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PITTORI: Piero della Francesca

Piero della Francesca, Sant'Agostino opera conservata ad Arezzo

Sant'Agostino vescovo

 

 

PIERO DELLA FRANCESCA

1410-1492

Arezzo, chiesa di S. Francesco

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

 

L'attività di Piero si svolge ininterrotta in terra toscana e umbra fino al 1492 lasciando molti capolavori. Morirà il 12 ottobre 1492 lasciando anche due trattati, il De prospectiva pingendi e soprattutto il De quinque corporibus regularibus il cui contenuto sarà tra i più fecondi del Rinascimento e della storia dell'arte. Piero della Francesca dipingerà sant'Agostino altre volte: in questa bellissima immagine nell'intradosso dell'arco trionfale di ingresso alla Cappella del Coro nella chiesa di San Francesco ad Arezzo e in un pilastrino del Polittico della Misericordia nella Pinacoteca Comunale di Borgo san Sepolcro. Il bel sant'Agostino aretino fu affrescato nel periodo contemporaneo alla pittura della Leggenda della Santa Croce.

 

 

Piero della Francesca

Piero nacque da Benedetto de' Franceschi, ricco uomo di commercio di tessuti, e da Romana di Perino da Monterchi, nobildonna di famiglia umbra, fra il 1406 e il 1420. Probabilmente la sua formazione avvenne a Borgo San Sepolcro, cittadina che risentiva dell'influenza fiorentina, della cultura senese e degli apporti umbri. Il primo artista col quale collabora è Antonio d'Anghiari, attivo a Sansepolcro. Gli fu affidata anche, in prima istanza, la commissione per la pala della chiesa di San Francesco (poi realizzata dal Sassetta), che iniziò chiamando presso di sé il giovane Piero. Determinante, nella formazione di Piero, fu il soggiorno a Firenze forse già intorno al 1435: a settembre 1439 è citato come aiutante di Domenico Veneziano nella commissione degli affreschi, oggi perduti, per le Storie della Vergine nel coro della chiesa di Sant'Egidio. La pittura luminosa di Domenico e quella, moderna e vigorosa, di Masaccio, non furono senza conseguenze nella formazione del giovane Piero. Secondo il Vasari, lavorò con Domenico anche a Loreto nella chiesa di Santa Maria al «principio di un'opera nella volta della sagrestia; ma perché, temendo di peste, la lasciarono imperfetta», fu successivamente compiuta da Luca Signorelli. La prima sua opera che ci è conservata è la Madonna col Bambino, da far risalire agli anni 1435-1440, durante i quali era ancora collaboratore di Domenico Veneziano.

Nel 1442 Piero si stabilisce di nuovo a Borgo Sansepolcro dove nel 1445 ricevette dalla Confraternita della Misericordia la commissione del polittico per l'altare della chiesa da realizzare entro tre anni. In realtà, la stesura del polittico si protrasse, con intervento di un allievo non identificato, per più di 15 anni.

La cronologia delle sue opere è ancora molto discussa; nonostante la ricca documentazione relativa alla sua vita sociale la sua attività artistica non è altrettanto attestata.

Piero della Francesca ha realizzato tre opere matematiche in cui è presente una sintesi tra geometria euclidea, appartenente alla scuola dei dotti, e matematica abachistica, riservata ai tecnici. La prima opera è stata il Libellus de quinque corporibus regularibus, un trattato dedicato alla geometria, che ha ripreso temi antichi di tradizione platonico-pitagorica, studiati sempre con l'intento di poterli utilizzare come elementi del disegno.

Nel secondo trattato De prospectiva pingendi ha proseguito la linea di studio anticipata nel libro precedente, apportando notevoli novità al punto da poterlo definire uno dei padri del moderno disegno tecnico, preferendo alla prospettiva l'assonometria. Per quanto riguarda il titolo della terza opera, Trattato d'abaco, è stato aggiunto in epoca moderna in quanto assente nell'originale.