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PITTORI: Melozzo degli Ambrogi

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MELOZZO DEGLI AMBROGI

1475-1493

Roma, chiesa S. Maria del Popolo

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La quarta cappella della navata destra della Basilica di S. Maria del Popolo a Roma è meglio nota come Cappella Costa ed è dedicata a santa Caterina d'Alessandria, santa martirizzata con la ruota ad arpioni e patrona degli scriptoria agostiniani. In origine apparteneva al cardinal Domenico Della Rovere, che la cedette nel 1488 al potente cardinale portoghese Giorgio Costa, il cui monumento si fronteggia con quello quattrocentesco di Marcantonio Albertoni (+1485). La cappella ha una tipica forma poligonale chiusa da una balaustra. Le pareti sono state decorate con finti pilastri con candelabre, girali e fiori dipinti. Il trittico marmoreo, raffigurante i Santi Caterina, Vincenzo e Antonio da Padova, è della scuola del Bregno. Un artista della bottega o stilisticamente molto vicino a Melozzo da Forlì ha affrescato le quattro lunette della volta raffigurandovi i quattro Dottori della Chiesa Ambrogio, Agostino, Girolamo e Gregorio Magno. Tutti e quattro sono raffigurati a mezzo busto. Agostino indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa e il bastone pastorale nella mano destra. Il santo mostra in evidenza l'abito nero dei monaci agostiniani. La presenza di questo particolare è sempre stato dettato dalla volontà dell'Ordine di affermare il suo diretto rapporto con i lsanto quale suo Padre fondatore.

 

La chiesa sorge dove in epoca romana vi erano i sepolcri dei Domizi Enobarbi, la gens a cui apparteneva l'imperatore Lucio Domizio Enobarbo, ovvero Nerone. Secondo Svetonio le ceneri di Nerone era state qui sepolte in un'urna di porfido. Si credeva che questo luogo fosse infestato dai demoni che si palesavano sotto forma di corvi e che lo spirito di Nerone qui vagasse la notte.

Nel 1227 Papa Gregorio IX consacrò una nuova chiesa costruita in stile gotico e trasferendo qui dal Laterano un'icona bizantina (1231). Rimane di quell'epoca il campanile in stile tardo gotico, con pinnacoli agli angoli e cuspide conica rivestita in cotto.

Si deve a Papa Sisto IV Della Rovere l'attuale chiesa. Fu infatti realizzata nel 1477 la nuova facciata da Baccio Pontelli e da Meo di Caprina (come riporta il Vasari), o come alcuni ritengono più probabilmente da Andrea Bregno. Sisto V annovera la Basilica Santa Maria del Popolo tra le sette chiese da visitare nell'Anno Santo del 1625 per ottenere le indulgenze, al posto della Chiesa di S.Sebastiano, perché in quell'anno era scoppiata un'epidemia fuori le mura, dove la chiesa si trovava. Fu poi Papa Alessandro VII Chigi ad assegnare a Gian Lorenzo Bernini il compito di rimodernare la chiesa.

L'interno della chiesa è a croce latina, a tre navate, con quella centrale più alta rispetto a quelle laterali.

 

 

Melozzo da Forlì

Melozzo di Giuliano degli Ambrosi, detto Melozzo da Forlì (1438-1494) fu uno dei massimi esponente della scuola forlivese di pittura e di architettura del Quattrocento. Nelle sue opere si nota l'uso illusionistico della prospettiva, tipico di Andrea Mantegna, assieme a figure monumentali espresse con colori limpidi, vicine ai modi di Piero della Francesca. La luce intensa e limpida della sua pittura richiama quella dei "pittori di luce" fiorentini, come Domenico Veneziano e l'ultimo Beato Angelico. Fu il primo a praticare con grande successo lo scorcio dal basso, "l'arte del sotto in su, la più difficile e la più rigorosa".

Tra i suoi discepoli va ricordato il pittore Marco Palmezzano, certamente il più famoso di tutti, appartenente anch'egli alla scuola forlivese. Altri pittori su cui Melozzo esercitò la propria influenza diretta si riconoscono in Lorenzo da Viterbo, Antoniazzo Romano, Giovanni Maria Falconetto, Giovan Battista Rositi, Giovanni del Sega e il cosiddetto Maestro dei Baldraccani. In architettura, influì fortemente sull'opera di un altro forlivese, Pace di Maso del Bombace.