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renato corti: lettera pastorale 2003-2004 "un giovane diventa cristiano"

 sant'Agostino in un dipinto conservato in San Marco a Milano

sant'Agostino (chiesa di san Marco a Milano)

 

 

 

CONCLUSIONE

"Conosco i vostri problemi, cari giovani!"

 

 

 

Quanto ho scritto in questa Lettera pastorale costituisce solo uno "spaccato" della vita di Agostino. Si limita infatti agli anni giovanili. Nella sua vita vi è poi stata una seconda lunga tappa: quella che lo ha visto monaco, prete e, per moltissimi anni, vescovo. Un'indagine su questa seconda parte della sua vita, come ho già detto nell'introduzione, permetterebbe di comprendere come mai la sua straordinaria esperienza e la sua riflessione siano diventate così importanti nella storia della Chiesa in questi due millenni e abbiano avuto un peso e un influsso enorme.

Nel racconto che ho sviluppato mi sono riferito sostanzialmente a una sola delle opere agostiniane: Le Confessioni. Si tratta di un'opera autobiografica, originalissima e sempre attuale anche dopo sedici secoli. Ma potremmo utilmente nutrirci con abbondanza anche di tutto quello che, come vescovo, Agostino ha detto al popolo cristiano di Ippona e anche quanto egli, fine e profondo filosofo e teologo, ha scritto in molte opere affrontando questioni difficili per la difesa della genuina fede cristiana e per approfondire una visione cristiana della vita personale e della convivenza umana nella società. Anche noi potremo alimentarci ai commenti che, nella scia di Ambrogio, egli sviluppava sulle pagine della Sacra Scrittura. La Liturgia delle Ore, con l'Ufficio delle Letture, non manca di accompagnarci lungo l'anno con alcune illuminanti pagine.

L'aver lasciato, in quanto fin qui ho scritto, la parola ad Agostino, mi ha permesso di ricavare dalla sua esperienza diverse applicazioni concrete. Avendo cercato di mettermi semplicemente in ascolto di lui, senza avere predeterminato quale sarebbe stato il mio commento, sono stato condotto a rilevare aspetti significativi della nostra conversione personale e pastorale che, forse, non avrei prima immaginato di sviluppare.

 

Lascio la parola finale ad Agostino stesso facendo riecheggiare, con qualche libero adattamento, quanto egli disse negli anni della sua maturità (aveva circa sessant'anni) rivolgendosi, un giorno, ai giovani:

Conosco i vostri problemi, cari giovani!

Sono invecchiato in queste battaglie,

ho gli stessi avversari che avete voi.

Più deboli, ora che son vecchio,

e tuttavia non cessano di turbare la quiete della mia vecchiezza.

Lo so! Più violenta è la vostra battaglia.

Ma che volete, o buoni e santi combattenti?

O forti soldati di Cristo, che volete?

Che non esistano cattive concupiscenze?

Impossibile.

Continuate a combattere e sperate il trionfo!  [1]

 

 

+ Renato Corti

 

Novara, 28 agosto 2003

Memoria liturgica di sant'Agostino

 

[1] SANT'AGOSTINO, Discorso 128, 9.11; cfr. Id., Discorsi, III/1, a cura di M. Recchia, Roma 1969 (Nuova Biblioteca Agostiniana. Opere di sant'Agostino, 31/1), pp. 162-165.