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La Fanciullezza e gli studi a Madaura

Monica particolare di un affresco di Benozzo Gozzoli

Monica particolare di Benozzo Gozzoli

 

 

La fanciullezza e gli studi a Madaura

 

 

 

Giunge il momento della scuola.

Agostino non ama andare a lezione, perché deve rinunciare al giuoco e alla libertà. Di questo primo periodo sono anche le disobbedienze e le bugie, di cui si accuserà severamente nelle Confessioni. Ragazzo di belle attitudini, primeggia a scuola per vivacità d'ingegno e per forza espressiva nella dizione dei brani dei poeti latini. Non ama invece il greco. È insofferente delle percosse e dei castighi; odia le interminabili nozioni da mandare a memoria, ama invece le favolose narrazioni di Virgilio e di Omero; tuttavia il desiderio di apprendere e di distinguersi vince su tutto.

Patrizio è orgoglioso del figlio, di cui intravede già una prestigiosa carriera, mentre Monica si preoccupa della educazione cristiana del figlio. Agostino, secondo le usanze del tempo, viene ammesso al catecumenato, ma il battesimo viene differito; la sete di Dio però non si spegne mai nel suo animo, anche se il costume pagano e le passioni giovanili cancelleranno in lui ogni seria decisione di vita cristiana.

All'età di tredici anni va a proseguire, gli studi a Madaura, che dista una trentina di chilometri da Tagaste. Era una città importante, colonia romana almeno fino dal tempo di Nerva, e fiera delle sue tradizioni culturali: aveva dato alle lettere latine nientemeno che Apuleio. Vi erano anche a Madaura dei cristiani: un vescovo, Antigono della metà del IV secolo, appartiene probabilmente a questa città. Ma la cristianizzazione doveva essere parecchio superficiale se, per quanto Madaura vantasse un gruppo di martiri del 180, una delle non molte iscrizioni cristiane, non certo delle più antiche, reca iscrizioni e simboli pagani frammisti ai cristiani, e se Agostino, già vescovo, deplorava in una lettera che al culto degli idoli si chiudessero più facilmente i templi che non i cuori dei cittadini. Le tradizioni della cultura classica dovevano favorire questa resistenza del paganesimo: una breve polemica epistolare tra Agostino e un insegnante del luogo. tal Massimo, ricorda come sul foro sorgessero statue di Marte, e come fossero celebrati i baccanali. Massimo, che per conto suo è un sincretista, trova indegno e deplorevole che alle divinità della Grecia classica, che l'arte ha improntato della sua serena e sovrana bellezza, si possano preferire martiri locali, di condizione umile, barbari perfino nel nome. È un centro ove fioriscono gli studi classici e il culto dell'arte. Agostino frequenta il corso di eloquenza con entusiasmo e con passione.

A Madaura Agostino declama Virgilio, Varrone, Terenzio; ormai si esprime con eleganza nella lingua latina. Accanto agli studi di grammatica e di letteratura, approfondisce le arti liberali della dialettica, della geometria, dell'aritmetica e della musica.

Getta così le basi di una cultura che, a poco a poco, spazierà in tutti i campi del sapere. Lontano dall'affetto materno, non incontra chi lo sappia confortare e comprendere nei momenti di smarrimento e di abbandono propri della pubertà.

Non sappiamo chi fosse il maestro di Agostino; in compenso conosciamo abbastanza bene il genere d'insegnamento che gli venne impartito. I grammatici, per ricavare le nozioni grammaticali, si fondavano sugli antichi scrittori classici e la loro era diventata a poco a poco una vera scuola di cultura generale, in cui si leggevano e si commentavano i poeti, si apprendevano, per impadronirsi della prosodia e della metrica, anche nozioni elementari di musica, di fisica e di matematica, preliminari a quel tanto di filosofia che si riteneva pur necessario per l'intelligenza anche dei soli poeti.

 

 

 

I GRADI DI ISTRUZIONE AL TEMPO DI AGOSTINO

Nel De Ordine (2,12,35-13,38) Agostino delinea i tre gradi dell'istruzione al suo tempo. Dalla terza infanzia alla prima adolescenza i fanciulli frequentavano il corso d'istruzione primaria che egli, derivando da La grammatica di Varrone, chiama litterator. Era denominato anche ludimagister. Vi si insegnava a leggere, scrivere e far di conto. Vi si impartivano anche i rudimenti della lingua greca.

I metodi, come Agostino stesso attesta, erano ben lontani dall'attivismo della scuola elementare di oggi. Il fatto stesso che il tipo d'insegnamento fosse denominato dall'insegnante, come anche quelli degli altri gradi, sta ad indicare che la russoviana puero-centralità avrebbe suscitato delle buone risate nei padri della così detta cultura occidentale.

Seguiva il corso del grammaticus. Agostino ne deriva le funzioni da La grammatica di Varrone e in parte dalle Istituzioni oratorie di Quintiliano. Vi si insegnavano (e forse anche studiavano) la grammatica nelle tre parti di etimologia, morfologia e sintassi, la letteratura e la storia. Il testo di lettura ufficiale era l'Eneide di Virgilio che commoveva profondamente Agostino fanciullo e ragazzo. Il corso fu in parte da lui seguito a Madaura, l'attuale Mdaourouch.

Il terzo grado d'istruzione, frequentato nella prima giovinezza, era il rhetor. Vi si insegnavano, come dice Agostino, le arti della persuasione, cioè la dialettica e la retorica. È costante il riferimento a Cicerone. Egli seguì il corso a Cartagine ed insegnò per circa 12 anni in questo grado dell'istruzione a Cartagine, Roma, Milano. Questi erano i limiti in cui rientravano gli statuti dell'istruzione nel mondo romano con riferimenti alle discipline elencate nel settimo libro della Politeia di Platone. Seguendo questa impostazione andranno a delinearsi nel Medioevo le arti del trivio e del quadrivio.