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CICLo AGOSTINIANo di Marzio Ganassini a Viterbo

Affreschi di Ganassini nel chiostro della chiesa della SS. Trinità: La scena del tolle lege

La scena del tolle lege nel giardino di Milano

 

 

MARZIO GANASSINI

1610

Chiostro della Chiesa della SS. Trinità a Viterbo

 

La scena del tolle lege

 

 

 

L'iscrizione in margine al dipinto riporta: Hic patule tristis recubans sub tegmine ficibus vocem audit Tolle lege ingeminare per auras. La scena si svolge in un giardino di stile rinascimentale, con un bel disegno delle siepi che ricorda una scena similare di Collaert, un incisore della fine Cinquecento. Agostino è seduto con la testa reclinata e appoggiata al palmo della mano. L'espressione del suo viso indica interiorità, un senso quasi di estasi e di riflessione per quanto gli sta accadendo. Alipio, dietro di lui, ha un libro in mano, lo stesso che ha letto e che lo ha scosso. La scena è ambientata in un bel giardino dove troneggia un grande fico e in lontananza una casa a più piani di elegante fattura architettonica.

 

E, come racconta nelle Confessioni, recatosi in giardino, si mise sotto una pianta a piangere amaramente, e diceva: - Quanto tempo ancora? Quanto ancora? Domani, domani ! ancora un po' di tempo. Ed era desolato di non sapersi decidere o a restare nel mondo o a consacrarsi a Dio.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte ... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi.

Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: « Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze... » Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono.

AGOSTINO, Confessioni 8, 12, 29