Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Cori

CICLo AGOSTINIANo a Cori

Monica consolata da un vescovo

Monica consolata da un vescovo

 

 

MAESTRO DI CORI

XVII secolo

Monastero di S. Oliva a Cori

 

Monica consolata da un vescovo

 

 

 

La scena affrescata ricorda un episodio che ricorre con una certa frequenza nella iconografia agostiniana e concerne le aspettative di Monica nei riguardi del figlio Agostino: si tratta dell'incontro di Monica con un santo vescovo che la rassicura sul destino del figlio.

Monica, vestita da monaca agostiniana, sta in ginocchio con le mani incrociate sul petto ed ascolta con attenzione le parole che le rivolge un anziano vescovo con la barba bianca. Alle spalle del prelato si staglia la figura di un sacerdote che lo accompagna e segue il discorso fra Monica e il vescovo.

 

E un altro responso mi hai dato a quell'epoca, che ora torna alla memoria (molte cose tralascio nella fretta di arrivare a ciò che più mi preme confessarti, e molte altre non le ricordo). Un responso, dunque, dato attraverso un tuo sacerdote, un vescovo allevato nella chiesa ed esperto dei tuoi libri. Quando quella donna lo pregò - come era solita fare con tutte le persone che le parevano adatte allo scopo - perché si degnasse di parlare con me e di confutare i miei errori e di distogliermi dalle male dottrine per insegnarmi quelle giuste, quello rifiutò, e saggiamente, come capii più tardi. Rispose infatti che ero ancora sordo a ogni insegnamento, perché tutto gonfio della novità di quell'eresia, e con le mie sottigliezze avevo già messo in agitazione parecchi sprovveduti, come aveva saputo da lei.

"Ma," disse, "lascialo stare dov'è. Prega soltanto il Signore per lui. Troverà da solo, leggendo, che errore sia quello e quanto grande la sua empietà". Poi le raccontò come anche lui da ragazzino fosse stato affidato ai Manichei da sua madre, che ne era rimasta affascinata, e disse che non solo aveva letto quasi tutti i loro libri, ma se li era anche trascritti, e mentre lo faceva gli si era reso evidente, senza che nessuno discutesse con lui e cercasse di convincerlo, che bisognava fuggirla, quella setta. E così aveva fatto. Ma lei nonostante queste parole non voleva rassegnarsi e insisteva, con implorazioni e lacrime sempre più abbondanti, perché mi vedesse e parlasse con me: e quello, che ormai non ne poteva più, concluse: "Lasciami in pace e continua a vivere così, non è possibile che il figlio di tante lacrime perisca".

Parole che ella, nelle nostre conversazioni, ricordava spesso di aver accolto come se fossero risuonate dal cielo.

AGOSTINO, Confessioni 3, 12, 21