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L'africa romana: CARTAGINE

Alcuni ruderi dell'antica Cartagine sulla collina di Birsa

Alcuni ruderi dell'antica Cartagine sulla collina di Birsa

 

 

LA COLLINA DI BYRSA

 

 

 

La collina di Byrsa è una delle poche aree in cui siano stati rinvenuti resti consistenti di costruzioni di epoca punica. Quando sotto Augusto i Romani intrapresero la ricostruzione della città, posero assai in profondità le fondamenta degli edifici, distruggendo i resti della Cartagine di Annibale. La collina di Byrsa, sulla quale doveva trovarsi l'acropoli della città punica e il famoso tempio di Echmoun, venne infatti livellata e allo stesso tempo ingrandita, usando come riempimento i materiali provenienti dalle costruzioni che si trovavano lungo le pendici e che erano state demolite 150 anni prima.

Vi fu quindi eretto intorno un possente muro di sostegno, mentre enormi fondazioni sostenevano colonne e pilastri del centro monumentale romano, comprendente il Capitolium, il foro e la basilica. Poste al di sotto dello strato romano, dove furono trovati resti di un grande edificio (il palazzo del proconsole?), le rovine puniche appartengono a un quartiere d'abitazione del primo quarto del II sec. a. C.; gli isolati, di pianta piuttosto semplice, sono allineati lungo strade diritte e perpendicolari, da cui si dipartono rampe di scale.

Lo storico greco Appiano riferisce che le case fiancheggianti la strada che andava dall'agorà (a nord dei porti) alla collina di Byrsa erano alte sei piani: questa indicazione suggerisce la notevole altezza degli isolati, dei quali è stato portato alla luce il solo pianterreno. Seguendo il percorso di visita segnalato si raggiunge, a est degli scavi, il belvedere, posto su fondamenta di edifici romani. Di là è ben visibile l'isolato principale - chiamato dagli archeologi isolato C - composto da cinque abitazioni. Posto tra le strade I e III, è notevole innanzitutto per le dimensioni: 15,65 m per 31, corrispondenti a 30 cubiti per 60 nel sistema di misure punico (1 cubito = 52 cm). Pur essendo a quell'epoca ormai fortemente ellenizzata, Cartagine restava comunque fedele al vecchio sistema di numerazione sessagesimale, di origine babilonese, che aveva ereditato dai Fenici e di cui resta traccia ancora oggi nella divisione del tempo in minuti e secondi e degli angoli.in gradi. La casa 4, che occupa, come quelle vicine, l'intera larghezza dell'isolato, presenta una pianta assai allungata (10 cubiti per 30) e una superficie complessiva di circa 75 mq.

 

  APPROFONDIMENTI

         Immagini di Byrsa 

 

È organizzata attorno a una corte centrale, alla quale si accede tramite un lungo corridoio che si apre sulla strada e che era chiuso da una porta di legno; delle grate, anch'esse in legno, separavano la corte dal corridoio. Sulla corte interna si apre un ambiente di ricevimento: la soglia, in un bel calcare a grana fine, conserva ancora i fori nei quali si infilavano le barre di chiusura della porta a due battenti e, sui lati, le ralle in cui ruotavano i cardini. Sul lato opposto della corte si trovano gli ambienti di uso privato, di piccole dimensioni e separati gli uni dagli altri mediante tramezzi di mattoni crudi; alcuni si riducevano a vere e proprie celle utilizzate unicamente per dormire.

Nella stanza da bagno una canaletta di scolo, che attraversava il corridoio in tutta la sua lunghezza, convogliava le acque di scarico in un pozzetto posto sulla strada, giacché la città non era provvista di una rete di fognature. L'acqua piovana veniva invece incanalata dalle terrazze in una cisterna lunga e stretta, posta sotto il pavimento della corte centrale, da dove veniva attinta attraverso un piccolo pozzo provvisto di un parapetto in calcare. Particolarmente interessanti sono i pavimenti: la corte e il corridoio presentano il cosiddetto «pavimentum punicum» assai diffuso a Byrsa, che consiste in una malta grigia nella quale sono disseminati frammenti di terracotta (giallastra e verdastra) e piccoli pezzi di marmo grigio. Nel bagno il pavimento è costituito da un mosaico con tessere di terracotta, mentre nella sala di ricevimento le tessere sono di marmo bianco.

Imponente capitello ionico sull'acropoli della collina di Birsa dell'antica Cartagine

Imponente capitello ionico sulla collina di Birsa dell'antica Cartagine

In mezzo alla strada si trovano alcune cisterne di epoca islamica. Gli scavi continuano nell'isolato E, in buona parte sepolto sotto una decina di m di terreno di riempimento; saggi di scavo hanno permesso di scoprirvi una casa, la cui corte centrale era dotata di un impluvium circolare per la raccolta dell'acqua piovana. Si segue il circuito di visita fino a giungere in vista dell'incrocio tra le strade II e III, che formava una piccola piazza: nelle adiacenze sono stati rinvenuti frammenti di ossidiana, cornalina e corallo attestanti la presenza di una piccola bottega di gioielleria; subito accanto, nell'isolato D, è ancora visibile la macina di un mulino, mentre le due abitazioni poste all'estremità meridionale dell'isolato C comprendevano anche due ambienti (botteghe?) affacciati direttamente sulla strada. Gli scavi hanno interessato, in quest'area, anche i livelli inferiori; un saggio nell'isolato C ha evidenziato un livello di officine metallurgiche, databile tra il IV e la fine del III secolo a. C., posto immediatamente sotto quello dell'abitato. Le scorie, i frammenti di minerale, gli ugelli e i resti delle fornaci attestano che qui operarono fonditori di ferro.

Infine, ancor più in profondità, gli scavi hanno portato alla luce una necropoli, utilizzata per tutto il VII secolo a.C. Si tratta principalmente di tombe a inumazione, nelle quali le spoglie dei defunti, poste in fondo a fosse o, più raramente, in sarcofagi, erano coperte da lastre di pietra; il corredo funebre di queste sepolture è conservato nel vicino Museo di Cartagine. Continuando la visita in direzione ovest verso la parte bassa del declivio, si incontrano i resti di alcune grandi tombe a camera, risalenti al VI secolo a. C. e scavate alla fine del secolo scorso. Scendendo dalla collina di Byrsa per recarsi al quartiere di Salambo, si incontrano, sul fianco di una collina a nord di quella di Byrsa, le terme di Gargilius: resta un'ampia sala, divisa in tre navate da due file di alte colonne sormontate da capitelli corinzi.

A poca distanza è stata parzialmente scavata una grande casa nella quale è visibile un bel mosaico raffigurante cavalli che vincono alle corse.