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Iconografia AGOSTINIANa nella chiesa di san Marco a Milano

La chiesa agostiniana di san Marco a Milano

La chiesa di san Marco a Milano

 

 

AUTORI VARI

XIV-XVIII secolo

Chiesa di San Marco a Milano

 

Iconografia agostiniana

 

 

 

La chiesa e il monastero di san Marco furono per tutto il tardo medioevo fino all'età moderna la culla degli Agostiniani in Milano. La loro presenza fu attiva e tra le altre cose permise alla chiesa di arricchirsi di numerose opere d'arte con soggetti agostiniani. La chiesa, con l'annesso monastero, iniziata nel 1254 assunse le forme attuali fra il 1872 e 1873. Per questi lavori fu chiamato l'architetto Maciachini che la riportò alla sua primitiva concezione, aggiungendo nelle teste dei contrafforti e sulla cuspide le cinque edicolette terminanti a cono cestile. In queste sono state collocate le statue dei santi Rita, Marco, la Madonna, S. Nicola da Tolentino e Agostino. L'arco del portale è opera di Balduccio da Pisa, mentre l'architrave e le tre statue nelle nicchie sono probabili opere di Matteo da Campione, allievo di Giovanni di Balduccio. Nell'architrave sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti e al centro il Redentore sta fra Ambrogio ed Agostino.

Secondo la tradizione la chiesa è stata dedicata a san Marco per riconoscenza dell'aiuto prestato da Venezia a Milano nella lotta contro il Barbarossa ma le prime notizie certe risalgono, come si diceva sopra, al 1254 quando Lanfranco Settala, Priore Generale degli Eremitani di Sant'Agostino, fece costruire una chiesa gotica a tre navate inglobando costruzioni precedenti. La struttura non subì varianti rilevanti sino al XVII secolo quando la chiesa, divenuta casa generalizia dell'ordine agostiniano, fu trasformata in forme barocche e divenne, dopo il Duomo, la più ampia di Milano. Nel XVIII secolo, come ricorda una targa, Mozart giovinetto dimorò nella canonica per tre mesi, Giovanni Battista Sammartini vi fu organista. Il 22 maggio 1874 venne eseguita per la prima volta la Messa da requiem di Giuseppe Verdi, che diresse egli stesso e da lui composta per onorare lo scrittore Alessandro Manzoni nel primo anniversario della morte.

 

 

Origini della Chiesa

La tradizione ricorda il 21 marzo 1254 il giorno in cui frate Lanfranco Settala, pose la prima pietra per la ricostruzione della chiesa di san Marco. La prima chiesetta preesistente sarebbe da attribuire ai Giamboniti, seguaci di Giovanni Bono, un penitente che si conformò alla regola agostiniana, che ebbero in dono un pezzo di terreno per erigere la loro casa fra "porta orientale e la pusterla di Monforte." Lanfranco da Milano nel 1252 fu eletto prior provincialis Lombardiae del movimento giambonita propter magnam famam et personae reverentiam. Lanfranco era nato a Milano dalla nobile famiglia dei Settala. Colpito da grave malattia nel 1249, ne era guarito per intercessione di Giovanni Bono. I Giamboniti entrarono nell'Ordine agostiniano il 9 aprile 1256 e Lanfranco venne eletto primo priore degli Agostiniani. Anche il gruppo milanese dei Poveri Cattolici con un accordo raggiunto il 26 luglio 1256 fra frate Nicolao e i suoi nove compagni e frate Jacopo, procuratore agostiniano, confluì nel neonato Ordine agostiniano.

 

 

Arte e architettura

La chiesa e il monastero di san Marco furono per tutto il tardo medioevo fino all'età moderna la culla degli Agostiniani in Milano. La loro presenza fu attiva e tra le altre cose permise alla chiesa di arricchirsi di numerose opere d'arte con soggetti agostiniani. La chiesa, con l'annesso monastero, iniziata nel 1254 assunse le forme attuali fra il 1872 e 1873. Per questi lavori fu chiamato l'architetto Maciachini che la riportò alla sua primitiva concezione, aggiungendo nelle teste dei contrafforti e sulla cuspide le cinque edicolette terminanti a cono cestile. In queste sono state collocate le statue dei santi Rita, Marco, la Madonna, S. Nicola da Tolentino e Agostino. L'arco del portale è opera di Balduccio da Pisa, mentre l'architrave e le tre statue nelle nicchie sono probabili opere di Matteo da Campione, allievo di Giovanni di Balduccio. Nell'architrave sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti e al centro il Redentore sta fra Ambrogio ed Agostino.

La facciata è frutto di un restauro del 1871 di Carlo Maciachini che mantenne il portale a tutto sesto in marmo con architrave, una galleria di archetti gotici, il rosone e tre statue di santi Nella lunetta il mosaico rappresenta la Madonna fra santi, copia dell'affresco originale di Angelo Inganni.

 

 

Patrimonio iconografico

1. Statua di sant'Agostino in una edicola della facciata.

2. Bassorilievo del santo attribuito a Bonino da Campione nell'architrave d'entrata.

3. Pala d'altare di Paolo Lomazzo che raffigura la incoronazione della Madonna con il Bambino tra i santi Pietro, Paolo e Agostino. La tela è datata 1571 ed è conservata nella prima Cappella di Pietro Foppa.

4. Grande affresco dei fratelli Giovan Battista e Mauro della Rovere detti Fiammenghini sulla parete del transetto di destra. L'opera rappresenta papa Alessandro IV che nel 1256 consegna alla Congregazione di sant'Agostino la Bolla dell'Unione.

5. Nella parte inferiore dello stesso transetto lavoro di restauro nel 1956 misero in luce particolari di affreschi trecenteschi attribuiti a Giovannino de' Grassi, pittore lombardo. Di interesse un Crocifisso contornato da vari angeli e santi fra Agostino in vesti pontificali. La data presunta di quest'opera è posta fra il 1365 e il 1370, dopo il prolungamento della chiesa e prima della facciata.

6. Nell'arca Aliprandi, di Martino morto nel 1339 e sepolto in san Marco, c'è un sant'Agostino nella nicchia di sinistra.

7. Alcuni affreschi adornavano la torre campanaria della chiesa. In parte deteriorati, strappati e restaurati sono ora conservati all'interno della chiesa. Si tratta di affreschi di scuola lombarda trecentesca che raffigurano san Marco, la Madonna col Bambino, sant'Agostino e un altro dottore della Chiesa.

8. Nel Museo parrocchiale è conservato un affresco del miracolo dei pani proveniente dalla prima sala del chiostro maggiore.

9. Nella seconda volta del presbiterio si una allegoria di angeli musicanti ed ha nervature gotiche che convergono verso un medaglione trecentesco in pietra che raffigura Agostino.

10. Nello stesso presbiterio ci sono due tele: a destra la disputa di Ambrogio ed Agostino di Camillo Procaccini (1555-1629).

11. A sinistra il Battesimo di Agostino di Giovan Battista Crespi detto il Cerano. L'opera è datata e firmata 1618. L'opera rivela grandiosità di composizione e notevole movimento di forme e colori. La scena è dominata da sant'Ambrogio: ai suoi piedi sta Agostino in abito succinto e poco più in basso Monica e una moltitudine di persone. Nella parte destra in alto è raffigurata la scena della abiura di Agostino davanti ad Ambrogio. In basso a sinistra vicino al piede del personaggio c'è la firma del pittore, che molto probabilmente ci ha lasciato in quella figura l'autoritratto.

12. In fondo al coro c'è la tela raffigurante Agostino in trono che consegna la sua Regola di Enea Salmeggia detto il Talpino o della sua Scuola. Ottima composizione con il santo vestito in abiti pontificali con ai suoi piedi quattro monaci e quattro monache in atteggiamento devoto.

13. Al centro del portale barocco della sagrestia, semplice e severo, c'è il busto di Agostino che regge nella mano sinistra una chiesa, quella di san Marco.

14. Ancora all'interno della sagrestia, sopra l'altare si trova una tela raffigurante Agostino.

15. Alle porte d'angolo ci sono quattro tele di autore ignoto, fra cui una che raffigura Agostino che scrive in abiti pontificali.

16. Nella quarta arcata della navata di sinistra c'è il Trittico di Antonio Campi. A sinistra "la fuga in Egitto", al centro "l'assunzione della Vergine al cospetto degli Apostoli" e a destra "il transito o morte della Madonna." In quest'ultimo dipinto sono raffigurati Agostino e alcuni frati agostiniani in preghiera.

17. Lo storico Torre, nel suo Ritratto di Milano edito nel 1674, scrive che vi erano una serie di affreschi raffiguranti episodi della vita di Agostino e di san Nicola da Tolentino, eseguiti da Bartolomeo Roverio il Genovesino e dai fratelli Fiammenghini, oltre che dal Montalto. Attualmente questi affreschi si trovano nelle lunette a sinistra della prima e seconda campata del presbiterio.