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CICLo AGOSTINIANo nel Chiostro di Teggiano

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MAESTRO CAMPANO

1713

Teggiano, Chiostro del convento agostiniano

 

Vocazione di San Guglielmo il Grande

 

 

 

La lunetta è dedicata a san Guglielmo da Malavalle, fondatore dei guglielmiti, che nel XIII secolo aderirono alla Grande Unione e costituirono una colonna portante del neo costituito ordine agostiniano. Il santo è raffigurato con alle spalle un angelo, che gli indica una schiera di guerrieri a cavallo sulla destra.

Guglielmo, che porta una aureola in testa è vestito con la tonaca nera dei monaci agostiniani.

In basso alla scena, sul cartiglio si legge a lettere capitali: "GUGLIELMO DEL REGAL SANGUE DI FRANCIA/ STRENUO GUERRIER PERSECUTOR FEROCE/ DEL VATICANO L'IMPUGNA CON LA SUA LANCIA/ SI PENTE SEGUE AGOSTIN E GUERR'ATROCE/ SPIRITI IMMONDI LI FAN CON SPADA E LANCIA/ MA LI FUGA LEON QUASI FEROCE HOC [---] MODUM [---] FULGEM [---] CAPOBIANCO, PRIOR VELIS [---] S. AGOSTINI TERRE PADULE"

Il ciclo di Teggiano fu fatto eseguire dal priore Nicola Carrano nel luglio del 1713 ed è opera di collaborazione di un pittore di ambito salernitano, autore delle lunette e delle scenette nelle volte, molto vicino ai modi di Michele Ricciardi (di cui abbiamo notizie dal 1699 al 1743), ed un ornamentista, autore della decorazione. Agli stessi autori sono attribuibili gli affreschi nella chiesa di S. Pietro. Questa specifica lunetta, a differenza delle altre, fu eseguita su commissione di Fulgenzio Capobianco, priore del convento di S. Agostino a Padula.

 

 

Guglielmo di Malavalle, noto anche come Guglielmo di Aquitania e San Guglielmo il Grande nacque in Francia.

Incerta è la conoscenza sulla gioventù di Guglielmo, al cui riguardo esistono diverse tradizioni e leggende. Una pervicace tradizione toscana sarebbe stato un cavaliere francese appartenente alla famiglia ducale d'Aquitania. A motivo della sua condotta immorale e sregolata, intorno all'anno 1140 fu scomunicato da Papa Eugenio III, che gli rifiutò il perdono durante la sua visita all'Abbazia di Clairvaux, dove Guglielmo si era ritirato convertito ad opera di Bernardo di Chiaravalle. Come pellegrino raggiunse Santiago di Compostella, Roma e Gerusalemme. Infine giunse in Toscana dove iniziò una vita da eremita.

Secondo la leggenda san Guglielmo avrebbe ucciso un drago che infestava le campagne di Castiglione della Pescaia.

Dopo l'eremo di Santa Maria ad Martyres e l'eremo dei Santi Jacopo e Verano alla Costa d'acqua sul monte Pisano, Guglielmo si stabilì infine a Malavalle nel territorio di Castiglione della Pescaia. Trascorse gli ultimi anni della sua vita come anacoreta in preghiera, in silenzio, in digiuno e penitenza.

San Guglielmo non scrisse alcuna regola, ma dal 1156 accolse come discepolo Alberto, che, alla sua morte nel 1157 a Castiglion de la Pescaia, ne scrisse una succinta biografia. Alberto trascrisse i suoi insegnamenti e definì la Regula sancti Guillelmi di derivazione benedettina cistercense, e le Consuetudines. Nel 1211 questa regola venne approvata da papa Innocenzo III. La comunità degli eremiti di Malavalle crebbe velocemente diffondendosi in Toscana, nel Lazio e nelle Marche. Nel 1244 furono fondate le prime comunità in Europa e nel 1256 conventi erano presenti nel nord della Francia, in Belgio, in Boemia e in Ungheria.

Il culto a san Guglielmo fu approvato da papa Alessandro III tra il 1174 e il 1181.