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Iconografia AGOSTINIANa nella chiesa di san Marco a Milano

Giovan Battista Crespi, Battesimo di Agostino, Milano, chiesa di San Marco

Giovan Battista Crespi, Battesimo di Agostino

 

 

GIOVAN BATTISTA CRESPI detto il CERANO

1618

Chiesa di San Marco a Milano

 

Battesimo di sant'Agostino

 

 

 

Il Cerano interpreta drammaticamente in questa tela il battesimo del santo con una scenografia ricca di personaggi e di pathos. L'opera è conservata a Milano nel coro della chiesa agostiniana di san Marco. Se ne conosce una copia alla Pinacoteca Ambrosiana di autore ignoto degli inizi del XVII secolo.

 

Milano fu la tappa decisiva della conversazione di Agostino. Qui ebbe l'opportunità di ascoltare i sermoni di Ambrogio che teneva regolarmente in cattedrale, ma se le sue parole si scolpivano nel cuore di Agostino, fu la frequentazione con un anziano sacerdote, san Simpliciano, che aveva preparato Ambrogio all'episcopato, a dargli l'ispirazione giusta; il quale con fine intuito lo indirizzò a leggere i neoplatonici, perché i loro scritti suggerivano "in tutti i modi l'idea di Dio e del suo Verbo". Un successivo incontro con sant'Ambrogio, procuratogli dalla madre, segnò un altro passo verso il battesimo; fu convinto da Monica a seguire il consiglio dell'apostolo Paolo, sulla castità perfetta, che lo convinse pure a lasciare la moglie, la quale secondo la legge romana, essendo di classe inferiore, era praticamente una concubina, rimandandola in Africa e tenendo presso di sé il figlio Adeodato (ci riesce difficile ai nostri tempi comprendere questi atteggiamenti, così usuali per allora).

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

 

Giovan Battista Crespi detto il Cerano (Romagnano Sesia, 23 dicembre 1573 – Milano, 23 ottobre 1632) fu attivo nell'età della Controriforma. Figlio del pittore Raffaele Crespi, suo primo e a quanto pare unico maestro, e di Camilla, crebbe con il fratello Ortensio Crespi (1578-1631) che diverrà il suo principale collaboratore. La famiglia Crespi si trasferì a Cerano qualche anno più tardi. Nel 1591 l'artista si era già stabilito nella città di Milano, dove dovrebbe avere eseguito alcuni lavori decorativi all'interno del palazzo Borromeo, oggi perduti. Nella sua frenetica attività lasciò numerose pale d'altare in località della Lombardia occidentale (Trecate, Mortara) in cui è evidente l'influsso di Gaudenzio Ferrari e di alcuni artisti coevi come Bartholomäus Spranger e Federico Barocci.

Risale al 1596 un suo viaggio di aggiornamento a Roma, su istanza del suo principale mecenate, il cardinale Federico Borromeo arcivescovo di Milano. Nel 1598 disegnò per il medesimo un abbozzo per la monumentale statua (alta 21 metri) del Colosso di San Carlo Borromeo ad Arona, che avrebbe dovuto essere il fulcro di un Sacro Monte mai completato.

Negli anni tra il 1602 e il 1603 Crespi lavorò (con quattro dipinti) alla prima serie (i Fatti della vita del Beato Carlo Borromeo) dei Quadroni per il Duomo di Milano e fornì alcune pale d'altare per Santa Maria presso San Celso. La serie dei Quadroni di San Carlo fu terminata nel 1610 con il gruppo dei Miracoli, sia pure di dimensioni inferiori. Cerano vi partecipò con sei dipinti a tempera. Anche la organizzazione della cerimonia romana della canonizzazione di San Carlo fu affidata da Federico Borromeo a Cerano, che dipinse una serie di tele per un apparato provvisorio per la Basilica di San Pietro in Vaticano, di cui oggi resta solo il Sant'Ambrogio della Pinacoteca Ambrosiana. Negli anni successivi Cerano dipinse alcune delle opere che ancora oggi sono considerate suoi capolavori: la Deposizione di Novara, la Crocifissione di Mortara, la Madonna del Rosario di Brera. Nel 1614 dipinse la Messa di San Gregorio Magno per Varese, e una pala per la Certosa di Pavia; nel 1618 terminò il Battesimo di Sant'Agostino per la chiesa milanese di S. Marco.

Divenne il primo presidente dell'Accademia Ambrosiana, fondata dal Cardinale Federico Borromeo nel 1621. Tra i suoi allievi Daniele Crespi e Carlo Francesco Nuvolone. Intorno al 1626 terminò la Resurrezione di Cristo per S. Vittore a Meda. Dal 1630 Cerano ebbe un'attiva collaborazione con la Fabbrica del Duomo, fornendo disegni per sculture e anche in qualità di architetto, disegnando anche un nuovo progetto della facciata che rielaborava quello cinquecentesco di Pellegrino Tibaldi, in alternativa a quello di Francesco Maria Richino. Del progetto di Cerano restano, nella facciata attuale del duomo, i cinque portoni. Un'altra sua opera architettonica è la facciata di San Paolo Converso, sempre a Milano. Le sue ultime opere furono la Crocifissione per la chiesa milanese di San Protaso ad Monachos (oggi al Seminario di Venegono Inferiore; 1628) e la Strage degli Albigesi per la chiesa di S. Domenico a Cremona (oggi al Museo Civico Ala Ponzone), rimasta incompiuta per la morte dell'artista e terminata dall'allievo Melchiorre Gherardini (1632), suo genero.