Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Seicento: Jacob Jordaens

PITTORI: Jacob Jordaens

Agostino e la scritta celebre ama et fac quod vis di Jacob Jordaens

Ama e fà quello che vuoi

 

 

JACOB JORDAENS

1593-1678

Würzburg, monastero agostiniano

 

Ama e fa ciò che vuoi

 

 

 

 

Jakob Jordaens affronta in questa occasione un altro tema che ha fatto la fortuna di Agostino: il famoso detto: Ama e fa quello che vuoi. Si tratta di una di quelle frasi che hanno la straordinaria efficacia di racchiudere in poche parole la profondità di complesse e articolate teorie o filosofie. Agostino è stato raffigurato seguendo il viso della sua prima rappresentazione nota nella Scala Santa in Laterano a Roma. Agostino ha un viso giovanile sia pure emaciato, è calvo e uno sguardo profondo. E' ritto in piedi e indossa una toga o una casula. Con la mano destra indica delle frasi scritte su un libro aperto che con la sinistra tiene appoggiata a un piedestallo. E' interessante notare il cuore infiammato trafitto da una freccia, che è diventato il simbolo dell'Ordine agostiniano. L'opera è conservata a Wurzburg.

 

Jacob Jordaens (Anversa, 1593 - Anversa, 1678) fu un artista fra i maggiori pittori fiamminghi del XVII secolo. Fu allievo, con Pieter Paul Rubens, del pittore manierista Adam Van Noort, grazie al quale fu ammesso alla gilda dei pittori di Anversa. Suo padre era un commerciante di tessuti o di sete e pertanto la sua famiglia apparteneva alla borghesia più agiata. La loro casa si situava nell'Hoogstraat (la via alta), una delle vie più conosciute per il commercio dei panni ad Anversa. Nel 1616 sposò la figlia minore del suo maestro Adam van Noort, Caterina, di quattro anni più anziana. È un matrimonio cattolico da cui nasceranno tre figli: Elisabeth (1617), Jacques (1625) e Anne Catherine (1629). Jordaens non riuscì mai a compiere il tanto desiderato viaggio in Italia, cosa di cui si dolse per tutta la vita, anche se fu fortemente influenzato dalle opere dei grandi artisti del Cinquecento italiano (Paolo Veronese, Tiziano) ma soprattutto di Jacopo Bassano e dei suoi contemporanei (Domenichino e Caravaggio).

Il suo stile primigenio denuncia la sua formazione manierista, ma poi l'abbandona e si avvicina alla tecnica e alla sensibilità di Rubens, da cui si distaccò per la maggiore impetuosità e per l'amore per le atmosfere paesane e domestiche.

Morì ad Anversa nel 1678 dopo essersi convertito al calvinismo.

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro per tutta la terra, il nostro proponimento avrebbe certamente incontrato il plauso di alcuni, e quindi poteva sembrare ostentazione non aspettare quel poco che mancava alle vacanze, e congedarsi prima da un pubblico ufficio che era sotto gli occhi di tutti in modo da attirare sulle mie azioni l'attenzione universale. Così, se avessi dato l'impressione di non voler neppure attendere il termine tanto prossimo dei corsi, avrebbero molto chiacchierato, e sarebbe parso che volessi farmi notare. E a che pro favorire congetture e discussioni sui miei intenti e oltraggi al nostro bene?

AGOSTINO, Confessioni 9, 2, 3