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UBERTO VISCONTI (1802-1850)

Il Sepolcreto Visconti a Tremoncino

Il Sepolcreto Visconti a Tremoncino

 

 

UBERTO VISCONTI (1802-1850)

 

 

 

Uberto era figlio di Cajetano (...-1843) e della nobildonna Aurelia Gonzaga. Padre di Cajetano era il conte Filippo, uno dei figli di Teresa Pirovano Modroni. L'esse ereditario di Teresa era stato appannaggio di Carlo, il fratello maggiore di Filippo, e quindi era passato ad Antonio Francesco suo figlio: si era però esaurito con Giuseppe e Carlo, i due figli di Antonio Francesco che non avevano avuto prole.

Morto Carlo nel 1836 l'eredità era passata proprio ad Uberto cugino di secondo grado. Uberto si era sposato con donna Giovanna marchesa di Gropallo (1805-1884), discendente di una nobile casata genovese. Aveva avuto cinque figli, il duca Raimondo (1835-1882) e i conti Guido (1838-1902), Luigi (1832-1879), Carlo (1833-1837) e Gaetano (1840-1844).

 

Le elemosine di San Salvatore

I buoni rapporti fra la Casa Ducale e il parroco don Michele Castelli conobbero un momento difficile nel 1839. Il parroco si lamentò apertamente dell'uso della chiesa di san Salvatore da parte di don Carlo e del cugino Uberto, che la consideravano come una capella privata dove seppellire i propri parenti defunti, non trascurando di incamerare anche le elemosine che i fedeli offrivano durante le loro visite. Il parroco scrisse al proprio vescovo, il cardinale Gaisruck, una lettera che assomiglia a una specie di pro memoria in cui elencava tutti i problemi che doveva affrontare con la Casa Ducale. La sua lettera è di grande utilità perché riporta notizie assai interessanti a proposito della chiesa di san Salvatore che sorgeva sull'omonimo colle nel territorio di Tremoncino. Fondata nel medioevo, la chiesetta, che pure era stata trovata decadente durante le visite pastorali di san Carlo, godeva di una devozione popolare diffusa che coltivava il culto dei morti e in particolare di quelli della peste.

Da tempo immemore il popolo vi conveniva processionalmente e pregava davanti all'ossario che vi era custodito. Non è noto come l'edificio sia entrato in possesso dei Visconti ma probabilmente fu assimilato all'asse ereditario assieme alle proprietà acquisite dai Pirovano nel Seicento quando, con i terreni, assunsero anche il legato di Melchiorre de Sapis. Sul finire del Settecento o forse agli inizi dell'Ottocento la vecchia chiesetta di campagna fu ristrutturata, tanto da venire benedetta nel 1814 per essere adibita a sepolcreto di famiglia. Quello stesso anno vi fu infatti sepolta la marchesa Marianna Fagnani madre del duca Carlo e nel 1836 vi trovò posto lo stesso duca Carlo.

Nel 1838 furono sepolti anche due figli di Uberto erede di Carlo. Ripercorrendo questi episodi, il parroco si lamenta con l'arcivescovo non tanto per la nuova destinazione a sepolcreto, quanto per le difficoltà di accesso della popolazione alla chiesa e alle celebrazioni liturgiche nonché per l'indebita appropriazione delle elemosine e delle offerte dei contadini:

"Eminenza Reverendissima

nella parrocchia di Cassago, Pieve di Missaglia, vi è un luogo denominato Campo del Salvatore posseduto ora da Sua Eccellenza il V. duca Uberto Visconti di Modrone, dove furono riposte le Ossa dei defunti della Parrocchia in occasione, come si crede, di spurgare i sepolcri e forse anche i morti del Contagio e furono nominati i morti del Salvatore. Col tempo vi fu eretto un Oratorio in mezzo a questo campo e nell'anno 1814 è stato benedetto. D'allora in poi vi si celebrò qualche volta la S. Messa. Sembra che questo Oratorio sia destinato per sepolcro della famiglia, poiché nel 1814 venne trasportato il Cadavere della V. Marchesa Fagnani Visconti di Modrone da Milano e tumulato nel detto Oratorio. Parimenti il fu Duca Carlo Visconti di Modrone figlio della suddetta nel 1836. Nel 1837 furono seppelliti due figli di S. E. il V. Duca Uberto Visconti, erede del predetto Duca Carlo. I fedeli non solo dai contorni, ma anche da lontano paese hanno una particolare devozione a quei defunti e vi si portano in quell'Oratorio a pregare e vi lasciano elemosine. Queste elemosine venivano in varie volte dell'anno raccolte dal rappresentante della Casa padronale e di mano in mano si consegnavano al Parroco locale, il quale le convertiva in tante sacre funzioni, la maggior parte nella chiesa parrocchiale di Cassago, per maggior comodo del popolo ed in parte nell'istesso Oratorio e la Casa padronale non si è mai opposta.

In quest'anno 1839 le elemosine raccolte dal V. Duca Uberto non venero consegnate al Parroco, come si faceva in addietro per cui non si sono fatte le funzioni in suffragio di quei Defunti ed il popolo esternò qualche lamento. Il Parroco stimò bene avvertire il V. Duca con lettera del 9 settembre 1839 che la novità di non aver fatto alcuna funzione pei Morti del Salvatore a motivo di non aver ricevute le elemosine, aveva destato un po' di sussurri e lo pregava di fare che le elemosine venissero convertite in quelle sacre funzioni, come si è sempre fatto, per adempire le menti degli offerenti.

Il V. Duca rispose con lettera del 10 settembre 1839 che si unisce. Da questa risposta si scorge che il Duca essendo padrone dell'Oratorio, intende d'essere padrone di disporre delle elemosine. Il giorno 2 novembre 1839 il Duca ha ordinato un officio da morto da celebrarsi sul suddetto Oratorio come diffatto fu celebrato nel giorno. L'infrascritto Parroco essendo di parere che queste elemosine di diritto parrocchiale e da disporsi dal Parroco medesimo, contrario di prolungare qualunque controversia ed altercazione specialmente col suddetto V. Duca vide bene di riferire il suesposto a V. E. Reverendissima rimettendosi pienamente al prudente giudizio del suo superiore e si umili col più ossequioso rispetto e profonda venerazione.

Curato Michele Castelli."

Il Duca Uberto, come viene sottolineato nella ricordata lettera del 10 settembre, aveva cercato di risolvere salomonicamente il diverbio destinando le elemosine raccolte alla celebrazione di un anniversario liturgico per il primo giorno dei morti, ma questa scelta non era andata a genio al parroco:

"Stimatissimo Signor Curato

Milano li 10 settembre 1839

Nell'ultima mia gita a Cassago fatta coi primi di giugno, furono ritrovate nella Cassa delle offerte di san Salvatore Milanesi Lire quarantacinque in questo frattempo se ne saranno aggiunte delle altre, il che verrà verificato quanto prima.

Siccome poi le offerte, che vengono fatte nell'Oratorio di san Salvatore di mia possessione devono essere per conseguenza da me disposte io ho già destinato di far celebrare un anniversario per il primo giorno dei morti, nel luogo stesso od anche qualche altro nel decorso dell'anno, se l'introito lo permetterà. Nella persuasione che questa destinazione possa soddisfare unitamente le mie viste e quelle delle persone che offeriscono dette volontarie elemosine, non mi resta più che a dirmi col maggior rispetto di Lui. Devotissimo Servo Uberto Visconti."

Il Duca Uberto perseverò nella posizione assunta e anche negli anni seguenti consegnò al parroco delle elemosine per la celebrazione di funzioni religiose a san Salvatore. Lo testimonia un confesso del parroco don Michele Castelli del 26 novembre 1844 che ricorda i diversi legati che assolveva la Casa Ducale:

"Sono lire duecento ottanta milanesi L. 280 che io sottoscritto ho ricevuto da S. E. il Signor Duca Uberto Visconti di Modrone le quali sono l'elemosina delle fonzioni celebrate come segue:

1844.11.Marzo Offizio celebrato nell'Oratorio del Salvatore in suffragio dell'anima di S. E. il sig. Duca Carlo Visconti Modrone ..... L. 50

23.Aprile Anniversario lasciato dall'Ill. mo Monsignore Giovanni Vincenzo Visconti di Modrone, come da testamento 11.settembre 1797 ... L. 90

28.Agosto Festa di S. Agostino lasciata dal suddetto Ill. mo Monsignore ... L. 90

2.Novembre Officio celebrato nell'Oratorio di S. Salvatore in suffragio di quei defunti ... L. 50

Michele Castelli Parocho."