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PITTORI: Girolamo Genga

Agostino battezza i catecumeni di Girolamo Genga

Agostino battezza i catecumeni

 

 

GIROLAMO GENGA

1476-1551

Bergamo, Accademia Carrara

 

Agostino battezza i catecumeni

 

 

 

Splendida tela con un'ampia struttura compositiva che interpreta il battesimo di sant'Agostino. I catecumeni si spogliano ed entrano nella vasca con estremo vigore. L'opera è conservata alla Accademia Carrara a Bergamo. Proviene dalla chiesa di S. Agostino a Cesena. Fu attribuita anche a Girolamo Marchesi.

Originariamente la pala aveva cinque pannelli di predella di cui permangono quelli che raffigurano Agostino che battezza tre catecumeni (Accademia Carrara di Bergamo) ed Agostino che dà l'abito a tre catecumeni (Columbia Museum of Art di Columbia).

Il soggetto di Agostino che battezza non è molto comune: è diffusa piuttosto la raffigurazione del suo battesimo ad opera di Ambrogio. Si tratta di una delle diverse tematiche iconografiche che sono servite a illustrare una delle attività di maggior rilievo svolte dal santo durante la sua azione pastorale.

 

1. 1. Ricevete la formula della fede che è detta Simbolo. E quando l'avete ricevuta imprimetela nel cuore e ripetetevela ogni giorno interiormente. Prima di dormire, prima di uscire, munitevi del vostro Simbolo. Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma perché sia meditato. E perché la dimenticanza non distrugga ciò che la diligenza ha tramandato, funzioni da libro per voi la vostra memoria. Ciò che udrete sarà l'oggetto della vostra fede e quello che crederete lo ripeterete anche con la lingua. Ha detto infatti l'Apostolo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Questo è il Simbolo che ripasserete e che ripeterete.

Le parole che avete sentito recitare si trovano qua e là nelle Scritture divine ma da lì sono state raccolte e riassunte in un unico testo per evitare fatica alla memoria degli uomini più lenti e perché ogni uomo possa dire, possa ritenere quello che crede. Non avete proprio appena adesso sentito che Dio è onnipotente? Ebbene voi cominciate ad averlo anche come Padre, dal momento in cui foste nati da quella Madre che è la Chiesa.

1. 2. Così dunque avete già imparato, avete meditato, avete ritenuto il concetto, siete nella situazione di poter dire: Credo in Dio Padre onnipotente. Dio è onnipotente. Essendo tale, non può morire, non può ingannarsi, non può mentire, e, come dice l'Apostolo: Non può rinnegare se stesso. Quante cose non può fare pur essendo onnipotente, anzi proprio perché non le può fare è onnipotente! Infatti se potesse morire, non sarebbe onnipotente; così se potesse mentire, ingannarsi, ingannare, agire ingiustamente, non sarebbe onnipotente; se tali possibilità ci fossero in lui, ciò non corrisponderebbe alla onnipotenza. Indubbiamente il nostro Padre onnipotente non può peccare. Può fare quel che vuole perché è la onnipotenza stessa. Fa qualunque cosa voglia di bene, di giusto; una cosa che sia male a farsi non la vuole. Nessuno resiste all'Onnipotente così da non fare quello che egli vuole.

AGOSTINO, Discorso sul Simbolo rivolto ai Catecumeni 1, 1-2

 

 

Gerolamo Genga

Nasce a Urbino nel 1476 e vi muore nel 1551. Genga fu pittore, scultore e architetto. Gerolamo è il padre di Bartolomeo Genga. Con il ritorno nel 1521 del duca Francesco Maria I della Rovere e di sua moglie Eleonora Gonzaga dall'esilio, dal 1522 al 1551, data della sua morte, Girolamo Genga fu il Plenipotenziario Artistico del ducato di Urbino. In questa veste gli venne affidata la ristrutturazione della vecchia Villa Imperiale a Pesaro, dove dal 1528 coordina la decorazione di otto stanze, con pareti affrescate con cicli encomiastici sfondati su ariosi paesaggi e cieli dipinti: illusionismo decorativo e costante ricerca di teatralizzazione del dato naturale, dove l'interno e l'esterno affrescati si compenetrano in un sottile ed ironico gioco di piani e prospettive; a questo ciclo partecipano Dosso e Battista Dossi, Raffaellino del Colle, Francesco Menzocchi e Agnolo Bronzino. Successivamente gli viene affidata la realizzazione di un'ala nuova del palazzo per ospitare gli svaghi e i piaceri del duca: si tratta dell'aggiunta di un corpo quadrangolare, con logge ai quattro angoli, gli interni vengono realizzate in forme ovali circolari e poligonali, con i soffitti che vengono ripresi sui pavimenti dal gioco delle maioliche. Sue opere si trovano nel Museo Civico e d'Arte Sacra di Colle di Val d'Elsa.