Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > Teggiano

CICLo AGOSTINIANo nel Chiostro di Teggiano

Sant'Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino

Sant'Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino

 

 

MAESTRO CAMPANO

1713

Teggiano, Chiostro del convento agostiniano

 

Sant'Agostino lava i piedi a Cristo pellegrino

 

 

 

Agostino, inginocchiato ai piedi di Cristo, indossa l'abito monacale. In segno di umiltà ha deposto  mitra e bastone pastorale, segni della sua dignità episcopale in un angolo dell'edificio dove avviene l'incontro. Agostino sta baciando piedi e gamba sinistra di Cristo che si è presentato come un pellegrino, con la conchiglia di san Giacomo sul petto e indossando il tipico abbigliamento con bastone a cappello dei pellegrini in cammino alla volta di Santiago.

Sullo sfondo si notano eleganti architetture che lasciano intravedere in lontananza un paesaggio ricco di alberi. Nella volta è raffigurata la scena del Noli me tangere, due scenette con paesaggi e una raffigurante Cristo che appare alle pie donne.

Nel cartiglio svolazzante Cristo si rivolge ad Agostino: "Magne Pater Augustinus hodie meruisti videre filium Dei in carne. Tibi commendo ecclesiam meam."

 

Questa leggenda mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici, che seguivano la sua regola. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.

Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."

N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.

Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perché abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perché Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.

Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana.

Spesso la scena, come in questo caso di Teggiano, è accompagnata dal testo "O grande padre Agostino, ti affido la mia Chiesa", tratto da un apocrifo ambrosiano. E' un chiaro segno per giustificare la vita mista fra contemplazione e azione propria degli eremitani, con l'invito a seguire l'esempio del santo fondatore.