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IL CARDINALE RICCARDO ANNIBALDI

Il cardinale Riccardo Annibaldi legge al papa Innocenzo IV la ratifica della costituzione dell'ordine agostiniano

Stampa che raffigura il cardinale Annibaldi mentre legge

a papa Alessandro IV la ratifica dell'Ordine Agostiniano

 

 

ATTIVITA' DEL CARDINALE RICCARDO ANNIBALDI

durante il PONTIFICATO DI ALESSANDRO IV (12 dicembre 1254 - 25 marzo 1261)

 

 

 

 

Immediatamente dopo la morte di Innocenzo IV il podestà di Napoli, Bartolomeo Tavernerio, imprigionò i cardinali per impedire che fuggissero all'avvicinarsi dell'esercito di Manfredi; ma stavolta il loro trattamento sembra sia stato più umano e gli undici cardinali presenti (solo tredici cardinali erano in vita) elessero velocemente Rainaldo Conti, cardinale vescovo di Ostia, un uomo alto e robusto, di indole piuttosto mite e profondamente devoto . Il cardinale Riccardo era imparentato con il nuovo papa; i legami di sangue diventarono anche affetto e concordanza di opinioni per la loro comune visione politica.

Il carattere forte e saldo di Riccardo, che si era saggiamente adeguato al regime autocratico di Innocenzo IV, poteva ora affermarsi senza causare troppi problemi, perché Alessandro IV aveva un buon carattere e si lasciava guidare facilmente; egli era solito scegliere l’uomo adatto ad un compito e poi gli lasciava le più ampie libertà. Il nuovo potere di Riccardo divenne immediatamente chiaro quando il papa lo nominò arciprete di S. Pietro quale successore del cardinale Stefano di Santa Maria in Trastevere. La nuova carica gli portò grande ricchezza e più potere. Alcuni storici hanno cercato di paragonare questo ruolo con quello di segretario di stato del papa, ma una carica simile non esisteva prima dell’avvento del cardinale nipote nel periodo Rinascimentale . La grossa rendita della basilica derivava dal possesso di quarantaquattro chiese, quattordici ospedali, due monasteri e dodici castelli . Non si sa se le offerte dei molti pellegrini apppartenessero anch’esse al Capitolo. L'arciprete aveva piena libertà nell’assegnare i canonicati e i benefici della chiesa di S. Pietro, mentre il papa designava solo i custos altaris o altararius. La politica di Riccardo fu di tenere le rendite nel numero più basso possibile di mani, e alla sua morte erano rimasti solo dieci canonici.

L'amministrazione della cattedrale non fu delle migliori. Nella lettera del papa a Gaetano Orsini, successore di Riccardo, non si deve faticare molto, leggendo tra le righe, a capire il grande scontento del papa per l'amministrazione di Riccardo . Due anni dopo la sua nomina, Riccardo dovette essere informato che il reddito della basilica doveva essere destinato alla manutenzione dei suoi edifici e nel 1259 Alessandro IV stabilì che almeno un quarto del reddito doveva essere destinato a questo scopo. Nel 1263 i libri e i registri della basilica scomparvero e nel 1267 Papa Clemente IV si lamentò che i redditi dello stesso fossero stati usati per altri scopi e non per quelli stabiliti, e ciò con grande perdita per la chiesa . Nella sua dignità di arciprete di S. Pietro, il cardinale Riccardo assieme al Cardinale Ugo di Sabina accettò, il 7 aprile 1255, il solenne giuramento di John le Roux, duca di Britannia, di rimanere fedele ai comandi di papa Gregorio IX e Innocenzo IV, dopo di che lo assolsero dalla scomunica nella quale era incorso con i suoi attacchi al vescovo di Nantes . Un anno dopo Riccardo mise fine alla devastante guerra tra Enrico, vescovo di Speyer, e Iringus, vescovo di Würzburg, guadagnandosi in questo modo una amicizia che egli usò per ottenere un monastero per gli Agostiniani in quest’ultima città, monastero che è tuttora esistente. Nel 1258 egli scomunicò con una sentenza pubblicata tramite il suo cappellano Andrea Spiliati, i consoli di Genova perché questi avevano rifiutato di mantenere il termine fissato da lui nella causa di Giovanni Cinthius, un noto mercante di Genova, il quale nel suo ricorso alla Santa Sede aveva chiesto il cardinale Riccardo come revisore . Un anno più tardi egli ottenne una pensione per Sant’Alberto Magno come ricompensa per le ingiustizie da lui sofferte per la sua opposizione all'imperatore Federico II.

Questi ed altri documenti simili rivelano come il nostro cardinale fosse un membro della curia papale al quale erano affidate le decisioni più importanti. Sembra anche che partecipasse attivamente alla vita politica di Roma, dove il senatore Brancaleone aveva esercitato un governo tirannico fin dal 1252. Gli Annibaldi divennero i principali agitatori contro il senatore e lo imprigionarono nel 1257. Sfortunatamente essi nominarono al suo posto Manuel di Brescia, che si allontanò dal sentiero della giustizia, impoverendo il popolo e tentò di compiacere solamente i nobili, in particolare gli Annibaldi.

Con l'appoggio di Manfredi e sotto il comando di un fornaio inglese, Brancaleone fu liberato dalla plebe infuriata, la quale lo rinominò senatore. Egli si prese una terribile vendetta sugli Annibaldi scacciandoli dalla città, distruggendone i palazzi e mandando due nipoti di Riccardo al patibolo. Dopo la morte di Brancaleone nel 1258 Riccardo ritornò attivo nella politica romana. Egli e gli altri cardinali della fazione inglese spesero una gran quantità di denaro per eleggere senatore, nel 1261, Riccardo di Cornovaglia, scelto imperatore di Germania ; la parte Ghibellina, però, creò una situazione di stallo eleggendo Re Manfredi senatore, entrambe le parti si illudevano che la carica di senatore di Roma fosse ancora abbastanza importante da insediare il proprio candidato sul trono di Germania. I due candidati non riuscirono ad entrare in città, sebbene Manfredi tentasse ripetutamente di ottenere il suo scopo con la forza. Il principe inglese d'altra parte era così assillato dalle sue difficoltà che non tentò neppure di andare a Roma a dispetto dei frenetici appelli del cardinale "bianco" John di Toledo e dei suoi seguaci, i quali desideravano il suo aiuto perfino contro il volere del sempre esitante Papa.

Nel mezzo di questa confusione Alessandro IV morì a Viterbo il 5 marzo 1261.