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PITTORI: Jakub Pischel

Monica vede in sogno la conversione di Agostino

Monica vede in sogno la conversione di Agostino

 

 

PISCHEL JAKUB

1756

Havlíčkově Brodě, monastero agostiniano

 

Monica vede in sogno la conversione di Agostino

 

 

 

Monica piange per il figlio Agostino. Il dipinto raffigura drammaticamente la storia, che è raccontata da Agostino nel terzo libro delle Confessioni. Il fatto è posteriore al 373 quando Agostino aderisce al manicheismo. Al colmo della disperazione per le sorti del figlio, Monica fa un sogno dove, sospesa ad una asticella, incontra un bellissimo giovane che la invita a essere più tranquilla e a rasserenarsi indicandole il figlio poco dietro di lei. In tal modo l'angelo le stava profetizzando che Agostino si sarebbe convertito al cristianesimo. La tela era gravemente danneggiata, ma il restauro ha restituito la tela al suo splendore. Si possono riconoscere diverse figure, fra la protagonista è Monica che piange amaramente, tiene una mano sul cuore e con l'altra accetta la rivelazione. Accanto a lei si trova una giovane in una ricca veste colorata completata da un tipico berretto, e alle sue spalle si trovano altre due figure maschili che stanno guardando l'intero evento. L'elemento significativo che definisce il contenuto della scena è costituito da un cartiglio decorativo tenuto da un piccolo angelo con la scritta: “Cum pro me fleret ad te Mater mea fidelis tua .. Intrabant in conspectum tuum preces ejus, me tamen dimittebas adhuc volvi et involvi illa caligine” un testo interpolato tratto da Confessioni 3, 11, 19-20

 

Il testo agostiniano: "Tu l'esaudisti: perché, da chi le venne il sogno consolatore, per il quale accettò di vivere con me e avere con me in casa la medesima mensa, che da principio aveva rifiutata per avversione e disgusto del mio traviamento blasfemo? Le sembrò, dunque, di essere ritta sopra un regolo di legno, ove un giovane radioso e ilare le andava incontro sorridendole, mentre era afflitta, accasciata dall'afflizione. Il giovane le chiedeva i motivi della sua mestizia e delle lacrime che versava ogni giorno, più con l'intento di ammaestrarla, come suole accadere, che d'imparare; ed ella rispondeva di piangere sulla mia perdizione. Allora l'altro la invitava, per tranquillizzarla, e la esortava a guardarsi attorno: non vedeva che là dov'era lei ero anch'io? Ella guardò e mi vide ritto al suo fianco .."

 

La madre versava calde lacrime per lui, desiderosa di ricondurlo alla vera fede; una volta, come si legge nel terzo libro delle Confessioni, mentre essa era tanto afflitta, le apparve un giovane che le domandò la causa del suo dolore, ed essa, rispose:

- Piango la morte di mio figlio.

Ma l'altro rispose: - Calmati, egli sarà dove sarai tu.

In quel mentre il figlio le viene vicino, ed essa gli raccontò quello che aveva visto, ma il figlio le disse:

- Ti inganni, mamma, quello che ti è stato detto non avverrà mai.

Ma essa rispose: - No, figlio; mi è stato detto che tu sarai dove sarò io.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

 

Pischel Jakub Antonin

Tre generazioni di pittori Pischel hanno vissuto a Jemnice, provenendo, secondo la tradizione, da Mohelnice. Non è noto l'anno del loro arrivo e la prima menzione risale al 1673, quando si parla del pittore Marcel, a volte Jan Marczelo, Pischel, un borghese e consigliere della città di Jemnice. Suo figlio fu il pittore Jakub Antonín e alla terza generazione troviamo il nipote Leopold Josef, a sua volta pittore.

Nel 1677 Marcel Pischel sposò Anna ed ebbe tre figli: Jan Jakub (1680), Veronika (1683) e Jakub Antonín (1695). Non è noto quali dipinti realizzò Marcel e per chi, ma per i suoi buoni rapporti con i francescani si può presumere che abbia partecipato alla decorazione dell'interno della chiesa del monastero a Dačice. Dopo prese con sé come assistente suo figlio Jakub che lo aiutò in alcuni lavori nella tenuta di Jemnice di proprietà della famiglia Jankovský di Vlašim.

Fortunatamente abbiamo più notizie del figlio Jakub Pischel, che dopo un viaggio in Germania si trasferì a Brod. Si sposò con Agneska nel 1732 ed ebbe i figli: Michele (1733), Anna (1735), Giovanni (1737), Antonina (1740), Giuseppe (1744), Maria (1746) e Catherine (1748). Jakub Pischel morì nel 1785 "... alla benedetta età di novanta anni nella casa di sua figlia Kateřina Horní ... "

L'attività artistica di Jakub Pischel fu strettamente legata al monastero agostiniano di Německý Brod. Nel 1723 dipinse un quadro per l'altare della Vergine Marie Bolestná. Nel 1731 decorò l'altare della Vergine Maria di Brno. Nel 1746 realizza per il monastero un primo ampio ciclo con scene della vita di San Giuseppe. Probabilmente l'ultimo lavoro risale al 1756, quando porta a termine un secondo grande ciclo di lunette per il monastero dipinti con scene della vita di Sant'Agostino. Per gli agostiniani realizzò anche dorature, timbrature di altari, pulpiti e vetrate, tanto che i monaci lo chiamavano "Dominus Pictor". Jakub Pischel non è uno dei migliori pittori barocchi boemi, ma è un artista di talento di rilevanza locale.