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CICLo AGOSTINIANo di Peter Dimmel a Ried

Agostino nel giardino di Milano: la scena del tolle lege, particolare della porta di sant'Agostino a Ried

Agostino nel giardino di Milano: il tolle lege

 

 

PETER DIMMEL

1987

Porta di sant'Agostino nella parrocchiale di Ried

 

Agostino nel giardino di Milano: la scena del tolle lege

 

 

 

Non poteva mancare in questo ciclo la tradizionale scena del tolle lege che costituisce il punto di svolta simbolico nella vita di Agostino, il momento cioè di non ritorno allorchè il santo trova in sè la forza per cambiare gli obiettivi e le finalità della sua vita. La scena è solitamente ambientata in un giardino, quella della casa dove Agostino risiedeva a Milano.

Qui si svolge sotto le foglie protettrici di una palma, che gli ricorda l'Africa natia. Agostino è seduto con in mano un rotolo, che forse ha appena letto, lo sguardo è assente poichè la mente girovaga per gli spazi del futuro: la mano sinistra dolcemente appoggiata al capo amplifica questa sensazione di smarrimento e nello tempo di tensione prossima a una grande decisione. Stranamente non appare Alipio, bensì una figura di donna a una finestra: è Monica e la scena preconizza l'estasi si Ostia, in cui entrambi salirono fino alla visione dell'eternità, che Monica sembra additare ad Agostino con la mano sinistra nel simbolico triangolo della Trinità. L'intera scena rafforza l'interpretazione del forte legame che unì la madre Monica al figlio Agostino, verso cui dedicò e sacrificò l'intera vita.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29