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CICLo AGOSTINIANo di Giovanni Marchiori

Mistero della Trinità: Agostino con il bambino sulla spiaggia in un bassorilievo a Monselice

Mistero della Trinità: Agostino con il bambino sulla spiaggia

 

 

GIOVANNI MARCHIORI

(1696-1778)

Pieve di Santa Giustina di Monselice (Duomo vecchio)

 

Sant'Agostino e il bambino sulla spiaggia in riva al mare

 

 

 

Sant'Agostino incontra un angelo sotto forma di bambino in riva al mare: è un celeberrimo episodio che nasce dalle tradizioni e devozioni medioevali sul mistero della trinità, così tanto indagata da Agostino. Si racconta che il vescovo di Ippona mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare immerso nelle sue profonde meditazioni, incontrasse un bambino tutto intento a versare con una conchiglia l'acqua del mare in una piccola buca scavata nella sabbia. Sant'Agostino lo guardò a lungo con tenerezza, poi gli domandò: "Bambino, cosa fai?".

Il piccolo senza interrompere il gioco, gli rispose: "Voglio chiudere il mare in questa piccola buca!". E Sant'Agostino: "Ma come puoi pensare di racchiudere il mare, che è così grande, in una buca così piccola?".

Il bambino alzò gli occhi, lo guardò fisso in volto e rispose: "E tu come puoi pensare di comprendere Dio, che è infinito, con la tua mente, che è così limitata?!"

Detto questo sorrise e scomparve.

 

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ?

Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.