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PITTORI: Andrea da Salerno

Agostino vescovo

Agostino vescovo

 

 

ANDREA DA SALERNO o ANDREA SABATINI

1526

Napoli, Museo di Capodimonte

 

San Benedetto con i Padri della Chiesa

 

 

 

Andrea Sabatini detto Andrea da Salerno nacque a Salerno verso il 1480 e morì a Gaeta nel 1530. Fu attivo nella prima metà del Cinquecento. Ancora tutta da indagare è la formazione e la prima attività dell'artista, probabilmente legata alla cultura umbra di Perugino e Pinturicchio e verosimilmente da riconoscersi in opere quali il trittico con Madonna con bambino e santi di S. Andrea a Teggiano, del 1508, e la lunetta a fresco con Madonna e santi del monastero di S. Anna a Nocera, del 1510 circa. Di qualche poco più avanti sono le prime opere documentate, il trittico di S. Giacomo Apostolo a San Valentino Torio e il polittico di S. Antonio a Buccino (oggi a Salerno, Museo provinciale), rispettivamente del 1511 e del 1512, che - messi a confronto - attestano l'evolversi del pittore verso uno stile già compiuto e maturo e legami con la cultura lombarda e raffaellesca di Cesare da Sesto, col quale Andrea da Salerno entrò forse in contatto durante un suo breve soggiorno romano (1511-12).

A questa stessa fase, caratterizzata da un raffaellismo sereno e bonario, risalgono la S. Agata di Hoxford, la Circoncisione delle raccolte del Banco di Napoli (oggi Napoli, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortez), il «rammodernamento» dei volti e delle mani di quattro tavole quattrocentesche con Santi nella collegiata di Solofra e nel Museo diocesano di Salerno, il S. Francesco e il lupo di Gubbio del Museo di Capodimonte, l'affresco con l'Andata al Calvario di S. Maria la Nova, l'Adorazione dei Magi della Pinacoteca dei Girolamini; tutte opere, queste, da collocarsi entro il 1515. La documentata presenza a Napoli in quell'anno di Cesare da Sesto, e l'arrivo in città nel 1514 della Madonna del pesce di Raffaello accentuano il classicismo e assieme la pittura dolce e fusa del Sabatini, i cui modi punteranno tuttavia presto verso una maniera più estrosa ed espressiva, non priva di contatti con lo spagnolo Machuca, anch'egli presente al Sud nel corso del secondo decennio del secolo. È quanto risulta avvertibile nella bella Natività, nel trittico con Madonna e santi della badia di Banzi, nelle Madonne con bambino e santi o angeli del Museo di Monaco, di S. Alfonso a Marianella e di S. Francesco ad Eboli (oggi Salerno, Museo Diocesano), ed ancora e specialmente nel notevole trittico collo Sposalizio mistico di S. Caterina di S. Francesco a Nocera, datato 1519.

Nelle opere immediatamente successive a questo momento, come la Deposizione dalla croce già in S. Teresa agli Studi e la Adorazione dei Magi già nel duomo di Salerno (oggi entrambe a Napoli, Museo di Capodimonte), databili al 1520-21, e poi in quelle che seguono sino al 1530, il Sabatini si indirizza tuttavia nuovamente verso soluzioni più classiciste e raffaellesche elaborando formule e tipologie che riutilizza anche più volte - spesso con il massiccio aiuto della bottega - e monopolizzando il mercato artistico viceregnale. La Madonna e santi per i Vallombrosani, firmata e datata 1522, l'altra per S. Giorgio a Salerno, il S. Giorgio dell'omonima chiesa dei Genovesi a Napoli, i polittici di S. Agostino a Barletta e di S. Pietro a Fisciano (1526) sono esempi significativi di questa produzione, che si esplicita poi al suo massimo livello nelle opere realizzate per l'Ordine benedettino a Cava dei Tirreni (affreschi nel cimitero dell'abbazia, 1528), di Napoli (polittico dei santi. Severino e Sossio, 1529) e di Montecassino (icona a doppia faccia dell'altare maggiore, 1529-30; S. Benedetto e i Padri della Chiesa, Storie di S. Benedetto), dove forte è la collaborazione del cognato, Severo Ierace, e dell'aiuto Giovan Filippo Criscuolo, i quali, alla morte del pittore, avrebbero ereditato gli avviati cantieri di Montecassino e di Gaeta.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6