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La famiglia viscontea

Ottone Visconti in un affresco trecentesco

Ottone Visconti

 

 

La famiglia viscontea

 

 

 

Antica famiglia feudale milanese, tenne la signoria della città di Milano dal 1277 al 1477. Dopo la caduta in disgrazia della famiglia della Torre e con la nomina di Ottone Visconti (1261-1295) ad Arcivescovo di Milano, ebbe inizio la Signoria e la fine dell'era comunale.

Fu Ottone, dopo aver sconfitto i Della Torre a Desio (1277), a fare eleggere come capitano del popolo Matteo I, suo pronipote. Il governo di Ottone si dimostrò dispotico e ossessivo; la sua successione spettò al nipote Matteo e anch'egli si palesò piuttosto avido di potere.

Ottone (1207 - Chiaravalle, 1295) era stato nominato arcivescovo da Ottaviano degli Ubaldi ma poté occupare la sede arcivescovile solo dopo aver battuto la famiglia dei Torriani, che aveva tenuto la signoria di Milano dal 1240, facendo prigioniero a Desio Martino della Torre. Si ritirò, nel 1288, a Chiaravalle, abdicando in favore del nipote Matteo. Morì vecchissimo.

Matteo I (Invorio, 1250 - Crescenzago, 1322) consolidò il proprio potere con una serie di provvedimenti che sancivano formalmente la fine dei Comuni e al tempo stesso si distinse per aver voluto la realizzazione di importanti opere come la conversione del Broletto Vecchio in palazzo signorile di stile gotico.

Matteo Visconti fin da giovanissimo, combatté nelle milizie dello zio aiutandolo anche nel governo della signoria. Resse dapprima Milano come capitano del popolo, ottenne il vicariato imperiale nel 1294, ma poi, avversario dei Della Torre che gli tolsero parecchie città e attirato a Lodi da Alberto Scotto, signore di Piacenza e capo della lega nemica, fu costretto ad arrendersi a discrezione per aver salva la vita. Dopo sette anni di esilio dal 1302 al 1310, tornò al potere con il titolo di vicario imperiale di Arrigo VII nel 1311 e, con l'aiuto dei figli, estese la signoria conquistando undici città ed estendendo il suo dominio su quasi tutta la Lombardia e su Piacenza, Novara e Vercelli, costituendo un forte Stato regionale. Fu per vent'anni in lotta con il papa, che lanciò l'interdetto su Milano, e fu più volte scomunicato. Negli ultimi anni si convertì e, lasciato il potere al figlio Galeazzo I (1277 - Pescia, 1328) nel 1322, si ritirò nel convento di Crescenzago dove morì.

Galeazzo I combatté contro i guelfi e il papa e fu spodestato da Lodovico il Bavaro. Galeazzo I che aveva combattuto insieme al padre per la riconquista della signoria di Milano ebbe fama di valoroso guerriero. Fu nominato vicario imperiale dall'imperatore Ludovico il Bavaro nel 1327. Avversato dai suoi fratelli Marco e Ludovico che gli misero contro la nobiltà milanese e lo stesso imperatore, fu imprigionato nei Forni di Monza, insieme al figlio Azzo ed ai fratelli Luchino e Giovanni. Nel 1328 fu liberato per intercessione di Castruccio Castracani, che lo prese come suo condottiero. Ma Galeazzo, stanco e malato, morì poco dopo (6 agosto 1328).

Gli succedette il figlio Azzo o Azzone (Ferrara 1302 - Milano 1339). Comprò da Ludovico il Bavaro il titolo di vicario imperiale. Nel 1339 batté a Parabiago lo zio Lodrisio, fondatore della compagnia di ventura S. Giorgio. Seppe accattivarsi la fiducia del papa, che tolse l'interdetto su Milano. Acquisì nuovi territori e diede il via a quella fase di opulenza che durò per tutta l'esistenza del Ducato Visconteo. Continuò lui la trasformazione del vecchio palazzo comunale in reggia di corte, con l'aggiunta della Chiesa di S. Gottardo e del campanile delle Ore (1336). Signore di Milano affermò la signoria viscontea in città e ne consolidò le basi con una politica di conquiste e di astute alleanze. Ricevette nel 1329 dall'imperatore Ludovico il Bavaro il titolo di vicario, che abbandonò subito per assumere quello di dominus generalis.

Dal 1333 al 1336 conquistò varie città padane (Como, Novara, Vercelli, Parma, Brescia). Si alleò con Venezia e Firenze contro gli Scaligeri (1337). Morì senza eredi maschi. Alla morte di Azzone, la Signoria passò nelle mani di eredi non degni che portarono ad un indebolimento del Ducato. Morì senza figli lasciando allo zio Luchino la signoria. Troviamo successivamente Luchino e Giovanni, figli di Matteo I, arcivescovo e gran mecenate, che acquistò Bologna (1352) e Genova (1353).

Luchino (1292 - 1349), figlio di Matteo nel 1339 successe ad Azzo nel governo. Estese i suoi domini, aiutato dal fratello Giovanni, verso il Piemonte e conquistò Parma. Tiranno perfido e crudele, fu avvelenato nel 1349 dalla moglie Isabella Fieschi, che lui aveva deciso di uccidere. I suoi figli furono scacciati e perseguitati.

Giovanni (1290 - 1354), fratello di Luchino, fu eletto cardinale dal papa Giovanni VII. Governò con clemenza e fu un famoso mecenate. Comprò Bologna da Giovanni Pepoli. Divise la signoria fra i nipoti Matteo II (1319 - 1355) che ebbe l'Emilia e morì, dicesi, avvelenato dai fratelli; Galeazzo II , che ebbe il territorio occidentale e Pavia dove costruì il Castello e fondò l'Università nel 1361; Bernabò (1323 - Trezzo sull'Adda, 1385), al quale spettò la parte orientale del territorio. Quest'ultimo, pessimo tiranno, pensò di aggiungere ai suoi domini quelli del fratello Matteo II e lo avvelenò. Fu imprigionato e fatto assassinare dal nipote Gian Galeazzo nel 1385.

Galeazzo II (1320 - 1378), per riconquistare territori persi per opera del marchese del Monferrato, assoldò per la prima volta nella storia di Milano una delle tante compagnie di ventura che al tempo attraversavano l'Italia. Furono questi mercenari a portare nell'estate del 1361 la peste a Milano e in Lombardia.

Morto Galeazzo, gli successe il figlio Gian Galeazzo (1351- Melegnano, 1402) che, pur essendosi dimostrato uomo privo di scrupoli, si distinse per aver voluto l'inizio della costruzione, nel 1368, di una nuova cattedrale per sostituire quella di S. Maria Maggiore distrutta da un crollo nel 1353: fu per tutti il Duomo. Gian Galeazzo successe al padre nel 1385, come signore di Pavia e con il titolo di conte di Virtù, derivato dalla contea di Virtù che gli portò in dote la consorte Isabella, figlia di Giovanni re di Francia. Dopo aver fatto assassinare lo zio Bernabò, divenuto padrone dell'intero Stato, svolse una politica espansionistica. Nel 1387 occupò Verona e Vicenza, nel 1388, Padova, Feltre e Belluno. In seguito assoggettò Pisa, Lucca, Assisi, Perugia e Spoleto. Ottenne, nel 1395, dall'imperatore Venceslao, l'investitura che trasformò la signoria in principato con il titolo ducale. Iniziò la costruzione del Duomo e del Castello a Milano e della Certosa a Pavia. Morì di peste. La figlia Valentina (1366 - 1408) andò sposa (nel 1387) a Luigi d'Orléans, fratello di Carlo VI re di Francia. Seguirono nel ducato Giovanni Maria e Filippo Maria.

Giovanni Maria (1389 - Milano, 1412) regnò a dodici anni sotto la reggenza della madre Caterina, perfida e crudele, che morì poi avvelenata, dicesi, dal figlio. Fu ucciso dai nobili milanesi, stanchi delle sopraffazioni, all'entrata della Chiesa di S. Gottardo.

Filippo Maria (Milano, 1392 - 1447), fratello di Giovanni Maria era il secondogenito di Gian Galeazzo. Seppe riassestare il ducato che sotto il dominio del fratello era ridotto all'anarchia. Sposò Beatrice di Tenda (che in seguito lui fece avvelenare), vedova di Facino Cane che gli portò in dote le ricchezze del primo marito. Nel 1443 riconquistò Genova valendosi del braccio del Conte di Carmagnola, famoso condottiero, che poi indignato dalla sua ingratitudine passò a Venezia. Con la Pace di Ferrara del 1433, dovette cedere ai Veneziani Bergamo e Brescia. Filippo Maria Visconti fu protagonista di un fatto importante per la storia futura di Milano: assegnò la Signoria di Cremona a Francesco Sforza, uno dei suoi più fedeli capitani di ventura, e gli concesse in sposa la figlia Bianca Maria. Francesco Sforza, nel 1450 riuscì a farsi eleggere duca di Milano. Con Bianca Maria si estinse il ramo principale della famiglia che aveva tenuto la signoria di Milano per più di due secoli. Dei numerosi rami secondari, quello discendente da Gaspare, fratello di Ottone, si estinse nel 1722, mentre dei discendenti di Uberto, fratello di Matteo I, rimane in vita la famiglia Visconti di Modrone.