Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Lecceto

CICLo AGOSTINIANo di Paolo di Maestro Neri a Lecceto

Il chiostro esterno dell'Eremo di Lecceto

Il chiostro esterno dell'Eremo di Lecceto

 

 

PAOLO DI MAESTRO NERI

1439-1442

Chiostro de' Beati a Lecceto

 

L'Eremo di Lecceto

 

 

 

L'eremo di Lecceto è l'eremo agostiniano di più antica fondazione nel territorio senese. Fu costruito nel mezzo di un bosco di lecci, in un'area chiamata Ghirlanda ad 1 km. circa da San Leonardo al Lago. Il suo nome originale era Foltignano, ma già nel 1220 era conosciuto come Selva del Lago. Di questo eremo non si conosce il nome del fondatore, né l'anno di fondazione. Il documento più antico che ne parla, risale al 18 settembre 1223. Sappiamo che quando vennero costruiti l'eremo e la chiesa, il complesso era dedicato a SS. Salvatore e S. Maria Vergine.

 

Il priore Bandino Balzetti da Siena nel 1227 fece acquistare dodici appezzamenti di terreno, utilizzati per le attività agricole. Bandino avviò durante il suo priorato altre due aziende, una a Vitecio e l'altra a Terrenzano. La chiesa dell'eremo fu consacrata il 16 aprile 1228. All'inizio del Trecento, in conseguenza della sempre maggiore importanza del monastero, si pose mano a un progetto di ampliamento. I lavori comprendevano la costruzione di una nuova chiesa ed un nuovo convento e iniziarono nel 1317. La ristrutturazione durò a lungo e si prolungò fino al 1345. In questa occasione fu costruito anche un chiostro interno ed un portico con dipinti attribuiti a Paolo di Maestro Neri. L'unico elemento rimasto dell'eremo originario fu la cisterna voluta da Bandino nel 1228.

Molti frati di grande tempra spirituale, come Andrea Biglia, erano soliti ritirarsi in contemplazione in questo convento. Tanti furono i beati, anche se la chiesa non ne ha mai santificato nessuno. Chistoforo di Giovanni Landucci, divenne frate laico a Lecceto nel 1390 e per una settantina di anni la sua vita fu quella di un santo, cioè umiltà, semplicità, preghiera, riflessione, obbedienza. Fu anche un grande lavoratore tanto che la torre del convento fu ideata e realizzata da lui. Il convento nei secoli continuò a richiamare frati e monaci agostiniani. Divenne un punto di riferimento non solo per i religiosi, ma anche per i laici. Fra questi va ricordata la figura di Niccolò Guido Saracini, un aristocratico senese, che quando morì nel 1367, volle essere sepolto davanti all'altare di Sant'Anna. Nel 1470, Bartolomeo di Antonio Petrucci, un altro nobile senese, volle essere sepolto anch'egli a Lecceto, anche se non è noto il luogo dove avvenne la tumulazione. Anche la zia di San Bernardino da Siena, Bartolomea Albizzeschi, vedova di Tuliardo Tolomei, che vestì la tonaca delle monache Terziare Agostiniane e condusse una vita di eccezionale rettitudine, frequentò Lecceto. Fra le numerose le proprietà acquisite da Lecceto la più pregevole fu Montalcinello, lascito di Francesco di Niccolò Bartolini Buonsignori, morto il 15 giugno 1477.

Alla fine del Quattrocento furono progettati nuovi lavori di ampliamento. Le costruzioni prevedevano un nuovo refettorio con sopra un dormitorio ed una loggia. L'attività edilizia proseguì per gran parte del Cinquecento. Nel 1550 venne aggiunto un secondo dormitorio, sopra la sala capitolare all'estremità est del chiostro e dieci anni più tardi all'estremità ovest del convento, venne iniziato un secondo chiostro finanziato in gran parte dal vescovo di Pienza, Girolamo Piccolomini.

Durante l'assedio di Siena da parte di Firenze, avvenuto nel 1554, Lecceto fu invasa da un distaccamento di truppe fiorentine, che saccheggiarono il luogo e cacciarono tutti, ad eccezione di due frati. Terminata la guerra tra Siena e Firenze, la chiesa subì profonde modifiche interne, soprattutto per rimediare ai danni subiti nel corso dell'occupazione fiorentina. Nel rifacimento gli architetti seguirono i dettami del nuovo gusto barocco. Nel Seicento Ambrogio Landucci, eletto priore nel 1634, arricchì Lecceto di una bella biblioteca e di un interessante archivio. Scrisse lui stesso due libri importanti per la ricostruzione della storia dell'Eremo: la Sacra Ilicetana Sylva e la Sacra Leccetana Selva. Alcuni documenti testimoniano come Lecceto agli inizi del 1700 fosse ancora vitale, con continui miglioramenti apportati alla chiesa, al monastero ed alle altre proprietà.

Nel 1782, per volere di Pietro Leopoldo I Granduca di Toscana, il convento fu incorporato nella provincia senese. Il 23 novembre dello stesso anno fu soppresso anche l'altro monastero agostiniano di San Leonardo al Lago ed incorporato a Lecceto. L'8 ottobre 1810, l'ultimo priore di Lecceto, Guglielmo Venturi, controfirmò la chiusura del convento e l'alienazione di tutto quello che possedeva. Venturi, insieme a 16 frati, furono costretti ad abbandonare Lecceto lasciando qualsiasi cosa. Circa un secolo più tardi, una comunità di monache agostiniane, il 30 dicembre 1972, è rientrata in possesso del romitorio di Lecceto, trasferendovisi dal loro monastero senese.