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CICLo AGOSTINIANo di Enderle a magonza

Agostino incontra il bambino Gesù sulla spiaggia: affresco di Enderle nella chiesa agostiniana di Magonza

Agostino parla col bambino Gesù sulla spiaggia

 

 

JOHANN BAPTIST ENDERLE

1772

Chiesa degli Eremitani di Magonza

 

Agostino incontra il bambino Gesù sulla spiaggia

 

 

 

La scena rappresenta un episodio tradizionale nella iconografia agostiniana: Agostino vestito da frate eremitano interroga un bambino seduto su una spiaggia che cerca vanamente di riempire un buco che ha fatto nella sabbia. Dietro di loro si intravedono delle navi che si muovono davanti a delle rocce. A sinistra, seduto su uno spuntone roccioso, il pittore ha dipinto Nettuno, un vecchio seminudo che tiene in mano il suo tridente. Tutto ciò in piena sintonia con lo stile rococò, che amava introdurre ovunque riferimenti alla mitologia. L'iscrizione in basso al dipinto riporta: Discipulus Veritatis.

 

L'episodio descritto in questa leggenda è abbastanza noto: Agostino, grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.