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CICLo AGOSTINIANo di Carle van Loo a Notre Dame des Victoires a Parigi

Tela di Carl Van Loo che raffigura Luigi XIII che dedica la Chiesa di Notre-Dame-des-Victoires alla Vergine nel 1629

Carl van Loo: Luigi XIII nel 1629 dedica la Chiesa alla Vergine

 

 

CARLE VAN LOO

1740

Coro della chiesa di Notre Dame des Victoires a Parigi

 

Episodi della Vita di sant'Agostino

 

 

 

Verso l'anno 1740 gli Agostiniani del convento di Notre Dame des Victoires di Parigi decisero di decorare il coro della loro chiesa. Commissionarono l'opera a Carl van Loo, uno degli artisti più celebri dell'epoca. Van Loo aveva a lungo risieduto in Italia e dal 1735 era Accademico di Francia. Dal 1762 sarà il primo pittore del re.

Carle van Loo (1705-1765) non ebbe molta fortuna fra i posteri, forse a causa del suo manierismo e di una certa dipendenza dallo stile dei grandi maestri. Tuttavia la sua opera godette di grande successo nel 1700 e il ciclo di Parigi mostra le sue grandi doti di pittore. Van Loo nel tracciare il quadro delle scene seguì le direttive dei frati, che preferirono limitare il numero delle scene. Seguace e ammiratore di Raffaello, van Loo ne seguirà l'ariosa scenografia cercando di riproporre la bellezza delle Stanze Vaticane.

 

La chiesa di Notre Dame des Victoires di Parigi era stata voluta dal re Luigi XIII (1601-43) per ringraziare la Vergine della vittoria a La Rochelle.

 

Carle o Charles-André Van Loo (Nizza 15 febbraio 1705 - Parigi 15 luglio 1765) fu un famoso pittore francese del Settecento, figlio di Luigi Abramo e fratello, molto più giovane, di Jean-Baptiste van Loo (1684 - 1745). Ebbe una brillante carriera, divenne molto popolare e il più conosciuto fra i membri della famiglia dei Van Loo. La sua famiglia era di origini olandesi e la sua opera artistica comprende temi che abbracciano la religione, storia, mitologia, ritratti, allegorie e scene di genere.

Perdette il padre a sette anni e fu allevato da suo fratello Jean-Baptiste. Lo seguì a Torino e poi a Roma nel corso di due viaggi in Italia (1712-1715 e 1716-1718). Durante la seconda di queste visite, ha preso lezioni di disegno dal pittore Benedetto Luti e studiò sotto la direzione dello scultore Pierre Legros. Tornato a Parigi nel 1720 avviò la sua produzione con Il buon samaritano (1723). Vinse il Prix de Rome nel 1724. Povero, i problemi finanziari non gli consentirono di rimanere presso la Accademia di Francia a Roma. In Italia, è diventato noto per la sua capacità di dipingere trompe l'oeil soffitti decorati con scene mitologiche o religiose (ad esempio, la glorificazione di San Isidoro, 1729) e venne notato da Papa Benedetto XIII. La più importante opera di questo periodo rimane l'Anchise Enea (1729). Rientrato a Torino, lavorò per il Re di Sardegna Carlo Emanuele III. Nel 1733, quando scoppiò la guerra di successione polacca, tornò a Parigi, dove nel 1734 viene iscritto alla Reale Accademia di Pittura e Scultura, come pittore di storia.

Nel 1737 viene nominato professore presso l'Accademia e lavora in una serie di soggetti mitologici per l'Hotel de Soubise. Realizza anche dipinti religiosi eleganti come San Carlo Borromeo che dà la comunione ai lebbrosi eseguito nel 1743 per la cappella di Saint-Marcel della Cattedrale di Notre-Dame de Paris, Seguono i lavori dell'Adorazione degli Angeli (1751) per la cappella della Assunzione della chiesa di Saint-Sulpice, e il ciclo di sette dipinti raffiguranti la vita di S. Agostino, per il coro della chiesa dei Piccoli Padri (1746-1755).  Nel 1754 viene eletto presidente e poi direttore dell'Accademia (giugno 1763). Nominato cavaliere dell'Ordine di Saint-Michel (nel 1751), diviene primo pittore del re nel giugno 1762. Fece un breve soggiorno a Londra nel 1764 e morì nel 1765 all'apice della sua gloria.

Le sue opere rivelano semplicità di stile e correttezza nel disegno, effetti del suo studio dei grandi maestri italiani. Grazie al suo lavoro riuscì a creare una moderna scuola di pittura francese, anche se le lodi dei suoi contemporanei appaiono eccessive. La fortuna critica di Van Loo si è molto affievolita nei secoli successivi, anche se resta ancora ammirevole la sua capacità, la qualità e la varietà del suo lavoro.