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CICLo AGOSTINIANo del Chiostro dei Morti a firenze

San Giovanni da San facondo sfugge a un'imboscata di sicari

San Giovanni da San facondo sfugge a un'imboscata di sicari

 

 

ULIVELLI COSIMO

1625-1705

Chiostro dei Morti del Convento di S. Spirito a Firenze

 

SAN GIOVANNI DA SAN FACONDO SFUGGE MIRACOLOSAMENTE ALL'IMBOSCATA DI DUE SICARI

 

 

 

"Nella Undecima pur dello stesso pittore si vede il miracolo di quando restorono precipitati dai propri Cavalli due Sicarii, che avevano tentato dar la morte al predetto S. Giovanni."

La scena che verrà realizzata da Ulivelli nel Chiostro dei Morti, è nota anche in un cartone preparatorio che è conservato a Londra e fa riferimento alle continue intimidazioni che il santo conobbe a causa della sua severa opera di risanamento dei costumi nella città di Salamanca.

Dalle comunicazioni con il Signore, derivava al santo una straordinaria forza di persuasione nella predicazione. Egli riprendeva il vizio ovunque lo scovava, senza guardare in faccia ad amici o a persone costituite in dignità. Non gli mancarono affronti e minacce di morte da parte di signori che si sentivano presi di mira per le loro usure e i loro vizi, o di signore che si sentivano biasimate per il lusso sfrenato e le quotidiane dissolutezze, ma Dio lo liberò dalle loro insidie finché la sua missione non fu terminata. Per ordine dei superiori Giovanni riprese l'opera pacificatrice che aveva già svolto nella città prima che si facesse religioso. In quel tempo Salamanca era perturbata da due fazioni opposte. Non passava giorno senza che scorresse sangue per le vie e che si facessero vendette persino davanti all'altare. Il santo moltiplicò la predicazione, le preghiere e le penitenze per riportare la pace tra i contendenti, ma inutilmente. Alcuni sediziosi avevano avuto l'ardire di comparire armati nella chiesa in cui predicava la pace, pronti a suscitarvi risse. Un giorno, divorato dallo zelo per la casa di Dio, illuminato dallo Spirito Santo, con voce possente e profetica ammonì che chi avesse avuto l'ardire di mettere mano alla spada per eccitare il tumulto sarebbe morto all'istante. Uno dei più ostinati, sprezzante delle sue minacce, volle estrarre la spada dal fodero, ma il presuntuoso cadde a terra fulminato tra lo spavento generale. Quel pubblico castigo sortì l'effetto desiderato. A Salamanca, dopo anni di guerre, che tre re di Spagna avevano inutilmente cercato di fare cessare, fu ristabilita la pace.

Il santo di Dio continuò a predicare contro i disordini che potevano provocare altre turbolenze: le ingiustizie sociali, il concubinato e il meretricio. Per ricondurre i peccatori sul retto sentiero non temette di andarli a scovare nei postriboli e ricordare loro la necessità di praticare la castità per salvarsi. Di questa angelica virtù il santo ne fu per così dire il martire. A Salamanca un signore viveva in modo scandaloso con una donna dissoluta. Soltanto Giovanni osò minacciare loro i divini castighi. L'uomo, tocco dalla grazia, si convertì; la donna, vistasi abbandonata, concepì un odio mortale contro lo scomodo predicatore e pare che sia riuscita a fare mescolare del veleno nel vino che gli sarebbe servito per la celebrazione della Messa.

 

Il Chiostro dei Morti

Oltre alla Chiesa, il complesso di Santo Spirito è composto dal convento e dai due Chiostri, detti dei Morti e Chiostro Grande. Dal vestibolo della Sagrestia, tramite una gradinata, si può scendere al primo chiostro, detto Chiostro dei Morti per la grande quantità di lapidi che ne affollano le pareti. L'antica vasca è rimasta intatta e può oggi essere ammirata al centro di Piazza Santo Spirito. Fu ricostruito attorno al 1620 dagli architetti Giulio Parigi e Alfonso Parigi il giovane. È di forma quadrata, con sette arcate a tutto sesto su ciascun lato, sostenute da massicci pilastri squadrati, che si prolungano al piano superiore in lesene inquadranti le finestre in successione. Ad ogni arcata corrisponde una lunetta decorata nel Seicento da vari artisti (Cosimo Ulivelli, Pier Maria Baldi, Atanasio Bimbacci, Paolo Gismondi, Stefano Cascetti, ecc.), alcune datate e firmate, con le Storie della vita di santi agostiniani.

Le lunette sono solo in parte restaurate, altre versano in uno stato di conservazione molto precario. Adiacente alla sagrestia si trova la Sala Capitolare, incorniciata sul fronte del chiostro dalle figure della Fede e della Speranza, datate, sopra la porta, al 1682. Sul lato sud si trova il vecchio Refettorio, oggi sede della Fondazione Romano del Cenacolo di Santo Spirito. I locali del Convento di Santo Spirito fanno parte del primo nucleo della Chiesa costruito da un gruppo di Eremiti Agostiniani a metà del XIII secolo. Il Convento lega strettamente la sua storia a quella della neonata cultura Umanistica. Fu infatti luogo di ritrovo per i maggiori letterati dell'epoca e proprio qui ebbero sede le prime compagnie di studiosi e umanisti. L'incendio che nel 1471 distrusse l'antico complesso agostiniano non risparmiò neanche il Convento.

 

Giovanni da San Facondo

Giovanni da San Facondo González de Castrillo (Sahagún, 1430 – Salamanca, 11 giugno 1479) è stato un sacerdote e religioso spagnolo, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Nacque da una nobile famiglia a Sahagún un comune della Spagna del XV secolo. Prima che venisse ordinato sacerdote, lo zio fece in modo da fargli usufruire di un beneficio ecclesiastico con cura d'anime. Giovanni non accettò il beneficio, ritenendo tale dono non proveniente dalla grazia di Dio, ma da una manovra economica. Per la sua indole fu posto al servizio del vescovo di Burgos, Alfonso da Cartagena, che lo ordinò sacerdote, all'incirca all'età di 33 anni. Insoddisfatto della vita nella curia, alla morte del vescovo entrò nell'Ordine di Sant'Agostino il 18 giugno 1463. Si consacrò definitivamente al Signore il 28 agosto 1464. Il santo fu pure nominato Priore del convento di Salamanca a due riprese, nel 1471 e nel 1477. Morì nel 1479 e le sue spoglie sono conservate nella cattedrale nuova di Salamanca. I cittadini scolpiranno sul sepolcro del santo dopo la sua morte: "Hic jacet per quem Salmantica non jacet". Viene ricordato soprattutto per la sua umiltà e sincerità, fu un promotore di pace. Difensore dei diritti dei più poveri in particolare degli operai. Da ricordare la sua particolare devozione al culto eucaristico. Profondamente umile e sincero, fu instancabile promotore della pace e della convivenza sociale e difese strenuamente i diritti degli operai. Ebbe una spiccata devozione all'Eucaristia. Beatificato nel 1601 da papa Clemente VIII, fu canonizzato da papa Alessandro VIII nel 1690. La sua memoria liturgica ricorre il 12 giugno ed è invocato contro i calcoli renali dai quali egli stesso era stato guarito.

 

Cosimo Ulivelli

Ulivelli (1625-1705) fu un pittore di scuola barocca italiano attivo principalmente a Firenze dove lavorò come allievo del Volterrano. Dipinse gli affreschi che si trovano nella parte superiore della navata della Basilica della Santissima Annunziata a Firenze. Dipinse anche l'abside della abbazia di San Martino in Campo, distrutto durante i restauri degli anni '70 del Novecento.