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PITTORI: Lobin Lucien Leopold

Tolle lege nel giardino di Milano

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

LOBIN LUCIEN LEOPOLD

1880-1890

Bourges, chiesa di san Pietro

 

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

La scena che descrive l'episodio del tolle lege si trova in una vetrata della chiesa di san Pietro a Bourges. Nelle opere scritte subito dopo la conversione, Agostino non cenno a questa famosa scena dell'orto o del tolle lege che invece ricorda nelle Confessioni. Si può osservare, come sostenne Pincherle, che la descrizione che fa Agostino del suo stato d'animo è, da una parte, tutta dominata dalla preoccupazione, polemica contro i manichei, di dimostrare l'esistenza e il valore del libero arbitrio, la possibilità di una scelta fra bene e male e che, d'altra parte, essa è redatta sotto l'influsso di quei passi paolini che parlano del contrasto fra lo spirito e la carne.

E si potrebbe ancora suggerire, insistendo sull'importanza di questo fatto, che l'episodio dimostra come Agostino abbia conosciuto l'epistolario di san Paolo proprio all'inizio della sua conversione.

Tuttavia questa scena, vera senza dubbio in molti, probabilmente in tutti, i suoi particolari, è stata redatta con la preoccupazione di dimostrare appunto il contrario di ciò che taluno ha creduto di scorgervi: di mettere in luce cioè l'impotenza dell'uomo a operare da solo la propria salvezza e la necessità dell'intervento, subito efficace della grazia divina, intervento che non ha nulla di miracoloso.

Possiamo anche ammettere che il testo paolino, di contenuto così caratteristicamente etico, e inserito in una esortazione morale ed escatologica, fosse per l'appunto quello che Agostino lesse effettivamente, ricavandone la forza di tradurre in atto i progetti che da qualche tempo maturavano nella sua mente.

L'artista ambienta la scena in un paesaggio campestre e vi inserisce tre personaggi: Agostino e Alipio, che sono i veri protagonisti dell'episodio del tolle lege e Monica, in secondo piano, che guarda quanto sta accadendo. Agostino è ritto in piedi con in mano un libro aperto dove ha letto una frase di san paolo accogliendo l'invito delle tolle lege. In realtà dopo la piena consapevolezza della propria conversione acquisita da Agostino con l'aiuto dell'amico Alipio, Agostino narra che corse da sua madre per annunciarle la sua decisione di iscriversi fra i catecumeni per ricevere il battesimo. Il cartiglio in margine alla scena recita "La conversion de saint Augustin".

Tutti e tre i personaggi sono nimbati.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze ... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29

 

La tradizione locale attribuisce la fondazione della chiesa a un miracolo da sant'Antonio da Padova, il cui passaggio da Bourges è stato documentato intorno al 1225-1230. Come la cattedrale di Stefano, costruita nello stesso tempo, la chiesa di san Pietro non ha transetto e possiede un deambulatorio con cappelle radiali. Le volte in pietra della navata probabilmente risalgono agli inizi del Cinquecento. La decorazione degli interni delle cappelle laterali è rimasto sostanzialmente invariato: i bassorilievi in pietra scolpita e i dipinti sono di scuola francese del Seicento. Le vetrate sono invece ottocentesche prodotte dall'officina Lobin.

 

 

Officine Lobin

Capostipite dell'azienda di famiglia fu Julien Leopold Lobin nato nel 1814. Questo maestro vetraio fu attivo dal 1848 fino alla morte avvenuta nel 1864. Nel 1838 era entrato nella bottega di Mr. Steuben nel 1841 si recò a Roma. Lobin aprì il suo laboratorio a Tours nel 1848, dove in 16 anni di produzione realizzò oltre 650 vetrate per le chiese.

Suo figlio Lucien Lobin Leopoldo, nato a Tours nel 1837, assunse la direzione della bottega alla morte del padre. Fu attivo dal 1864 fino alla morte che lo colse nel 1892. La bottega sopravvisse ancora sotto la guida di suo fratello Prosper.