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L'ORDINE AGOSTINIANO E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

Madonna del Parto in un affresco di Piero della Francesca

Madonna del Parto di Piero della Francesca

 

 

L'ORDINE AGOSTINIANO E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA

di Agostino Giacomini O.S.A.

 

tratto da Sanctus Augustinus vitae spiritualis magister, Settimana internazionale di Spiritualità Agostiniana, Roma 1956

 

 

 

Nelle manifestazioni culturali e cultuali della storia plurisecolare dell'Ordine Agostiniano balza subito all'occhio un'intensa impronta mariana. Lumeggiarla brevemente è lo scopo del presente modesto lavoro, il quale, pur tra le molte e inevitabili deficienze, spero non riuscirà inutile come saggio in un terreno pochissimo finora esplorato. Veramente il titolo "L'Ordine Agostiniano e la devozione alla Madonna" porterebbe l'accento piuttosto su l'aspetto del culto anzi che della dottrina. Tuttavia crediamo opportuno premettere, sia pure alla svelta, alcuni accenni ad essa attinenti. Seguirà una trattazione stringata sul culto dell'Ordine verso la celeste Madre.

Chiuderemo con un elenco schematico dei nostri più ragguardevoli scrittori mariani (Oltre che delle opere e articoli di riviste, citati nel corpo della trattazione, mi sono valso anche dei seguenti lavori: E. CAMPANA, Maria nel culto cattolico, Torino 1933; ID., Maria nel dogma cattolico, ib. 1936; B. J. CAROL, De corredemptione B. V. Mariae, Città del Vaticano 1950; B. H. MERKELBACH, Mariologia, Parisiis 1939; D. A. PERINI, Bibliografia augustiniana: Scriptores itali, 4 t., Florentiae 1929-1938; G. ROSCHINI, La Madonna secondo la fede e la teologia, 4 t., Roma 1953-1954; LUIGI TORELLI, Secoli agostiniani, 8 t. in fol., Bologna 1659-1686)

 

 

 

CENNI DOTTRINALI

 

Ricevendo il nostro Ordine alimento e luce dallo spirito e dagli scritti di S. Agostino, naturalmente cominciamo dal sintetizzare schematicamente il pensiero mariano del grande Dottore. E' facile comprendere che il Vescovo d'Ippona non abbia una dottrina sistematica intorno alla Madonna; ma dalle sue opere si può trarre un abbondante materiale, che ci offre una dottrina mariologica abbastanza completa, sia in se stessa sia in relazione agli altri Padri occidentali. I punti salienti di questa dottrina si possono riassumere come segue. S. Agostino difende vivacemente la maternità fisica di Maria contro i doceti e ne afferma con formule precise la maternità divina: natus est Deus ex femina (De Trin. VIII, 4, 7).

La verginità, prima del parto, nel parto e dopo il parto, è difesa in ogni occasione con formule insistenti ed incisive come questa: Maria ... virgo concepit, virgo peperit, vergo permansit (Serm. 51,11,18; 136, 1,1; 188,3,4; ecc.). Maria resta vergine in adempimento d'un voto, pronunciato quando non si conosceva l'ideale della verginità, che comincia proprio da lei: coepit dignitas verginalis a Matre Domini (Serm. 51, 16, 26); con uno stupendo miracolo (Serm. 190, 2, 2; 196, 1, 1) Dio aggiunse la maternità allo splendore della verginità, affinché Maria fosse simbolo della Chiesa, che è nello spirito, come Maria è nel corpo, vergine e madre: mater visceribus caritatis, virgo integritate fidei et pietatis (Serm. 192, 2, 2). I rapporti di Maria con la Chiesa costituiscono un singolare e ben nutrito capitolo della mariologia agostiniana. Il Vescovo d'Ippona esalta inoltre la santità della Madonna, ne descrive le virtù, specialmente la fede, l'umiltà, la castità, e la propone come esempio a tutti i fedeli. In quanto alla vittoria sul peccato, egli esclude chiaramente da Maria ogni peccato personale.

Ci riferiamo al celebre testo del De natura et gratia, 36,47: Excepta igitur sancta virgine Maria, de qua ... nullam prorsus cum de peccatis agitur, haberi volo quaestionem ... Discutono gli studiosi se escluda il peccato originale: tenuto conto del motivo addotto per escludere i peccati personali - propter honorem Domini - e del principio enunciato a proposito di Gesù, per cui l'assenza d'ogni peccato personale indica l'assenza del peccato originale (Contra Iul. V, 15, 57), e soprattutto studiando bene la risposta data a Giuliano nell'Opus imperfectum, IV, 122, crediamo che si debba concludere che, anche riguardo al peccato originale, S. Agostino faccia un'eccezione per Maria dalla legge universale così tenacemente difesa. Non vogliamo tacere, in fine, che il S. Dottore ha illustrato il principio ormai tradizionale, dei rapporti tra Eva e Maria - Per feminam mors, per feminam vita (Serm. 232, 2, 3) - ed ha enunciato quello della maternità spirituale di Maria verso tutti i cristiani, quia cooperata est caritate, ut fideles in ecclesia nascerentur (De sancta virginitate, 6, 6).

Sulla scia del pensiero mariano del S. P. Agostino si muovono, generalmente e sostanzialmente, gli Agostiniani. Naturalmente essi ammettono e sviluppano tutte le verità mariologiche comuni nella teologia, dando prova tangibile della loro scienza e del loro zelo riguardo alla Vergine santa; anzi, alcuni (come il B. Simone da Cascia, Ermanno da Schildesche, Giacomo Pèrez di Valenza, S. Tommaso di Villanova, il B. Alfonso de Orozco, Luis de Leòn, Egidio della Presentazione, Bartolomeo de los Ríos y Alarcòn e il V. Carlo Giacinto di S. Maria) lo fanno con particolare ardore e talvolta usando un linguaggio originale e artistico. Si pensi, per esempio, a quel compendio di teologia mariana che è la poesia "A Nuestra Señora" di Luis de Leòn e alle espressioni che lo stesso autore usa nel libro "Los Nombres de Cristo", descrivendo, nel meditare il titolo "Agnello di Dio", la formazione del corpo di Gesù dal sangue purissimo della Vergine ("... Infatti, al di là di ciò che l'anima può operare e opera negli umori del corpo - i quali senza dubbio altera e qualifica secondo le proprie affezioni - e oltre al fatto che, sotto questo aspetto, l'anima santissima della Vergine produceva santità nel proprio sangue, tanto le inclinazioni celesti di Lei quanto gli innumerevoli beni di grazia che aveva in sè, in certa maniera lo spiritualizzavano e santificavano; sicché, inoltre, era per se stesso il fiore del sangue: voglio dire, il sangue più lontano delle condizioni grossolane del corpo e il più spiritualizzato che, in fatto di sangue, dopo quello del suo Figlio, vi fu mai sulla terra ... E non solo questo sangue verginale formò il corpo di Cristo mentre era nel seno di Maria; ma, dopo che ne uscì, lo nutrì, mutato in latte, nel suo petto santissimo. Per cui la divina Vergine, accostandovi il Figlio di nuovo e fissando in Lui gli occhi, e mirandolo ed essendo dolcemente da Lui mirata, divenuta accesa o, meglio, avvampante di nuovo e castissimo amore, gli dava un latte, se così può dirsi, più santo e più puro. E, incontrandosi per mezzo degli occhi le due anime bellissime e scambiandosi gli spiriti - che attraverso gli occhi comunicavano a vicenda -, per virtù di quelli del Figlio essendo più deificata la Madre, dava al Figlio più deificato il suo latte. E, come nella divinità nasce luce dal Padre, ch'è luce, così anche, per quanto riguarda il suo corpo, nasce, da purezza, purezza". Obras completas, Madrid 1951, pp. 782-783).

O anche si leggano le indimenticabili prediche di S. Tommaso di Villanova, vero innamorato e cantore di Maria, chiamato, con felice appropriazione, dal Capànaga "Dottore mellifluo della Spagna mariana". Tuttavia sarebbe troppo lungo toccare tutti i punti mariologici, oltre che non si direbbe nulla di particolare in confronto degli altri teologi cattolici. Basti quindi soffermarci su l'Immacolata Concezione e su la dottrina del P. Bartolomeo de los Ríos riguardo alla santa Schiavitù, due argomenti dove l'Ordine ha portato un contributo speciale e fortemente notevole.