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PITTORI: Filippo Lippi

La presentazione al Tempio con i santi Filippo Benizi, Pellegrino Laziosi, Agostino, Francesco, un vescovo e Bartolomeo

Presentazione al Tempio con i santi Filippo Benizi, Pellegrino

Laziosi, Agostino, Francesco, un vescovo e Bartolomeo

 

 

FILIPPO LIPPI

1467

Prato, chiesa dello Spirito Santo

 

La presentazione al Tempio con i santi Filippo Benizi, Pellegrino Laziosi, Agostino, Francesco, un vescovo e Bartolomeo

 

 

 

Il grande cantiere di Prato porta alla necessità di nuovi garzoni e di aiuti per le pitture. Oltre a Fra Diamante, sono presenti il pratese Giannino della Magna, il Maestro della Natività di Castello e Domenico di Zanobi, compagno di bottega del pittore Domenico di Michelino. Dalla bottega pratese di Lippi escono in quegli anni molte opere, come ad esempio la Annunciazione alla presenza di san Giuliano, conosciuta in almeno tre versioni, o le tre tavolette con La presentazione al Tempio, l'Adorazione dei Magi e la Strage degli Innocenti, già predella di una tavola perduta eseguita per il Convento di Santa Margherita. Fra queste opere ricordiamo ancora la Presentazione al Tempio o Circoncisione con San Filippo Benizzi, san Pellegrino altri santi, fra cui Agostino, dove è ampiamente riconoscibile la mano di Fra' Diamante.

La tavola, una tempera su tavola di cm. 188 x 164, è conservata a Prato nella chiesa dello Spirito Santo, già Santa Maria dei Servi. La tavola fu pagata a Lippi nel 1467 e fu collocata sull'altare maggiore di quella che in quel secolo era la chiesa dei Serviti a Prato. La chiesa era dedicata alla Vergine e il 2 febbraio, festa della Purificazione, era il momento celebrativo liturgico più importante della comunità religiosa servita.

Il tema della pittura è in effetti la Presentazione al Tempio di Gesù da parte di Giuseppe e Maria. Giuseppe, come è narrato nel Vangelo di Luca, reca in mano due colombe per la purificazione della sposa. La scena è ambientata in un locale interno ad un edificio religioso aperto sui due lati esterni da due grandi finestre. Da queste finestre si affacciano due coppie di santi: a sinistra vediamo un santo vescovo che si rivolge ai fedeli e che va identificato con Agostino la cui regola era seguita dai serviti, e san Francesco. A destra si trova un altro santo vescovo difficile da identificare e san Bartolomeo.

Nel registro inferiore, al cospetto della scena, sono inginocchiati due personaggi gloriosi dei serviti: Filippo Benizi e Pellegrini Laziosi, che presentano un'aureola raggiata in quanto non ancora canonizzati. I loro volti probabilmente sono quelli del priore della chiesa pratese Luigi di Pieri di Spagna e il priore generale dei serviti Cristoforo di Giustinopoli, commissionari dell'opera.

 

 

Filippo Lippi

Filippo di Tommaso Lippi nasce a Firenze nel 1406 da una famiglia modesta, che abita in Oltrarno nella contrada detta Ardiglione presso il convento del Carmine. Rimasto orfano a due anni, è allevato dalla sorella del padre, Monna Lapaccia, che sei anni dopo lo affida ai frati del Carmine. Il caso vuole che dal 1422, grazie al testamento del ricco mercante Felice Brancacci, la chiesa di Santa Maria del Carmine diventi lo scenario di un evento dirompente per la storia della pittura italiana. Il Brancacci fa costruire per la sua famiglia una cappella la cui decorazione viene affidata nel 1424 a Masolino da Panicale. Questi porta con sé nell'impresa il giovane Masaccio (1401-1428), uno dei massimi geni dell'arte del Rinascimento.

Ritroviamo con certezza Fra Filippo a Firenze nel 1437 quando un certo Jacopo di Filippo orafo si fa garante per lui su un anticipo di 40 fiorini per la pittura della Pala dell'altare Barbadori nella chiesa di Santo Spirito (oggi al Louvre). Nello stesso anno viene terminata la cosiddetta Madonna di Tarquinia, eseguita per il cardinale Vitelleschi, arcivescovo di Firenze dal 1435 al 1437, uno dei capolavori di Lippi.

Nel frattempo il Lippi nel 1442 era stato nominato da papa Eugenio IV Rettore e Abate Commendatario a vita della chiesa di San Quirico a Legnaia, presso Firenze, e subito investito del beneficio. Da una nota del 1447 risulta che anche il fratello Giovanni fosse stato addetto alla stessa chiesa. Il beneficio non avrebbe però risolto i continui problemi economici del frate. Ai primi del 1452 comincia per fra Filippo la lunga avventura della decorazione del Coro della Pieve di Santo Stefano a Prato, che lo occuperà fino al 1465.

Stanziata per gli affreschi e la vetrata la somma di 1.200 fiorini e ricevuto nel marzo del 1452 il rifiuto del Beato Angelico, il Comune di Prato decide di affidare il prestigioso incarico a fra Filippo, che subito accetta e si reca a Prato.

Le committenze medicee, già iniziate col 'San Gerolamo' per Piero il Gottoso e con la Pala per la Cappella del Noviziato in Santa Croce richiesta da Cosimo il Vecchio (1445-1450), si intensificano dopo il 1456-1458 grazie al grande favore incontrato presso Alfonso d'Aragona dalla Pala che Cosimo il Vecchio gli ha mandato in dono (e di cui restano solo due pannelli laterali nel museo di Cleveland). Nel 1466 Filippo è già al lavoro nel cantiere di Spoleto. L'Opera del Duomo di quella città lo incarica di affrescare con Storie della Vergine la Tribuna della Cattedrale e già a febbraio del 1466 il pittore riceve denaro per pagare oro e azzurro. A Spoleto il pittore morirà, fra l'8 e il 10 di ottobre del 1469, e sarà sepolto nel Duomo.