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PITTORI: Bayeu Francisco

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

BAYEU FRANCISCO

1766

Madrid, monastero de la Encarnaciòn

 

Agostino fra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Quest'opera fu affrescata da Bayeu nel 1766 sulla volta del presbiterio della chiesa del Convento dell'Incarnazione a Madrid. Questa, assieme ad altre pitture, accompagnava la ristrutturazione di questo convento reale che si era resa necessaria a causa dell'incendio che lo aveva colpito a metà Settecento. I lavori sono stati voluti dalla priora del convento, Maria Teresa di Gesù e Fray Vicente de Pignatelli, e dal cappellano di San Fernando, che era incaricato di organizzare il progetto decorativo. In questo lavoro intervennero oltre a Bayeu, anche Felipe de Castro, Antonio e Luis González Velázquez. Esistono diversi bozzetti preludio alla realizzazione finale dell'opera. Il "modello" che venne presentato si trova nella Royal Economic Aragonese Society of the Country di Saragozza ed in generale si presenta più rifinito e più luminoso di questo, con uno sfondo più giallastro. Diversi disegni preparatori sullo stesso tema sono anche conservati nel Museo del Prado.

L'episodio descritto nel bozzetto è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616. Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere." La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

 

 

Bayeu Francisco

Nasce a Saragozza nel 1734. Bayeu nella sua città natale ha eseguito diverse commissioni per chiese e conventi, tra cui la Certosa di Aula Dei. Anton Raphael Mengs lo propose nel 1762 per decorare il Palazzo Nuovo. Ha eseguito principalmente affreschi, come ad esempio nel 1768 la decorazione della cupola della stanza dei principi delle Asturie con il tema Ercole sull'Olimpo. Fra le sue composizioni religiose va ricordato l'importante insieme di undici scene che decorano il chiostro della Cattedrale di Toledo che vennero realizzate tra il 1776 e il 1787. Poco dopo dipinse la cappella reale nel Palazzo di Aranjuez. Dopo la partenza di Mengs nel 1777 a Roma,

Bayeu assunse il ruolo di primo pittore e delle attività artistiche. In tale veste curò la produzione di arazzi facendone i cartoni. Nel 1785 Carlo III commissionò a Bayeu e Maella il restauro dei dipinti delle collezioni reali, ma il troppo lavoro ne minò la salute. Quando si ammalò nel 1786, Goya lo sostituì presso l'Accademia di San Fernando, dove Bayeu aveva ricoperto l'incarico di direttore della pittura dal 1788. I principi delle Asturie gli affidano la decorazione della cupola della sala del Palazzo El Pardo. Per curarsi dai malanni Bayeu ritornò a Saragozza nel 1791, dove dipinse per la cappella del Palazzo Reale e per la camera da letto reale. Furono i suoi ultimi lavori prima della morte, avvenuta nel 1795.

Influenzato dalla pittura Giaquinto e González Velázquez, Bayeu. nella prima fase della sua produzione artistica costituisce uno dei massimi esponenti della pittura spagnola tardo barocco. Con l'avvento del Mengs, Bayeu assimilò i principi neoclassici. Le figure sono in posizioni raccolte e il suo modo di illuminare supera i forti contrasti chiaroscurali della giovinezza. Nei suoi schizzi, Bayeu collega il rigore formale di Mengs, con le tecniche e le risorse pittoriche di Giaquinto. Mentre le sue opere finite sono fredde e accademiche, i suoi schizzi rivelano la loro vena stile tardo barocco, dove si lavora con tocchi veloci e fluidi, con colori vivaci ed eleganti.