'ingiunse di portarti a consolazione tua e di tutti gli uomini religiosi."

Ciò detto l'angelo disparve. Il vescovo svegliato trovò il vaso ove l'angelo l'aveva deposto, cioè sull'altare. Il cuore di Agostino era fresco come se fosse allora uscito dal suo corpo. Del qual miracolo si sparse la fama in tutta la diocesi di Lione e si celebrò con solenne festa quel prodigio. Fu cantato il Te Deum e quando risonaron le parole dell'inno di sant'Ambrogio Sanctus sanctus, parve si movesse il cuor d'Agostino e palpitasse d'amore per il Dio vivente. Ogni qualvolta dinanzi la cuore di Agostino veniva pronunziato il nome della S. Trinità o che era letto qualche brano del trattato di lui sulla Trinità, il suo cuore si muoveva."