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CICLo AGOSTINIANo del Fiammenghino a Bienno

Il Te Deum, particolare della cappella Bontempi con il ciclo di affreschi del Fiammenghino

Il Te Deum

 

 

GIOVAN MAURO DELLA ROVERE detto il Fiammenghino

1620-1622

Cappella Bontempi nella chiesa parrocchiale di Bienno

 

Il Te Deum

 

 

 

La scena ricorda una famosissimo episodio che vide protagonisti, secondo una leggenda diffusasi nel medioevo, Agostino ed Ambrogio, il vescovo che l'aveva battezzato a Milano. Il Fiammenghino non ha riprodotto quanto la tradizione ricorda secondo lo schema abituale che vede la scena tutt'uno con il battesimo: il pittore ha preferito dipingere sul sottoarco della volta una deliziosa scenetta con protagonista un corpulento angioletto che regge in mano un grande libro aperto. Vi si possono leggere le parole che i due santi si scambiarono "Te Deum Domine laudamus ". La struttura della scena è semplice ma efficace ed è stata pensata a corollario delle scene principali lungo le pareti.

Il Te Deum viene indicato a volte come Himnus ambrosianus, altre volte Hymnus in honorem sanctae trinitatis e ancora Imnum in die dominica.

L'attribuzione tradizionale ad Ambrogio ed Agostino risale all'859 quando Hincmar di Rheims (arcivescovo di Reims, nato nel 806 e morto a Epernay il 21 dicembre 882) pubblicò il testo sulla predestinazione nel quale riferisce questa tradizione: A maioribus nostris audivimus tempore baptismatis sancti Augustini hunc hymnum beatus Ambrosius fecit et idem Augustinus cum eo confecit.

La tradizione fu avvalorata nella Historia Mediolanensis di Landolfo Senior del secolo XI: in quibus fontibus prout Spiritus sanctus dabat eloqui eis Te Deum Laudamus decantantes, cunctis qui aderant audientibus et videntibus simulque mirantibus, in posteris ediderunt quod ab universa ecclesia Catholica usque ad hodie tenetur et religiose decantatur.

La datazione critica del Te Deum fa risalire la sua composizione al 400-450.

 

Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

E in tal modo rispondendosi composero quest'inno, come narra anche Onorio nel suo libro Lo specchio della Chiesa.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Oggi gli specialisti attribuiscono la redazione finale a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka) alla fine del IV secolo.