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CICLo AGOSTINIANo di Giovanni Marchiori

La scena del tolle lege conservato nella Pieve di Santa Giustina a Monselice

La scena del tolle lege a Milano

 

 

GIOVANNI MARCHIORI

(1696-1778)

Pieve di Santa Giustina di Monselice (Duomo vecchio)

 

Tolle lege nel giardino di Milano

 

 

 

Il bassorilievo porta la scritta "Tolle lege" che richiama direttamente il soggetto rappresentato. Sant'Agostino, qui raffigurato con la barba e un aspetto piuttosto maturo, si era recato a casa di un amico, Ponticiano, e questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di sant'Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo da leggere. Ritornato a casa sua, Agostino disorientato dal colloquio si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato. Mentre piangeva, dice la tradizione, ricordata nelle stesso Confessioni, che avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" cioè prendi e leggi.

A questo invito Agostino aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d’insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'odierno Cassago Brianza, in meditazioni, in conversazioni filosofiche e spirituali. Volle che fosse sempre presente la madre, perché partecipasse agli incontri con le sue sapienti parole.

 

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29