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PITTORI: Giusto de' Menabuoi

Sant'Agostino allo scrittoio

Sant'Agostino allo scrittoio

 

 

GIUSTO DE' MENABUOI

1375-1378

Padova, Cattedrale, Battistero di san Giovanni Battista

 

Sant'Agostino allo scrittoio

 

 

 

Agostino è raffigurato da Giusto de' Menabuoi in uno scomparto laterale di un grande polittico destinato al Battistero di san Giovanni Battista della cattedrale di Padova. lo scomparto misura in altezza cm 39 x 19 in larghezza. Lavorato con la tecnica a tempera su tavola, il dipinto presenta un fondo oro. Sant'Agostino è raffigurato come vescovo d'Ippona ma sotto il manto rosso del piviale, indossa la tunica nera dei monaci agostiniani eremitani. Il santo, con la mitra in testa, raggiata da una aureola, è seduto allo scrittoio nel suo studio, mentre è in atto di scrivere.

Il polittico fu commissionato a Giusto de' Menabuoi da Fina Buzzacarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, signore di Padova, insieme alla decorazione ad affresco del Battistero del Duomo, che era stato scelto come sepolcreto di famiglie. Il polittico fu realizzato da Giusto de' Menabuoi e dalla sua bottega probabilmente in contemporanea alla pittura degli affreschi del Battistero (1375-1378). L'opera presenta su più ordini le scene con la Madonna con il Bambino in trono, le storie della vita di san Giovanni Battista, che rappresentano il tema centrale, le storie della vita di Cristo, i dottori della Chiesa e alcuni santi.

Il polittico destinato all'altare consacrato a san Giovanni Battista riassume i contenuti del ciclo affrescato sulle pareti e sulla volta del Battistero: mediante il battesimo (elemento che troviamo nella cuspide del polittico) si è liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventando parte della grande famiglia della Chiesa corpo di Cristo, rappresentata dalla Vergine Maria con in grembo il bambino Gesù (tema del pannello centrale ai cui lati si trovano le storie di Giovanni Battista), insieme ai santi, pontefici, Padri della Chiesa, santi e beati padovani, raffigurati nel registro superiore, nella predella e nella cornice.

Nella predella compaiono anche gli stemmi dei committenti, le mezze figure degli Apostoli e una Pietà.

 

Il Battistero di Padova, dedicato a San Giovanni Battista, è un edificio di culto di cui si hanno notizie già nel XII secolo e fu inizialmente edificato utilizzando altri edifici esistenti. Fu consacrato da Guido, il Patriarca di Grado nel 1281. Situato proprio di fianco alla Cattedrale di Padova, fu successivamente restaurato ed adattato verso il 1370 a sepolcreto del principe Francesco il Vecchio da Carrara e della moglie Fina Buzzaccarini.

 

 

Giusto de' Menabuoi

Nacque a Firenze verso il 1330 e trascorse la sua infanzia in Toscana. Abbracciata la professione di pittore, si è formato nella cerchia di Maso di Banco, uno dei più fedeli e interessanti pittori giotteschi. Chiamato nel nord Italia, iniziò a lavorare in Lombardia, dove si trasferì definitivamente verso il 1370 e dove visse per circa vent'anni. Nella sua opera si incontrarono la tradizione figurativa fiorentina e quella settentrionale.

La sua prima opera datata è il polittico Terzago, del 1363; ne resta solo la parte centrale, la Madonna in trono, nella quale la figura imponente della Vergine, dai colori delicati e in atteggiamento statico e solenne, ricord immagini romaniche e bizantine. In Lombardia eseguì l'affresco del Giudizio Universale nell'Abbazia di Viboldone dove si riconosce invece chiaramente l'influenza di Giotto e della scuola toscana, soprattutto nei colori e nelle figure umane.

All'inizio degli anni Settanta Giusto si trasferì a Padova, chiamato alla corte dei Carraresi, sostituendo di fatto il precedente pittore di corte, Guariento. Nel 1375 fu incluso nei registri dei cittadini.

In tale contesto fu Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio, a commissionargli i lavori al Battistero di Padova. La nobildonna era intenzionata a trasformare questo luogo in un sepolcreto ricco di dipinti e opere d'arte. Giusto de' Menabuoi con la sua bottega impiegò 3 anni per completare il lavoro Tra il 1375 ed il 1378 riuscì a realizzare l'intero ciclo pittorico dedicato ad episodi dell'Antico e Nuovo Testamento. Al centro sulla cupola, dipinse il Paradiso con il Cristo Pantocratore circondato da angeli disposti in cerchi concentrici e la Madonna accompagnata da una doppia schiera di angeli e da una tripla di Santi annunciando in tal modo una relazione simbolica simbolico tra Cristo e l'umanità.

Nell'abside dipinse anche un bellissimo polittico a tempera.

Suoi sono anche gli affreschi nella Chiesa degli Eremitani e nella Basilica di Sant'Antonio. Rispetto alle esperienze precedenti, a Padova fu colpito dalle ordinate fissità romaniche e bizantine, come testimonia il grande Paradiso nella cupola del Battistero. Il suo stile, ora del tutto aperto alle suggestioni di Giotto, si espresse in composizioni vivaci dai colori tenui e trasparenti.