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CICLo AGOSTINIANo di FELIX ANTON SCHEFFLER a Baumburg

Felix Anton Scheffler: tolle lege nel giardino a Milano 1757) a Baumburg, nella chiesa del convento di sant'Agostino

Agostino: tolle lege nel giardino a Milano

 

 

FELIX ANTON SCHEFFLER

1756-1757

Baumburg, chiesa di santa Margherita

 

L'episodio del tolle lege nel giardino a Milano

 

 

 

Agostino è seduto sotto un pergolato ai piedi di un albero di fico. E' riccamente vestito e la sue spalle sono avvolte in una pelliccia di ermellino, il che ci ricorda la sua carica di retore. Con la mano destra tiene un libro aperto sulle ginocchia e alza gli occhi al cielo alla maniera di Tiepolo. Un angelo arriva dal cielo e gli soffia nelle orecchie le parole Tolle lege, mentre un secondo angelo si appresta a scendere dall'alto con un libro aperto.

Slanciato verso il cielo si nota un grande palazzo dall'aspetto maestoso nonostante sia avvolto da nuvole, che corrisponde forse meglio alla domus divina del codice Sessoriano che alla domus vicina del testo abituale. La iconografia tradizionale viene così curiosamente rinnovata.

 

 

Così parlavo e piangevo, il cuore a piombo nella tristezza più amara. Ed ecco all'improvviso dalla casa vicina il canto di una voce come di bambino, o di bambina forse, lenta cantilena: "Prendi e leggi, prendi e leggi"... Mutai subito in volto e mi raccolsi in uno sforzo estremo di ricordare se in un qualche gioco di ragazzi c'era una cantilena come quella, e non mi sovveniva affatto d'aver udito mai niente del genere: e allora soffocai il mio pianto e mi levai in piedi. Non altro, interpretai, era il comando divino, che di aprire un libro e leggere il primo capoverso che trovassi. Così sapevo di Antonio che sopraggiungendo per caso durante una lettura del Vangelo si sentì personalmente chiamato, come si rivolgessero proprio a lui quelle parole: Vai, vendi tutte le cose che hai, dalle ai poveri e avrai un tesoro nei cieli: e poi vieni, seguimi. E quella voce divina l'aveva immediatamente indotto a convertirsi a te. Così tornai con emozione grande al luogo dove era seduto Alipio: era lì infatti che avevo posato il libro dell'Apostolo, alzandomi. Lo afferrai e lo apersi e in silenzio lessi il primo passo sul quale mi caddero gli occhi: Non più bagordi e gozzoviglie, letti e lascivie, contese e invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non fate caso alla carne e ai suoi desideri. Non volli leggere oltre e neppure occorreva. Con le parole finali di questa proposizione una luce come fatta di calma mi fu distillata in cuore e ne cacciò quel buio folto di incertezze.

Agostino, Confessioni VIII, 12, 29, 4