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PITTORI: Giacinto Gimignani

Sant'Agostino medita il mistero della Trinità

Sant'Agostino medita il mistero della Trinità

 

 

GIMIGNANI GIACINTO

1630-1650

Roma, chiesa di santa Pudenziana

 

Sant'Agostino medita il mistero della Trinità

 

 

 

La tela di Gimignani offre una discreta interpretazione del tentativo di Agostino di penetrare il mistero della Trinità. Il santo è seduto allo scrittoio con in mano una penna che sta utilizzando per scrivere su un grande libro che tiene aperto con la mano sinistra. Indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa e volge lo sguardo verso l'alto dove compaiono le figure della Trinità in una nube luminosa. Alle spalle di Agostino seduto su una nuvola un angelo alato con l'indice della mano destra gli fa segno di guardare nella direzione dove appaiono il Cristo, Dio Padre e la colomba dello Spirito Santo.

Altri tre angioletti accompagnano la scena dall'alto sopra una nuvola vicino alle poderose colonne dell'edificio. Uno di loro regge fra le mani il bastone pastorale di Agostino. In basso a destra un ultimo angioletto tiene fra le mani un libro aperto e indica con la mano sinistra un passo del testo dove si legge in latino a lettere capitali SCRVTAR/ INSCRNTN/ TRINI DEI/ MIST(...). Sul tavolo vediamo un crocifisso, un calamaio e un libro aperto. Ai piedi Agostino, vicino alla balconata, sono disposti per terra altri libri, di cui uno sfogliato con la scritta ARIUS e dei serpentelli che indicano la presenza della eresia.

 

La chiesa di santa Pudenziana è di origini molto antiche. Si ritiene che l'erezione papale del Titulus Pudentianae sia stata fatta non ai tempi di Pasquale I nel IX secolo ma addirittura ai tempi di Papa Siricio, se non ai tempi di Papa Damaso, alla fine del IV sec. verso il 380. Secondo questa ipotesi la Basilica di S. Pudenziana sarebbe una chiesa di epoca costantiniana o comunque paleo-cristiana.

Lapidi ed epigrafi, alcune conservate, altre di cui sono rimaste testimonianze storiche attendibili, attestano l'esistenza di una Ecclesia Pudentianae fin dal 384 conformemente a quanto si afferma nel testo del libro tenuto in mano dal Cristo nel Mosaico dell'abside. Siccome il mosaico risale al 410-417, questo testo che definisce Cristo stesso come Dominus Conservator Ecclesiae Pudentianae evidentemente presuppone che la chiesa esisteva con quel titolo prima mosaico.

La facciata è stata restaurata nel 1870 su impulso del cardinale titolare Lucien-Louis-Joseph-Napoléon Bonaparte, nipote di Napoleone. Il campanile romanico a cinque ordini risale al XIII secolo. Originariamente a tre navate, la basilica fu ridotta a navata unica nel 1588 da Francesco Capriani detto il Volterra su richiesta del cardinale Enrico Caetani. La cupola fu affrescata da Niccolò Circignani detto il Pomarancio mentre lungo la navata si conservano lavori di Bernardino Nocchi, Giovanni Battista Della Porta, Achille Tamburini, Lazzaro Baldi, Carlo Maderno ed altri.

 

 

Giacinto Gimignani

Nasce a Pistoia nel 1606, dove cresce alla scuola del padre Alessio (1567-1651). Verso il 1630 da Pistoia si trasferì a Roma, dove, dopo un breve periodo legato alla pittura di Pietro da Cortona, intraprese la via del classicismo in sintonia con la pittura praticata a Roma dai francesi Nicolas Poussin, Pierre Mignard e François Perrier. Nel 1643 nasce il primo figlio Ludovico che continuò il suo lavoro divenendo anche principe dell'Accademia di San Luca dal 1688 al 1689. Nel 1652 Gimignani si trasferisce a Firenze, dove lavora per la corte medicea e soprattutto per la famiglia pistoiese dei Rospigliosi. Nel 1661 ritorna a Roma dove muore nel 1681.

Determinante per la sua carriera fu l'influsso della famiglia Rospigliosi e in particolare del cardinale Giulio (1600-1669), che salirà al soglio pontificio col nome di Clemente IX (1667-1669). A lui va attribuita la svolta classicista che l'artista intraprende verso il 1635. Grazie ai favori del cardinale, Gimignani ottenne prestigiose commissioni tra cui la pittura di venticinque tele con storie sacre e mitologiche (1652-1654) e un Ratto delle Sabine (1654) per il palazzo Rospigliosi in Ripa del Sale a Pistoia che fu la più impegnativa di tutta la sua carriera.