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L'africa romana: Sufetula

I templi di Giunone e Giove: quest'ultimo senza gradini di accesso

I templi di Giunone e Giove: quest'ultimo senza gradini di accesso

 

 

SUFETULA

 

 

 

Le rovine dell'antica Sufetula, a ovest dell'attuale città di Sbeitla lungo entrambi i lati della strada per Kasserine, occupano, a un'altitudine di 537 m, un vasto altopiano leggermente in pendio, dove i monumenti antichi, in parte restaurati, spiccano per il color ocra. La città moderna, capoluogo di delegazione, è soltanto un modesto borgo di poche migliaia di abitanti che sorge un po' discosto rispetto alle rovine alle quali deve la propria fama. Dell'antica Sufetula si hanno poche informazioni, tutte provenienti da iscrizioni: fu certamente municipium alla fine del I secolo d. C. e in seguito colonia.

La sua fondazione, in corrispondenza di un crocevia di strade e presso una fonte, non avvenne su precedenti insediamenti, come dimostra la regolare planimetria tipica delle città romane; la popolazione doveva ammontare a qualche migliaio di abitanti, sparsi su un'area di poco meno di 50 ettari. Sufetula (oggi Sbeitla), che sorge a cinquanta miglia a sud di Maktar fra i boschi, in una zona semi-arida rigata da letti di fiumi disseccati e a poca distanza da un uadi stagionale, era al tempo dei Romani una città di una certa importanza, come suggeriscono le sue rovine e le quattro strade che vi confluivano una volta.

Di origine berbera, come è attestato dal toponimo, Sufetula salì rapidamente gli scalini della legittimazione romana: da municipio divenne colonia integrandosi economicamente e politicamente con la civiltà romana. Il sito archeologico presenta una struttura urbanistica regolare dove le vie rettilinee si rompono ad angolo retto e delimitano delle insulae che servivano da abitazioni. Nella città murata si trova il foro che accoglie il capitolio con tre templi di nobili proporzioni dedicati a Giove, Giunone e Minerva. La città conserva un teatro in buone condizioni, un complesso termale e delle chiese, oltre a un arco di trionfo dell'età di Diocleziano e dei complessi fortificati bizantini. Dell'acquedotto che portava fin qui l'acqua dell'altopiano del Djebel Mrihla rimangono solo i frammenti di poche arcate. Un arco di trionfo a un quarto di miglio dal suo centro culturale fa capire quanto questa città fosse estesa. Tutt'intorno il terreno era coperto di fitti boschi, e come si sa le foreste hanno sempre avuto un'influenza moderatrice sul clima. Gli uliveti, i vigneti e i campi di grano che continuano ad alternarsi, in quest'antica provincia di Byzacena ci dimostrano come, quando in Italia era già sparita da un pezzo, la pace regnasse ancora nel Nordafrica agricolo. Un'iscrizione romano cristiana del V secolo ci ricorda per esempio che il «pius vir Dion» visse qui 80 anni e piantò 4000 ulivi.

Succeduta probabilmente ad un insediamento libico, Sufetula fu fondata alla fine del I secolo d.C. dai veterani smobilitati in seguito al trasferimento della III Legione augusta da Ammaedra (Haidra) a Thebaste (Tébessa in Algeria). Dal II al III secolo i circa diecimila abitanti prosperarono grazie ai proventi dell'ulivocoltura: nel II secolo, infatti, la città cominciò ad erigere monumentali edifici classici, poi dal IV secolo, basiliche e chiese cristiane. Con il declino dell'impero (inizio del V secolo) e l'occupazione Vandala (V e inizio del VI secolo), Sufetula, situata ai confini con la zona stepposa, rivestì il ruolo di strategica città di frontiera a continuo contatto con i popoli berberi di Aurès e della Tripolitania ridiventata indipendente.

Sufetula contava sei chiese nel IV secolo, custodite dalle comunità cattoliche o donatiste, costruite su precedenti edifici pagani: la chiesa posta all'angolo esterno del Foro (fine del IV - inizio del V secolo) presenta una pianta basilicale a tre navate; un gruppo di edifici religiosi comprende due stabilimenti termali e le abitazioni del clero; nella cattedrale cattolica detta di Bellator, risalente al IV secolo, alle tre absidi fu aggiunta nel V secolo la cappella detta di Giocondo con battistero; la chiesa detta di Vitalis presenta cinque navate, due absidi e un battistero; la chiesa di Servus, forse la cattedrale della comunità Donatista, presenta ben cinque navate ed il battistero fu installato nella cella di un tempio pagano.

Inoltre troviamo due chiese risalenti all'epoca bizantina (VI e VII secolo). Con l'avvento del cristianesimo Sufetula divenne sede episcopale e, dopo la fine del regno Vandalo, fu fortificata dai Bizantini che, nella prima metà del VII secolo ne fecero una capitale in seguito all'iniziativa secessionista del patrizio Gregorio. Nell'anno 646 costui, rifiutando l'autorità di Bisanzio, si proclamò a sua volta imperatore e decise così di trasferire la propria residenza da Cartagine a Sufetula, forse nell'intento di fronteggiare la minaccia dell'invasione araba; un anno più tardi, 20000 uomini guidati da Abdallah ibn Saad conquistarono la città e il patrizio fu ucciso. Questa vittoria e la gran quantità di ricchezze trovate nel campo di Gregorio e nella città saccheggiata assunsero una dimensione leggendaria nei racconti degli storici arabi; in realtà gli invasori si limitarono a lanciare qualche razzia contro il Jerid e solo una ventina d'anni più tardi si può parlare di vera e propria occupazione araba. Gli scavi furono iniziati fra il 1906 e il 1922 e ripresi fra il 1954 e il 1966; diverse opere di restauro sono tuttora in corso.