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PITTORI: Raffaello Sanzio

Agostino incorona san Nicola da Tolentino

Agostino incorona san Nicola da Tolentino

 

 

RAFFAELLO SANZIO

1500-1501

Lille, Musée des Beaux Arts

 

Agostino incorona san Nicola da Tolentino

 

 

 

Si tratta di un disegno eseguito da Raffaello Sanzio con una punta metallica e matita nera su carta delle dimensioni di 390x260 mm. Serviva come studio preparatorio per una Pala che doveva raffigurare la triplice incoronazione di san Nicola da Tolentino. La pala venne completata nel 1501 ed era stata commissionata al giovanissimo Raffaello da Andrea di Tommaso Baronci. Il Vasari cita questa pala che venne allocata in una cappella della famiglia Baronci nella chiesa di sant'Agostino a Città di Castello. In seguito al terremoto del 1789 la pala venne venduta a pezzi ricavare le somme necessarie alla ricostruzione della chiesa. Purtroppo oggi se ne conoscono solo alcuni frammenti. Siccome la pala venne commissionata il 10 dicembre 1500, il foglio fu disegnato da Raffaello al più entro la fine dell'anno o in quello successivo. L'idea compositiva si presenta già ben abbozzata, specialmente nella architettura dei personaggi principali. Anche le singole figure sono state risolte a un buon livello di elaborazione grafica. L'angelo che regge il cartiglio, san Nicola e il diavolo sono stati tracciati in abbozzo: un migliore livello di definizione lo si ritrova nella figura della Vergine, di Iddio Padre e in sant'Agostino. Quest'ultimo è già stato dettagliato con gli abiti episcopali, regge con la mano sinistra il bastone pastorale e in testa porta una semplice ed elegante mitra. Sul piano iconografico il disegno mostra una efficace elaborazione e, mentre nelle altre raffigurazioni quattrocentesche dell'incoronazione di san Nicola compaiono due corone, qui compare una terza corona. Inoltre assistiamo alla presenza di un angelo e di un demonio che viene schiacciato dai piedi del santo. La struttura architettonica che raccoglie i diversi personaggi è stata costruita con un abbondante uso del compasso. S può notare anche una quadrettatura del disegno con l'evidente scopo di trasferire la composizione su una struttura più grande. Da quel che si conosce dell'opera definitiva, Raffaello dovette apportare diverse modifiche al suo modello, forse costretto da Evangelista di Pian di Meleto, l'anziano pittore che aveva ricevuto assieme a lui la medesima commessa e storico assistente di suo padre Giovanni Santi.

Dell'opera originaria esiste una copia parziale del 1791 di Ermenegildo Costantini, conservata nella Pinacoteca comunale di Città di Castello, e alcuni disegni preparatori all'Ashmolean Museum di Oxford e al Musée des Beaux-Arts di Lille, che permettono di farsi un'idea della composizione originaria. Al centro si trova Nicolò da Tolentino, nel 1501 solo beato, che schiaccia il demonio, affiancato da tre angeli con cartigli. Due angeli sono a destra e uno solitario a sinistra. In mano il santo regge un libro aperto e un lungo crocifisso. La parte superiore della pala originaria, che è assente nella copia settecentesca, mostrava una triplice incoronazione del santo, da parte dell'Eterno Padre in una mandorla di cherubini, assieme alla Vergine Maria e a sant'Agostino. Lo sfondo comprendeva un'ampia arcata, aperta sul paesaggio. La predella infine mostrava alcune vicende della vita del santo tolentinate.

 

 

 

Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio nato a Urbino nel 1483 e morto a Roma nel 1520, è pittore e architetto italiano, tra le figure centrali del Rinascimento. Figlio del pittore Giovanni Santi, esordì nella bottega del padre, da cui si staccò a partire dal 1500. Nel primo periodo di attività dipinse sotto l'influenza dello stile del Perugino e alla maniera della scuola umbra, come testimoniano lo Sposalizio della Vergine (1504, Pinacoteca di Brera, Milano) e la Crocifissione con la Madonna, due angeli e i santi Gerolamo, Maddalena e Giovanni Evangelista (1503 ca., National Gallery, Londra). Alla fine del 1504 Raffaello si recò a Firenze con l'intento dichiarato di studiare le opere di Leonardo da Vinci, Michelangelo e fra Bartolomeo.

La sua evoluzione artistica nel corso del soggiorno fiorentino può essere ripercorsa esaminando i numerosi dipinti sul tema della Madonna con il Bambino. Ancora di ispirazione umbra è la Madonna del Granduca (1504-1505, Palazzo Pitti, Firenze); alcune prove successive mostrano l'influenza di Leonardo nella composizione e nel ricorso alla prospettiva aerea: La belle jardinière (1507, Louvre, Parigi), Madonna del Cardellino (1507 ca., Galleria degli Uffizi, Firenze); mentre lo studio sull'opera di Michelangelo è evidente nella Madonna Bridgewater (1507 ca., National Gallery, Edimburgo). L'ultimo dipinto eseguito a Firenze, la Madonna del baldacchino (1508, Palazzo Pitti), una pala monumentale, rimase incompiuto a causa della partenza dell'artista per Roma. Fra il 1504 e il 1508 Raffaello lavorò anche per la corte dei Montefeltro a Urbino, dipingendo molte tavole tra cui San Giorgio e il drago (1505 ca., National Gallery of Art, Washington). Ma l'esito più alto di questi anni è rappresentato dal Trasporto di Cristo morto, opera datata e firmata (1507, Galleria Borghese, Roma), una composizione movimentata che risente della lezione di Michelangelo, nella quale le figure mostrano una ricca varietà di attitudini e di espressioni.

Nel 1508 Raffaello fu chiamato a Roma da papa Giulio II, che gli commissionò la decorazione ad affresco di quattro stanze in Vaticano. Il soffitto del primo ambiente, la Stanza della Segnatura (1509-1511), è decorato da quattro tondi con le allegorie della Teologia, della Filosofia, della Poesia e della Giurisprudenza. Sotto la Teologia è affrescata la scena della Disputa del Sacramento, mentre sulla parete sottostante la Filosofia c'è la celebre Scuola di Atene: all'interno di un'architettura illusionistica, ispirata probabilmente al Bramante e ai suoi progetti per la nuova basilica di San Pietro, e rappresentata con un rigoroso uso della prospettiva, Platone, Aristotele e altri filosofi dell'antichità studiano o discutono.

Sotto la Poesia, è dipinto il Parnaso, con il dio greco Apollo circondato dalle Muse e dai grandi poeti. Nella seconda stanza vaticana, detta Stanza di Eliodoro (1511-1514), Raffaello affrescò sulle pareti, con l'aiuto di allievi, alcuni episodi che testimoniano l'intervento di Dio nella storia della Chiesa: la Cacciata di Eliodoro, la Liberazione di san Pietro, l'Incontro di Attila e Leone Magno e la Messa di Bolsena. Nel 1514, dopo la morte di Giulio II, il successore Leone X nominò Raffaello "architetto della fabbrica di San Pietro" e un anno dopo "conservatore delle antichità romane". Preso da molteplici impegni e assorbito da varie attività, Raffaello dipinse solo una parte della terza stanza vaticana, nota come la Stanza dell'incendio di Borgo (1514-1517), mentre la quarta, la Stanza di Costantino, fu realizzata dagli allievi dopo la sua morte. Tra il 1514 e il 1517 Raffaello realizzò dieci cartoni raffiguranti episodi della vita degli apostoli per gli arazzi della Cappella Sistina, oggi conservati al Victoria and Albert Museum di Londra. Inoltre progettò la Cappella Chigi per la chiesa di Santa Maria del Popolo, terminata dal Bernini, ed eseguì le decorazioni, tra cui il Trionfo di Galatea (1513 ca.), per la Villa Farnesina. Oltre a queste opere importanti universalmente note, Raffaello dipinse molte tele altrettanto interessanti. Tra i ritratti, genere in cui eccelleva per l'estremo realismo della rappresentazione e la capacità di introspezione psicologica, si ricordano quelli di Giulio II (1511-12, National Gallery, Londra) e di Leone X con due cardinali (1518-19, Galleria degli Uffizi).

Un altro soggetto prediletto fu la Madonna (Madonna Sistina, 1514 ca., Gemäldegalerie, Dresda; Madonna della seggiola, 1514, Palazzo Pitti). Tra gli altri quadri di soggetto religioso è necessario ricordare la Trasfigurazione (1517-1520, Pinacoteca Vaticana), rimasta incompiuta alla sua morte e completata nella parte inferiore da Giulio Romano: la tela costituirà un modello importante per i pittori del Seicento, in particolare per Caravaggio e Rubens.